MOLFETTA - Molfetta unita contro racket e criminalità. Non è la semplice frase di uno slogan di fronte ai recenti episodi che hanno coinvolto alcuni imprenditori locali. Molti, anzi troppi, sono stati gli atti criminosi verificatisi a Molfetta, in particolare nella zona artigianale a danno di alcuni imprenditori.
Ed è stato questo l’argomento principale di un incontro tenutosi lo scorso venerdì alla sede all’Associazione Antiracket Antimafia tra Forze dell’Ordine e imprenditori locali, in cui non solo sono stati elencati alcuni eventi e furti (soprattutto di autovetture) accaduti per alcune imprese alla zona industriale, ma si è anche palesata la possibilità che proprio questi episodi siano prodromici allo sviluppo del racket a Molfetta, come Quindici aveva già ipotizzato.
Il racket è un'attività criminale generalmente volta ad ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma in cambio dell'offerta di "protezione" da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto. Pare che proprio questa minacciosa nebbia si stia addensando sul Comune di Molfetta, e in particolare sulle attività imprenditoriali della zona industriale locale: un clima intimidatorio che sembra allargarsi di giorno in giorno.
Com’è noto, da anni il racket si concentra nel Sud, dove la criminalità mafiosa e camorristica condiziona storicamente la vita e la sicurezza di molti cittadini. Ormai è un’emergenza provinciale, se non regionale, il costante furto di automobili che colpisce le province della Bat e di Bari.
Da più di un anno, com’è è emerso dall’incontro all’Associazione Antiracket, questo fenomeno ha colpito anche la città di Molfetta. Il parco macchine dell’Ipercoop e delle imprese della zona ASI di Molfetta, come anche tutti gli altri parcheggi presso i negozi presenti nella zona industriale, sono diventati ormai un bacino di costanti furti di automobili.
Pagare il “pizzo” anche una sola volta consuma la propria libertà, non solo imprenditoriale. Di fronte alla minaccia, occorre uscire dall'isolamento: ogni tentativo di estorsione va subito combattuto, segnalandolo alle associazioni antiracket e denunciandolo alle Forze dell'Ordine.
Molti si chiedono, però, se denunciare conviene davvero. Ma la denuncia è la via più conveniente: oggi esiste una vasta e solida rete di sostegno nelle istituzioni (Forze dell'Ordine, Magistratura, Enti locali, ecc.) e nella società civile (associazioni antiracket, associazioni di categoria, ecc.), che affianca chi denuncia il racket permettendogli di riprendere, o di continuare, la propria attività in piena sicurezza dopo essere stato integralmente risarcito dei danni subiti.
Purtroppo, poco si conosce dei furti di auto o di alcuni episodi crimonosi verso alcune imprese, forse perché non si vuole danneggiare l'immagine della zona industriale dal momento che i consumi dei cittadini sono a livelli bassi. Sarebbe opportuno che i centri commerciali si munissero di strumenti utili a proteggere gli interessi dei consumatori e di conseguenza quelli propri. Il Comune dovrebbe, invece, illuminare adeguatamente la zona industriale e pianificare un controllo accurato del territorio che sembra abbandonato da troppo tempo.
Il problema della sicurezza sta assumendo dimensioni preoccupanti. Fra incendi di autovetture, furti, rapine agli esercizi commerciali, attentati ai negozi, i cittadini non sono più tranquilli. La microcriminalità non va sottovalutata perché, come è accaduto in passato, c’è il rischio che cresca e si organizzi, divenendo più pericolosa e allora sarà più difficile combatterla. Ecco perché andrebbe fatta anche un’azione di prevenzione efficace per la tutela e soprattutto la sicurezza di tutti.
Sul prossimo numero in edicola il 15 febbraio, Quindici dedicherà un approfondimento sulla vicenda.
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