Allarme sicurezza. Baby gang ancora in azione a Molfetta: aggredito un giovane con pugni fino a spaccargli la mandibola. Cresce la paura in città
MOLFETTA – Il fenomeno delle baby gang e della violenza giovanile impunita a Molfetta sta diventando preoccupante e cresce l’allarme sicurezza che “Quindici” lancia da tempo (nella rivista in edicola è dedicato al problema il titolo di copertina) e che viene sottovalutato.
L’ultimo episodio è avvenuto sabato sera, ma la notizia si è saputa solo oggi: un giovane di 18 anni è stato brutalmente picchiato per aver tentato di difendere gli amici.
E’ avvenuto nelle vicinanze di piazza Giovene quando un gruppo di giovani è stato avvicinato da un altro gruppo composto da 4 ragazzi minorenni, che con molta spavalderia e arroganza hanno chiesto a uno dei giovani: “Ma cosa guardi?”.
Evidente il pretesto per aggredire e cominciare a picchiare un giovane di 17 anni. Gli altri hanno reagito e uno di loro, un diciottenne, ha cercato di difendere l’amico.
Immediata la reazione del branco, che avrebbe cominciato a picchiare a sangue con pugni in pieno volto il giovane, colpevole di essersi “intromesso”.
Il diciottenne sarebbe caduto per terra, perdendo anche gli occhiali e rimanendo dolorante, ma i bulli hanno continuato a infierire su di lui fino a rompergli la mascella.
E tutto questo nell’indifferenza della gente alle richieste di aiuto del ragazzo. La paura ha giocato un ruolo determinante perché nessuno ha osato intervenire per timore di essere percosso a sua volta dai giovinastri.
Secondo la madre del ragazzo - che è stato medicato al pronto soccorso di Molfetta e poi portato al Policlinico di Bari in attesa di essere operato alla mandibola – gli aggressori erano tutti minorenni.
Cresce la paura in città e la gente ha problemi a tornare a casa la sera, perché finora è mancata una risposta decisa a questi fenomeni di violenza, che lasciando impuniti i baby criminali, li rendono ancora più pericolosi. I carabinieri stanno indagando, esaminando anche le immagini delle telecamere della zona, per individuare i colpevoli.
Le responsabilità sono soprattutto delle famiglie, ma anche la risposta istituzionale appare ancora debole: non bastano più i tavoli e i vertici, occorre un’azione decisa di contrasto alla violenza, prima che sia troppo tardi e il fenomeno diventi endemico.
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