Calcio. La Molfetta sportiva soffre il mal di trasferta
Gioca bene ma paga i troppi errori
MOLFETTA - Come a Palo del Colle due settimane fa. Tanto gioco, tante occasioni, tanti errori, zero punti.
La Molfetta Sportiva gioca bene, un gioco produttivo, che mette tante volte i giocatori più avanzati a tu per tu con il portiere avversario, ma senza concretizzare. E finisce che poi si paghi per questa incapacità di essere ‘cattivi’. Succede fuori casa, lo chiamano ‘mal di trasferta’, ma non se ne capiscono le ragioni. Di buono c’è che la classifica è ancora cortissima e quindi qualunque discorso,almeno sui playoff, è tutt’altro che chiuso. Resta il rammarico per ciò che in queste prime sei giornate poteva essere e non è stato. Ma c’è anche tanta fiducia che le cose possano migliorare e chei risultati desiderati si possano raggiungere.
Su un terreno di gioco in terra battuta ma discrete condizioni, nonostante o forse grazie alla pioggia caduta nelle ultime quarantott’ore, i biancorossi hanno un buon approccio alla gara, senza timori, anzi con il piglio della squadra che vuole i tre punti.
Nella prima mezz’ora ci sono almeno tre chiare occasioni per passare in vantaggio, ma Giuseppe Murolo, suo fratello Domenico, e Massimo Duraccini perdono sistematicamente l’attimo per dare un senso al lavoro di costruzione compiuto dalla squadra. In retroguardia nessun patema d’animo per capitan De Nichilo e i suoi compagni di reparto, che proteggono bene la porta di Spadavecchia. E Di Tullio ha presto pure lui la palla del vantaggio, sprecandola però malamente. Lo 0-0 sul quale si chiude il primo tempo sta un po’ stretto agli uomini di mister Germinario (nella foto). Ma il ritorno in campo dopo il riposo è a dir poco traumatico. Tre minuti della
seconda frazione di gioco e la storia della partita cambia, quando il numero nove dell’Apricena, Scanzano, s’invola centralmente, prende il fondo e riesce a mettere al centro un pallone che Piancone indirizza verso la porta molfettese. Spadavecchia sarebbe sulla traiettoria, ma l’opposizione di Colasanto devia il pallone dove l’estremo biancorosso non può arrivare.