Annalisa de Gennaro poesie tra cielo e mare
“Per la poesia penso avvenga come per l’innamoramento; è lo stupore che porta al canto alla lode del proprio amato; è via pulchritudinis, ancella della bellezza, che non sa nascondere il pathos dei sentimenti e l’ardore della fede”. È con questa convinzione che Annalisa de Gennaro (1981), molfettese, laureata in Lettere Moderne presso l’Ateneo barese, è approdata alla poesia, con la raccolta Tra cielo e mare. Percorrendo la mia strada (stampato presso la Cromografica Roma nel 2011). L’autrice, che insegna nella scuola secondaria a Cento, in provincia di Ferrara, osserva il mondo in un infinito movimento d’amore, consapevole della veridicità delle parole di Madre Teresa, secondo la quale “l’amore è l’unica cosa che ti riempirà la vita”. Questo sentimento si effonde in numerosi rivoli... È viscerale attaccamento a Molfetta e al suo mare, che nel 2007 l’hanno veduta “partire per realizzare il suo sogno”. “Il profumo del ricordo” si traduce in struggente nostalgia; il sonno riconduce l’anima nelle stazioni di una trascorsa, dolceamara, quotidianità pugliese. A volte è l’insonnia a prevalere e allora “il respiro del mare” è avvertito come assenza, al pari di un amore/incontro, prima “timida passione”, poi emozione totalizzante. La de Gennaro coltiva in sé la forza delle matriarche meridionali; la forza di quella madre che coniuga severità innata e capacità di lenire le sofferenze con disarmante semplicità: “Con te ogni momento è importante / [...] quando esco di casa e vuoi guardare / esattamente come sono vestita; [...] quando sono giù di morale [...] e alle mie pene d’amore / rispondi con fritelle, taralli / e mazzi di rose”. A tratti, tuttavia, l’autrice squaderna con sincerità la propria fragilità, il proprio “non essere roccia”, salvo poi percorrere in bici le vie di Cento, pronta a immergersi con inusitata energia nel bellissimo, e difficilissimo, mestiere del docente. Lo stupore nella contemplazione delle meraviglie della natura si accompagna all’amorevolezza nell’approccio al dorato e magmatico reame dell’adolescenza: “ti accorgi che tra i banchi / c’è il mondo che cambia”. Il messaggio cristiano infonde fiducia e amore e innerva la delicata spiritualità dell’autrice; la sua fantasia trasfigura il raduno madrileno della Jornada Mondial de la Juventud in una variopinta adunata di “cavalieri erranti”. Cadrà la pioggia su di loro, ma non varrà a disperderli