Come nasce un peschereccio, un libro per salvare la memoria dei maestri d'ascia
La pubblicazione di Tommaso Gaudio, “Come nasce un peschereccio”, edita da Quindici, che sta avendo un successo eccezionale, registrando un boom di vendite con richiesta da tutt’Italia, è più di una mera descrizione sul come si costruisce un peschereccio in legno, perché costruirne uno è più che un lavoro. Si tratta di arte che incontra la scienza dell’ingegneria navale forse la più nobile, sicuramente la prima ingegneria ad essere sviluppata dal genere umano. Tommaso Gaudio sviluppa il suo lavoro con grande passione, il libro, 117 pagine e 127 fotografi e, è una prima edizione ambiziosa, dato che va a raccontare lo scalo, dove nessuno aveva mai osato in una città, Molfetta, che deve la sua antica, purtroppo ormai passata storia, alla costruzione navale in legno. Per presentare l’opera, l’autore si è affi dato alla collaborazione dell’Archeoclub di Molfetta, l’associazione che ha realizzato la “Mostra Etnografi ca permanente del Mare” presso la fabbrica di San Domenico e dell’aiuto di maestri d’ascia della nostra città. Uomini e marinai coraggiosi come Ignazio Salvemini, che da più di novant’anni, ora ne ha 96 (salì sulla prima barca col padre ad appena due anni) vivono per il mare e sul mare. Alla presentazione del libro, nella sala Finocchiaro lo scorso febbraio, oltre al presidente dell’Archeoclub, Emanuele Colonna e al giornalista Felice de Sanctis, direttore di Quindici, autore della Prefazione al libro e che ha condotto l’incontro, vi era un numeroso pubblico, tre generazioni in sala: giovani incuriositi, adulti, qualche ingegnere, con la consapevolezza che la rinascita della costruzione in legno potrebbe trovare naturale sbocco nel diporto, e anziani, con lo sguardo consapevole e la testa ai tempi andati, quando la fl otta da pesca molfettese era composta da 150 unità e oltre 300 maestri d’ascia trovavano lavoro in quella Molfetta che fu defi nita la Manchester del Sud. Tommaso Gaudio ha promesso che non appena ci saranno le condizioni per farlo, recuperando le spese editoriali, principalmente, riprenderà il lavoro; non ha specifi cato se su un nuovo progetto, oppure su una seconda edizione. Senz’altro ci sarà modo per trovare una collocazione per altre migliaia di scatti tratti da una collezione, quella dell’autore, che è stata costruita in più di un decennio di frequentazione assidua e appassionata dello scalo. Intanto Tommaso Gaudio incassa i complimenti pubblici di Luigi Salvemini, uno dei più importanti, se non il più importante, maestro d’ascia di Molfetta che fu il primo a passare alla costruzione navale in ferro, ma che tornerebbe a fare un’imbarcazione in legno in qualsiasi momento: “mi serve solo chi investa.” Attualmente, comunque, i cantieri operano con la costruzione in acciaio e, parole di Salvemini, non ci si può lamentare dei guadagni, anche se con questo operare certamente si perde quell’arte del lavorare il legno, che viene sostituito dall’assemblaggio di pezzi in acciaio tagliati in fabbrica. In un periodo di crisi, questa edizione di Quindici va anche oltre il ricco contenuto. Leggendola si rispolvera l’argenteria ‘buona’ della casa, quella di valore e che fa sempre fare una bella fi gura; vedi alla voce ‘sviluppo turistico’, ad esempio. E così, a prescindere dai momenti bui, che ogni tanto animano la vita della città, questo è un passato tanto glorioso da far acquistare anche un po’ di fi ducia nel futuro.
Autore: Sergio Spezzacatena