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Caporalato e sfruttamento nelle campagne, “Paradise” al “Carro dei comici” di Molfetta
Lucia Zotti ed Elisabetta Aloia
08 febbraio 2019

 MOLFETTA - “E’ questo il numero per lavorare in Italia?”. Poche parole in Italiano, una lingua sconosciuta ma necessaria per lavorare, per sopravvivere. Poche parole quelle dei caporali che reclutano manodopera a basso costo per la raccolta dei pomodori.

Francesco Tammacco, direttore artistico de Il Carro dei Comici, ha fatto una scelta coraggiosa: nell’ambito della rassegna “Il fuoco centrale” ospita Paradise della compagnia Acasa per la regia di Maria Luisa Longo, scritto da Valeria Simone, uno spettacolo teatrale che svela, ancora una volta e non solo per chi non vuol vedere, i retroscena di questa forma di schiavitù moderna, subdola e sottovalutata.  

Lucia Zotti è una madre polacca del cui figlio, giunto in Italia per la raccolta dei pomodori, si sono perse le tracce.

Elisabetta Aloia è la compagna di un boss, un intermediario trafficante di manodopera che lucra sulle vite altrui per garantire a se stesso ed alla sua compagna una vita agiata che li sradichi dalla grigia e povera esistenza della provincia polacca. La determinazione, il convincimento della donna a voler continuare a supportare il proprio uomo nell’attività illecita, viene meno quando si rende conto che le promesse ai lavoratori non saranno mantenute: la casa comoda è una casa decadente in aperta campagna, senza servizi, i pasti saranno i pomodori bollenti raccolti nei campi da essi stessi, dalla paga promessa verranno detratti le spese di viaggio e la percentuale all’intermediario.

Non c’è possibilità di ripensamento: non si deve pensare, si deve solo eseguire, solo lavorare ininterrottamente, dieci minuti di pausa durante tutta la giornata e chi si ribella, chi minaccia denunce è finito, rischiano i suoi figli, la moglie, i familiari perché loro sanno quali corde toccare. E se proprio si ostinano a voler far venire fuori questo traffico, c’è solo una soluzione: farli sparire, forse farli ritrovare sul ciglio di una strada, senza documenti, col volto sfigurato per evitare il riconoscimento.

Questa è la realtà delle condizioni di lavoro di coloro che ci permettono di acquistare prodotti a basso costo, pomodori, “l’oro rosso” come viene chiamato, rosso come il sangue, caldo come il sole accecante che li rende bollenti e cuoce i corpi di chi sperava che la terra promessa, invano.

Una rappresentazione cruda, senza orpelli, con due artiste che hanno trasmesso con coinvolgimento i sentimenti, le aspettative, le emozioni, le attese, il riscatto, le speranze di una vita migliore.

E poi il dolore, tanto, inutile, profondo ed inconsolabile dolore.

© Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
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