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Allarme ospedale a Molfetta, rischio scandalo cooperative, crisi della pesca e retroscena dell'Asm nel nuovo numero del mensile “Quindici” in edicola
19 febbraio 2012

MOLFETTA - E’ in edicola da alcuni giorni il nuovo numero della rivista Quindici Molfetta (nella foto la copertina di Alfonso Bisceglie), il mensile leader, l’unico che fa opinione a Molfetta, completa così il panorama informativo offerto ogni giorno con Quindici on line, il primo e più diffuso quotidiano in internet, con argomenti diversi e più approfonditi del giornale web. Quindici il giornale che vi offre l’informazione completa e approfondita e le notizie che gli altri non danno.

L’editoriale del direttore Felice de Sanctis, “Arrogante dileggio” commenta un episodio incredibile: il sindaco-senatore Antonio Azzollini che dileggia le forze dell’ordine e in particolare il Corpo forestale dello Stato, dicendo che si deve occupare di foreste e boschi e non di Comuni. Un’offesa ad un Corpo dello Stato, fatta da un uomo delle istituzione, una cosa gravissima. Forse ad Azzollini dà fastidio il fatto che pochi giorni prima, su richiesta della Procura della Repubblica di Trani, gli uomini del Corpo Forestale hanno fatto un blitz negli uffici comunali, fotocopiando documenti nell’ambito dell’inchiesta sul porto. E non dimentichiamo che il Corpo Forestale è stato quello che ha fatto le indagini dell’operazioni “Mani sulla città” che ha portato all’arresto del responsabile dell’Ufficio territorio ing. Rocco Altomare (nominato dal sindaco) e di altri suoi parenti e collaboratori per presunti illeciti edilizi. Sullo stesso argomento c’è la vignetta del nostro Michelangelo Manente.
In primo piano c’è l’SOS, allarme ospedale col rischio di soppressione di alcuni reparti.
Nelle pagine economiche Angelica Vecchio parla della crisi della pesca e dello sciopero contro il regolamento Ue e le mancate promesse del sindaco. E oggi registriamo l’accanimento contro i pescatori.
Torniamo sulle indagini dello scandalo “Mani sulla città” che non finirà come una bolla di sapone come crede o spera qualcuno. Anche perché, come spiega il dott. Guglielmo Facchini, che è stato fra coloro che hanno denunciato le presunte irregolarità sulle lame restano le bugie del sindaco contro la verità della legge.
Sull’ASM, sulla quale solo Quindici sta indagando, abbiamo un’esclusiva di Nicola Squeo sui retroscena delle dimissioni del presidente Giovanni Mezzina. Quindici vi racconta cosa è successo nel consiglio di amministrazione dell’azienda municipalizzata.
Sull’edilizia c’è in vista un nuovo scandalo? Ci sono anche le “mani sulle cooperative”? Intanto è partito un esposto-denuncia alla Procura sul bando di aggiornamento Erp.
Marcello la Forgia ha incontrato i coniugi Bufi superstiti del naufragio della Costa Concordia: “abbiamo rischiato di non tornare a casa”.
Per la politica, parliamo del reset che avverrà in casa Pdl dopo le dimissioni di Mezzina dall’Asm.
Questi gli altri argomenti:
Trenitalia, taglio di convogli nel tratto Molfetta-Bari di Andrea Saverio Teofrasto.
Come nasce un natante da pesca di 20 metri II parte di Tommaso Gaudio.
La sfida della Francese Agricoltura: manutenzione gratuita, articolo di Angelica Vecchio. L’ex parlamentare Enzo de Cosmo ci propone un ricordo dell’ex presidente della Repubblica scomparso Oscar Luigi Scalfaro quando fu costretto a dare l’incarico a Berlusconi per il rifiuto di Segni.
Per l cultura Pasquale Minervini ci parla dell’Associazione insegnanti, Giovanni Panunzio e il suo convitto (1904) di Pasquale Minervini.
La Meridiana compie 25 anni, intervista di Elisabetta Ancona ad Elvira Zaccagnino, direttrice della casa editrice molfettese.
La recensione di “Vita forense” di Felice de Sanctis libro dell’avv. Mario Boccardi che ha avuto il coraggio di raccontare una professione in decadenza e i retroscena della professione di avvocato e di quella di giudice e quello che avviene dietro le quinte del Tribunale di Trani.
