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Centro antico perseverare è diabolico
15 febbraio 2008

Sono anni ormai che ci occupiamo periodicamente della situazione del nostro centro storico: croce e delizia delle amministrazioni che si succedono, potenzialità turistico-commerciale ancora inespressa, quotidiana realtà per chi ci abita, lavora e convive con le sue stridenti contraddizioni. Parla chi ci vive e lo ama: scorci di rara bellezza illuminati dai raggi del sole, silenzio, senso della storia a portata di mano, panorami mozzafiato, un'isola di pace lontana dal caos della città. Parla chi ci vive e lo odia: sporcizia, cantieri aperti ovunque, incuria, abbandono, senso di impotenza di fronte alla totale indifferenza o quasi di un'amm i n i s t razione che ha voluto che ci fosse anche un assessore ad hoc, eppure non è cambiato nulla. E i commercianti che si lamentano, e i soliti che lottano, e le botteghe che non aprono, e i molfettesi che non ci credono: ma non sarà questa la vera malattia della nostra città vecchia? La scarsa considerazione di chi, per primo, dovrebbe preoccuparsene? E non sarà proprio questa la forza dei centri limitrofi che amando, valorizzando e vantando i propri centri storici ne hanno fatto oggetto di richiamo per visitatori, operatori di vari settori, vita e lavoro? A passeggiare tra le stradine strette ormai continuano ad esserci solo i soliti nostalgici, e chi ci fa i conti quotidianamente perché ci vive ha ormai smesso di lottare da tempo: con gli assessori, con la Multiservizi, con i responsabili… con chiunque è preposto perché le cose vadano diversamente da come vanno e non fa nulla. Quasi tutti si occupano ormai di spazzare il tratto di strada davanti casa, di innaffiare le piantine superstiti, di cercare di capire la ratio di una zona “a traffico limitato” che limita solo i residenti, visto che mattina e sera piazza Municipio è costantemente occupata da una serie incalcolabile di auto che non hanno nessun permesso, ma obbligano chi vive nel centro storico a parcheggiare la propria vettura in zona lungomare (e a ritrovarla sistematicamente danneggiata il giorno dopo grazie ai soliti vandali). Quasi tutti hanno smesso anche di lamentarsi perché è chiaro che non serve a niente ed è meglio rimboccarsi le maniche per salvare il salvabile: sono stati fatti progetti, proclami, bandi, promesse… ma, come al solito, niente. Stanchi di denunce, di campagne sensibilizzatici, di patetiche iniziative che lasciano il tempo che trovano siamo ancora qui ad alzare la voce. Ma prima che la sua eco raggiunga i “palazzi” e si possa sentire, è stata già assorbita dal frastuono dei tanti cantieri, dal via-vai delle macchine sulla piazza, dalle campane delle chiese e dal cicaleccio delle signore sull'uscio che chiacchierano davanti ai bracieri. E allora restiamo in silenzio… chissà che non si senta di più.
Autore: Francesca Lunanova
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