Concluso il processo per farmatruffa: condannati i molfettesi Facilone e Altomare
E’ arrivata alla conclusione la vicenda della farmatruffa che ha visto coinvolti medici e informatori scientifici, con un raggiro del servizio sanitario nazionale di ben 20 milioni di euro. Il tribunale di Bari, in conclusione del processo di primo grado, cominciato il 12 novembre 2008, ha inflitto 78 condanne per complessivi tre secoli di carcere, 21 assoluzioni e provvisionali per 600mila euro alla Regione Puglia. Al termine delle indagini nove case farmaceutiche (Pfizer, Astrazeneca, Lusofarmaco, Novartis, Recordati, Bracco, Bristol Myers Squibb, Biofutura, Glaxosmitkline) avevano patteggiato la pena versando 7,120 milioni di euro, di cui 2,950 milioni destinati alla Regione Puglia, la restante parte all’Erario, per evitare l’interdizione dall’attività. La sentenza è giunta, però, a pochi mesi dalla prescrizione dei reati di truffa, corruzione e falso. Il tribunale ha riconosciuto il reato di associazione a delinquere per tutti gli imputati accusati di questo delitto, prescrizione dei reati commessi prima del 2002. Il Tribunale ha pienamente accolto la tesi dell’accusa, rappresentata dal pm inquirente Ciro Angelillis, affiancato, durante la lettura del dispositivo dal procuratore Antonio Laudati. La pena più alta è stata inflitta a Michele Salzo, il presunto capo dell’organizzazione, condannato a sette anni di reclusione (un anno in più rispetto a quanto era stato richiesto al termine della requisitoria). Per le altre parti civili, le Asl di Brindisi, Lecce e Bari, l’ordine dei medici quello dei farmacisti, i danni saranno quantificati in separata sede. La vicenda e i reati (associazione per delinquere, truffa, corruzione, falso, riciclaggio e comparaggio) contestati a medici, farmacisti, informatori scientifici, capi area di case farmaceutiche, risalgono al 2000-2003. Secondo l’accusa, i medici di base dopo aver ricevuto danaro ed altre utilità dagli informatori scientifici avrebbero prescritto farmaci all’insaputa dei loro pazienti ma avvalendosi della complicità dei farmacisti. Questi, dopo aver tolto le fustelle dai medicinali, provvedevano a gettare le confezioni nella spazzatura: in questo modo si sarebbero sbarazzati anche di farmaci “salva vita” che avevano un prezzo unitario che arrivava fino a 700 euro per confezione. Tra i condannati ci sono anche i molfettesi dr. Michele Facilone (tre anni e sei mesi) che all’epoca dei fatti fu arrestato e Francesco Altomare (due anni e sei mesi).