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Centrosinistra, con tre candidati sindaci, altro passo verso la sconfitta elettorale a Molfetta, il ciambotto Tammavini avanza spedito, il centrodestra insulta
23 marzo 2017

MOLFETTA – Il centrosinistra di Molfetta ha fatto un altro passo avanti verso la sconfitta elettorale. Ieri sera nell’incontro alla ricerca di un nome condiviso come candidato sindaco, quel che rimane del tavolo, si è ancora più incrinato.
Dèp e Sinistra italiana, come aveva anticipato “Quindici” hanno confermato la loro convergenza su Gano Cataldo, Rifondazione comunista alla ricerca di un seggio purchessia, anche all’opposizione insiste su Gianni Porta, mentre Linea Diritta è pronta a smarcarsi se non verrà scelto il suo leader Bepi Maralfa.

Dagli incontri è ormai fuori il Centro Democratico di Leonardo Siragusa che, come afferma egli stesso, non è mai stato convocato al tavolo del centrosinistra e, comunque, non appoggerebbe mai Gano Cataldo (“non ci rappresenta”). Probabilmente Siragusa si prepara a imbarcarsi nell’armata Brancaleone, il ciambotto dal brand Tammavini, che, ha l’obiettivo di trasformarsi nell’arca di Noè che imbarca tutti per sopravvivere al diluvio universale (di spazzatura?) che sembra incombere su Molfetta.

Il centrodestra di Antonio Azzollini, tra un insulto e l’altro ai giornalisti di “Quindici”, ha trovato la sua convergenza (anche se il termine appare un po’ improprio, visto che a decidere è sempre il senatore, mentre Pino Amato e la sua Udc, che nessuno ha voluto, sono stati costretti a rifugiarsi sotto la coppola di Tonino, che li ha accolti anche per fare numero, dopo che era stato abbandonato dai suoi) sulla candidata Isabella De Bari del cerchio magico della Nutella. Altra anima in pena che si è aggregata al senatore è quell’Antonello Pisani, giovane di belle speranze personali e professionali, ma di scarse speranze politiche, il quale è ritornato alla casa del padre, dopo essersene allontano per aderire al ciambotto Tammavini che forse, per il troppo affollamento in platea, non riusciva a garantirgli nemmeno uno strapuntino. Peccato, perché il Tammavini, in attesa di ingrossarsi con i congiurati del Pd, veleggia sicuro verso il successo, addirittura al primo turno (anche in caso di probabile forte astensionismo, che favorirebbe le truppe cammellate), non per meriti propri (che non ha), ma per i demeriti degli avversari, divisi alcuni e improponibili altri.

Appuntamento a venerdì per il centrosinistra con la speranza che riesca a trovare una qualche intesa se, nel frattempo, il Pd riuscirà a risolvere i suoi problemi interni sul ricorso del segretario dimissionario Antonio Di Gioia relativo alle famose 280 “tessere fantasma” fatte da De Nicolo (senza accento) sul quale, come anticipato da “Quindici”, ieri sera la commissione regionale del Pd non ha deciso (è una bufala l’unanimità annunciata da qualcuno), rinviando tutto (come conferma un documento sottoscritto dalla stessa commissione e anticipato da “Quindici”) alla commissione centrale che dovrà esprimersi sul caso Molfetta, divenuto nazionale.

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