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Annalisa Altomare a Quindici: una sfi da i tagli per l'ospedale
15 gennaio 2011

Quindici ha intervistato Annalisa Altomare, direttore sanitario del presidio ospedaliero «Don Tonino Bello» di Molfetta, ottimista, ma preoccupata, non tanto per la diminuzione dei posti letto, quanto per la riduzione del personale e blocco del turn over, di fronte al continuo aumento dell’utenza ospedaliera. «Una sfi da importante la contrazione del personale e la riorganizzazione della struttura - la chiosa della dott.ssa Altomare - ridimensioneremo il regime ambulatoriale esterno, per privilegiare le urgenze e i ricoveri diurni». Dott.ssa Altomare, nell’ultima intervista rilasciata a Quindici, pubblicata sul numero di ottobre, non si palesava la possibilità di alcun taglio, tantomeno per i posti letto. Cos’è cambiato in tre mesi? «Non è cambiato niente. È stata fatta la ricognizione dei posti letto attivi e, se si legge il piano di rientro, l’ospedale di Molfetta è tra quelle strutture soggette alla riconversione dei posti letto di day hospital per pediatria e ginecologia in day service». In realtà, anche un risparmio nel bilancio della struttura. «Certo, perché i posti letto hanno dei costi a carico del servizio sanitario nazionale, mentre il day service, trattandosi di attività ambulatoriale avanzata con più prestazioni nella giornata, passeranno attraverso le richieste dei medici di medicina generale e un canale particolare per le prenotazioni». Con il Piano di rientro, saranno modificate le politiche del farmaco anche a Molfetta? «È la regione che indirizza le politiche di gestione farmaceutica e certamente dovrà essere rimodulata la gestione della spesa farmaceutica in una logica di appropriatezza. Ribadisco che l’appropriatezza non è contro l’ammalato, ma utilizza le risorse giuste per la cura di quella particolare malattia. Ad esempio, per una tonsillite non si possono utilizzare antibiotici costosi, sarebbe come sparare una mosca con un cannone. Sarà organizzata una rete di controlli e varati una serie di protocolli perché anche la spesa farmaceutica sia appropriata». Quali potrebbero essere le misure di controllo dell’appropriatezza? «Lo facciamo già. Dovremmo lavorare molto sulla durata del ricovero e sulla sua gestione». Una delle misure del Piano di rientro è la razionalizzazione dell’organico sanitario nelle strutture ospedaliere. Tagli anche a Molfetta? «Noi stiamo già facendo i conti con il blocco del turn over, perché tutto il personale che è andato in pensione non sarà sostituito. Questo comporterà una riorganizzazione dei servizi, privilegiando quelli per i pazienti acuti e per l’attività di emergenza e urgenza». Stessa sforbiciata per le prestazioni aggiuntive? «Sono importanti risorse di personale, quando gli specialisti della struttura aggiungono alle quaranta ore di lavoro altre ore. Con il taglio delle prestazioni aggiuntive, i medici dovranno fare solo le loro quaranta ore, dunque, non si potrà contare su turni aggiuntivi. Ad esempio, se oggi in radiologia ci sono un primario, tre medici più il senologo per turno, tra qualche mese avremo forse due radiologi la mattina, uno il pomeriggio e un reperibile la notte. I tempi di attesa potrebbero ulteriormente allungarsi, se saranno privilegiati gli accessi dei ricoverati e di quelli che passano dal pronto soccorso». I tempi di attesa potrebbero allungarsi. Ma questo non è in contraddizione con alcune misure del Piano di rientro, varate per ridurre proprio l’attesa del paziente? «Un medico ha normalmente un certo carico di lavoro, già eccedente nell’attuale situazione esistente rispetto a quanto sostenibile. Se non ci sono turnazioni aggiuntive e non c’è il turn over del personale andato in pensione, rischia di dover lavorare ancora di più. Più sono stressanti i ritmi di lavoro, più aumenta la possibilità di errore, dunque, dobbiamo garantire la sicurezza al paziente. Ad esempio, se io faccio trecento prestazioni in sei ore, potrei sbagliare dalla centocinquantesima prestazione in poi. Noi non produciamo bulloni, ma la prestazione di un medico è di alta professionalità, con un carico di responsabilità enorme». La riduzione della spesa per l’acquisto di beni e servizi come inciderà sull’Ospedale di Molfetta? «Gli aggiornamenti tecnologici saranno abbondantemente ridotti. Stanno partendo i lavori per le nuove sale operatorie e pronto soccorso e dovremmo privilegiare le tecnologie migliori. Abbiamo sempre acquistato macchinari necessari e utili per la cura del paziente, ma con queste riduzioni dovremmo fare un lavoro ancora più selettivo rispetto alle priorità». Quali saranno i progetti, finanziati dalla Regione Puglia, cui parteciperà l’Ospedale di Molfetta? «Al cantiere di gennaio per il nuovo pronto soccorso, si aggiungono i lavori per il centro trasfusionale, per il blocco operatorio e la nuova radiologia, attività fi nanziate già quattro anni fa, le prime cantierate in tutta l’azienda sanitaria di Molfetta. Sotto il profi lo quantitativo, non si può lavorare molto, vista la scarsezza di personale, punteremo invece a migliorare le prestazioni nella qualità, tentando anche di mantenere gli attuali livelli quantitativi». Qualche dato sulla mobilità passiva e attiva dell’Ospedale di Molfetta? «Rispetto al nostro bacino d’utenza di Molfetta e Giovinazzo, registriamo un’importante mobilità attiva, cittadini che si rivolgono alla nostra struttura senza risiedere nel nostro bacino d’utenza, tantomeno nell’Asl di Bari. La mobilità passiva s’inquadra, invece, nel limite del fi siologico. L’ospedale di Molfetta non è un ospedale di eccellenza e ci sono prestazioni che non possono essere rese, come la terapia intensiva, ma ha punte di eccellenza, come dialisi, urologia, ortopedia, medicina, chirurgia».

Autore: Marcello la Forgia
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