MOLFETTA - Solo 4 mesi fa si realizzava un “piccolo grande miracolo” di partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine italiane alla vita politica del nostro paese: ben 27milioni le croci su quei “2 sì” per l'acqua bene comune, una vera e propria presa di coscienza popolare riguardo la necessità di ripubblicizzare i servizi idrici.
La vittoria referendaria ha rappresentato una sfiducia dal basso alla teoria del pensiero unico che, da oltre 30 anni vede nel neoliberismo l'unica strada maestra per la crescità dell'umanità, da perseguire a suon di privatizzazioni e liberalizzazioni dei beni comuni, partendo dall'acqua, dal territorio, sino a toccare la sanità, la cultura, il lavoro.
Si pensava che in Italia dopo il referendum iniziasse una nuova stagione politica, partisse la riscossa dell'idea della gestione pubblica dei beni, annullando le teoria del “privato efficiente e poco dispendioso” e rispettando la volontà dei cittadini. Ad oggi, sembra che le cose non siano cambiate. Sembra che il referendum non sia mai esistito.
Per informare la cittadinanza di quanto accaduto in questi 4 mesi, il Comitato «2 Sì per l'Acqua Bene Comune» ha organizzato l'assemblea pubblica «Verità Bene Comune» per venerdì 28 ottobre alla Sala Turtur (ore 19), cui parteciperà Federico Cuscito, referente provinciale del Comitato pugliese «Acqua Bene Comune».
Sarà un momento di riflessione, in cui porre domande e cercare di dare risposte certe: le amministrazioni locali hanno davvero fatto partire i processi di ripubblicizzazione dei servizi pubblici? Sono davvero diminuite le tariffe del 7% grazie alla soppressione del "full recovery cost"? Siamo davvero certi di poter parlare di ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese ad opera della regione Puglia? I due quesiti referendari sono stati applicati?
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