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Casa: allarme cooperative, c’è il rischio di speculazioni Definite le graduatorie dell’art. 51, ora occorrono seri controlli
15 aprile 2000

L’invio da parte della Regione del Prg al Comune di Molfetta per l’approvazione definitiva e le graduatorie delle cooperative per l’ex art.51, hanno ridato fiato alle speranze di molti molfettesi di comprare casa a prezzi accessibili. Insomma “la casa” forse è uscita dalla sfera del sogno, ed ora si trova in fondo ad una strada tracciata, ma tutta da costruire dove non si conoscono né i tempi né le tortuosità. Sono prevedibili accelerazioni, ma anche snervanti ingorghi. Certamente non mancherà anche chi cercherà di immettersi in corsia senza rispettare precedenze e “stop” (le regole). La storia dell’ultimo quarto di secolo a Molfetta ci insegna però che, sul diritto ad avere una casa e sull’edilizia in genere, si sono consumati affari consistenti con l’immancabile presenza di faccendieri, speculatori e disonesti vari, come dimostrano anche i vari procedimenti giudiziari in corso. Il timore di molti concittadini è quello di rivedere un film già visto: una parte dell’edilizia pubblica e popolare in mano ad un gruppo di persone, che controllando pacchetti di cooperative, fanno il bello e il cattivo tempo. Il meccanismo è semplice: tenere in vita un gruppo di cooperative, formalmente in regola, magari costituite in gran parte dagli stessi soci. Una volta che tali cooperative hanno ottenuto le assegnazioni, i soci scelgono in quale di esse rimanere. Alla fine alcune cooperative assegnatarie si svuotano diventando delle semplici scatole da riempire. Sappiamo bene che per la 167 degli anni ’80, bastava bussare a determinate porte, pagare il relativo pedaggio e si entrava in una cooperativa assegnataria. C’è il rischio che la storia possa ripetersi. Noi di QUINDICI abbiamo deciso di andare più a fondo e di cercare di capire, dati alla mano, se nella situazione attuale vi sono i presupposti per una gestione più trasparente e più aderente alle aspettative dei cittadini. Quello che abbiamo appurato sinora è interessante e informarvi. Prendiamo la graduatoria definita T5 (ma possiamo prendere anche un’altra tipologia, visto che le cooperative sono quasi le stesse), cioè delle cooperative che concorrono per l’assegnazione di un suolo su cui costruire palazzine di 5 piani, ne sono previste 11 per un totale di 110 appartamenti. Cosa si scopre scorrendo l’elenco delle cooperative piazzate in pole position, cioè di quelle che probabilmente avranno diritto all’assegnazione di suoli? Che ci sono almeno tre gruppi di 3-4-5 cooperative che hanno qualcosa in comune: per quasi la metà, i soci sono gli stessi e spesso con la stessa sede legale. Se non siamo di fronte ad improbabili casi di omonimia, cosa significa questo? E’ vero che ognuno può iscriversi a quante cooperative vuole, ma cosa spinge una persona ad iscriversi a più cooperative e sostenere per anni le varie spese (circa 400mila lire l’anno, che, per più cooperative, significa milioni)? L’idea comprensibile che provarci in più cooperative possa garantire l’acquisto di una casa è l’unica spiegazione? Ma, basta fare qualche conticino semplice semplice per capire che non sempre è così: 400mila lire moltiplicate, ad esempio, per 6 cooperative (ma sono anche di più) fanno 2 milioni e 400mila lire, moltiplicando questa somma per circa una quindicina di anni, si arriva a 36 milioni. Chi è disposto a versare una cifra così alta senza certezze? Allora sotto ci deve essere qualcos’altro. Nel leggere l’elenco dei vari soci, inoltre, abbiamo notato anche nomi di rinomati professionisti e imprenditori. Ad essere “buonisti”, si deduce che evidentemente ci troviamo di fronte a soggetti sfortunati, visto che dopo anni di lavoro non sono riusciti a farsi una casa. Immaginiamo il dramma di questi concittadini, che all’apparenza sembrano benestanti, ma che nei confronti del bene “casa” sono dei poveracci e che forse per dignità, non hanno il coraggio di chiedere un alloggio allo Iacp (sic!). Ma siamo andati più a fondo e abbiamo scoperto, da indagini fatte al catasto, che alcuni di questi professionisti (qualcuno di loro si è anche “esposto” pubblicamente con critiche al Prg e all’art.51), risultano proprietari di circa 20 appartamenti. Sono stati tutti venduti nel frattempo? Era in “buona fede” chi si è iscritto in cooperativa pur possedendo una casa da due anni? E chi l’ha comprata (o le ha comprate) due anni dopo (ci riferiamo al ’90 e al ’92) dopo essersi iscritto, perché non ha chiesto la cancellazione dall’elenco dei soci? Ingenuità, ignoranza o intento speculativo? Giudicate voi. Preferiamo non pubblicare i nomi dei soci delle cooperative (che pure sono in nostro possesso) per un eccesso di rispetto della privacy delle persone interessate (anche quelle in malafede): il nostro stile è diverso da quello di altri mestatori pettegoli, adusi alla diffamazione strisciante solo per il gusto di fare del male (questa robaccia la lasciamo volentieri a chi, povero di idee e di mestiere, è abituato a sguazzare nel fango e ai corvi di professione). Del resto gli elenchi sono pubblici e ogni cittadino ha il diritto di consultarli, fare indagini e conseguenti considerazioni. A noi spetta il compito di lanciare l’allarme a chi è preposto istituzionalmente al controllo dei soci delle cooperative, per distinguere tra chi veramente ha diritto (e bisogno) e chi no. Per ora preferiamo fermarci qui, per non cavalcare le sgradevoli voci che girano in città, sia su talune cooperative che su Tizio o Caio. Vogliamo solo mettere all’erta i tanti molfettesi che aspirano a vivere in una città normale e invitarli a vigilare. Dall’amministrazione comunale - lo ripetiamo - ci attendiamo che faccia appieno il proprio dovere (su questa vicenda si gioca tutta la sua credibilità), e chi deve controllare, controlli. Noi di QUINDICI, cercheremo di continuare a seguire queste vicende e non esiteremo a puntare i riflettori sulle zone d’ombra. La città non può consentire un ritorno alla speculazione selvaggia degli anni scorsi. Abbiamo sempre combattuto l’edilizia “cattiva”, che ha rovinato Molfetta. Continueremo a farlo meglio e più di prima. Ce lo possiamo permettere perché nessuno di noi (editore, direttore, giornalisti) ha interessi diretti o indiretti nell’edilizia, nessuno possiede studi professionali di alcun tipo che potrebbero essere interessati in qualche modo, né abbiamo mai avuto finanziamenti pubblici come altri. Siamo liberi, al servizio dei lettori e della verità.
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