Comune di Molfetta inadempiente : latitante il piano di emergenza e di protezione civile
Molfetta, Comune inadempiente. Questa volta per non aver ancora adottato il proprio Piano comunale di emergenza di Protezione Civile. La strigliata è arrivata dall’Assessore regionale alla Protezione Civile, Fabiano Amati, che ha inviato una lettera alle amministrazioni ancora inadempienti. Infatti, la Legge n.100 del 12 luglio 2012 prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni debbano approvare il Piano di emergenza comunale. Ma in Puglia sono 58 i Comuni ancora privi di questo piano, nonostante le diverse sollecitazione regionali da ottobre 2012 (13 Comuni nel Foggiano, 18 nel Leccese, 8 nel Barese con Barletta, 15 nel Tarantino e 2 nel Brindisino). Da luglio 2012 il Comune di Molfetta avrebbe potuto quanto meno affidare i primi incarichi per la redazione del piano. Purtroppo, l’amministrazione comunale oggi dimissionaria era impegnata in altre faccende più “urgenti”, come l’asportazione di fette di basolato in alcuni punti della città, la frantumazione dell’allora maggioranza di centrodestra, la riconferma dei 4 dirigenti comunali e l’approvazione del rendiconto comunale. Probabilmente, l’inadempienza si protrarrà per tutto il primo semestre del 2013 e solo la prossima amministrazione potrà (o potrebbe) iniziare a impostare questo nuovo piano (è difficile che durante questo periodo di commissariamento comunale possa essere avviato l’iter di programmazione). Allo stesso tempo, sarà indispensabile sanare un’altra inadempienza urbanisticoambientale: la redazione, adozione e approvazione di un Piano Comunale delle Coste (PCC). Secondo l’art. 4 della Legge Regionale n.17/06, entro quattro mesi dalla data di approvazione del Piano Regionale delle Coste (PRC) la Giunta comunale avrebbe dovuto adottare il PCC, innescando il conseguente iter burocratico. In sostanza, Molfetta vanta anche un imbarazzante ritardo di quasi un anno rispetto all’approvazione del PRC (febbraio 2012). Molfetta necessita di un Piano di emergenza di Protezione Civile solo considerando che la zona industriale e ASI siano collocate sulle lame Marcinase (con affluenti) e Scorbeto. Senza dimenticare la nuova zona di espansione residenziale che contorna tutto l’alveo di Lama Martina (le unità immobiliari sono a ridosso del ciglio della lama) e via Berlinguer che spezza la stessa lama (le palazzine dell’ultimo tratto di via Ungaretti e delle vie Morvillo e Aleramo sono state piantate nella lama ormai cementificata). Evidenti sono i fenomeni di allagamento in queste aree, in particolare nella zona industriale e ASI, dove sono assenti le idonee strutture di deflusso delle acque (non tanto quelle meteoriche, quanto quelle provenienti dalle Murge e dalle falde acquifere), con la complicità di tombini piccoli e/o ostruiti e approssimative condotte di fogna bianca. Ad esempio, via degli Agricoltori rappresenta un vero e proprio muro per la Lama Marcinase. Peggiore è la condizione della nuova zona di espansione residenziale (soggetta a rischiosi allagamenti in caso di costanti e consistenti precipitazioni) e di quella compresa tra via Ungaretti e la località Samarelle (nel 1997 l’area a monte di via Berlinguer si trasformò in un lago). La situazione più pericolosa è, però, quella dell’area compresa tra le vie Pio la Torre (zona 167), Palmiro Togliatti e Corrado Salvemini fino alla Cala Secca dei Pali perché adagiata non solo sulla Lama Le Sedelle, ma anche su una serie di depositi alluvionali sciolti a prevalente componente pelitica (di prevalente origine detritica con brecce ed elementi calcarei di matrice sabbiosa, può anche accelerare fenomeni di dissesto morfologico o frane). Elevato è il rischio idrogeomorfologico, come anche per l’area urbanizzata su Lama Sedelle (da via Terlizzi fino al porto) e le abitazioni di via XXV Aprile a ridosso di Lama Cupa, che da via Berlinguer sfocia alla Prima Cala (lo stesso villaggio Belgiovine è in parte collocato su questa lama). Un’onda di piena non solo devasterebbe il paesaggio e il territorio urbano di Molfetta, ma potrebbe anche innescare una sequela di vittime (come accaduto nell’alluvione del Torrente Picone a Bari nel 2005). L’opera di mitigazione approntata dall’amministrazione Azzollini per Lama Scorbeto (funzionale alla realizzazione della terza area d’insediamenti produttivi) non ha ancora ottenuto il parere favorevole dell’Autorità di Bacino, anzi pare sia pure inadeguata. Sarebbe stata pianificata un’altra opera di mitigazione per Lama Martina che dovrebbe correre parallela a via Berlinguer (su cui è stata già rifatta la fogna bianca con l’installazione di una vasca di grigliatura e dissabiatura a pochi metri dall’alveo di Lama Cupa). Anche il Consorzio ASI si è impegnato nella progettazione di un’opera di mitigazione, ad oggi irrealizzabile, a quanto pare, per i costi elevati (quasi 8milioni di euro). I Piani Urbanistici Esecutivi dei comparti investiti dal rischio idrogeologico sono stati (o stanno per essere) adeguati al Piano di Assetto Idrogeologico, nonostante sia ancora in fieri il ricorso del Comune contro il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Intanto, Molfetta rischia di essere trascinata a mare.
Autore: Marcello La Forgia