Il Corteo Pontificio di Pio IX, ultimo libro di mons. Pietro Amato recensione di Gianni Antonio Palumbo, mentre Barbara Binetti ha intervistato Giorgio Latino, direttore del Collettivo, sull’attività del gruppo teatrale Dino La Rocca.
Techné, arte in sinergia di Gianni Antonio Palumbo.
Il giornale di bordo del motoveliero S. Francesco B poi Puglia ci viene raccontato da Corrado Pappagallo, mentre Tommaso Gaudio si occupa delle battaglia di manifesti: le realtà “descritte” e quelle percepite (dai cittadini).
Giovanni Angione ha scritto un articolo sulla festa di S. Sebastiano, patrono delle polizia municipale, durante la quale il sindaco ha fatto le gravi affermazioni sul Corpo forestale.
Fra gli articoli di cronaca: l’arresto di un infermiere dell’ex cassa marittima, oggi Ipsema; l’assemblea di acqua bene comune; l’impasse per i 10 richiedenti asili politico nel Centro di accoglienza; le pigotte dell’Unicef; la condanna di Pietro Sorrenti, ex concessionario della Fiat Dinauto; e altri.
Infine non mancano la consueta attesa ricetta dello chef Nicola Modugno del ristorante Bistrot e lo sport: basket, calcio, tennistavolo, pallavolo, con articoli di Andrea Teofrasto e Domenico Valente.
Come si nota è un numero, come sempre, ricco di contenuti e temi interessanti con tanti argomenti che vi terranno compagnia per un mese di piacevole lettura, con approfondimenti che spaziano dalla cronaca alla politica, dall'economia all'attualità, dalla cultura allo sport.
Quindici: quello che gli altri non dicono, Quindici: la rivista che si sceglie in edicola.
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Quindici – pag. 30 - “ Le realtà descritte e quelle percepite (dai cittadini)” del dottor t. g. - Vengo dopo il dottor t. g. con altre realtà descritte e percepite……” a causa dei diversi fattori che contribuiscono con minore o maggiore preponderanza, nella valutazione”. – La Formica e la Cicala. - C'era una volta una Formichina e una Cicala che erano molto amiche. Durante tutto l'autunno la Formichina lavorò senza riposo, raccogliendo cibo per l'inverno. Non si gustò il sole, né la dolce brezza della sera, né le chiacchiere con gli amici davanti a una birretta dopo un giorno di duro lavoro. Nel frattempo la cicala cantava con gli amici al bar della città non sprecando nemmeno un minuto. Cantò tutto l'autunno, ballò, si godette il sole, senza preoccuparsi del maltempo che stava arrivando. Dopo alcuni giorni arrivò il freddo e la Formichina, esausta di tanto lavorare, si mise nella sua tana, povera ma piena fino al tetto di cibo. Ma qualcuno la chiamò per nome da fuori, e quando aprì la porta ebbe una grossa sorpresa, vedendo la sua amica Cicala in una Ferrari fiammante, con una bellissima pelliccia indosso. La Cicale disse: - Ciao amica! Vado a passare l'inverno a Parigi! Potresti dare un'occhiata alla mia casetta? – La Formichina rispose: - Certo, senza problema! Ma che ti è successo? Dove hai trovato i soldi per andare a Parigi, comprare la Ferrari, e anche una pelliccia così bella e cara? – E la Cicala rispose: - Guarda, stavo cantando in un bar la settimana passata, e a un produttore è piaciuta la mia voce. Ho firmato un contratto per degli show a Parigi. A proposito, ti serve niente di là? – Si – disse la Formichina. Se incontri LA FONTAINE (autore della favola originale) mandalo AFFANCULO da parte mia. - Permettete una piccola morale. Approfitta della vita, dosa bene il lavoro e il divertimento, perché lavorare troppo porta benefici solo nelle favole di La Fontaine. Lavora, ma usa bene la vita, è unica. Se non trovi mezza arancia, non perderti d'animo: prendi un mezzo limone, mettici zucchero, rum e ghiaccio e sii Felice- In bocca al lupo a tutti, cicale e formiche.
Crisi della pesca e oltre. Il mare: un ecosistema a rischio. Ambiente in cui vivono circa 14.000 specie di pesci ed una miriade di altri organismo viventi, il mare è un ecosistema seriamente minacciato dalle attività umane. Uno sfruttamento intenso delle attività ittiche, il riversamento nelle sue acque di agenti inquinanti derivanti dalla produzione industriale, dalle attività agricole e dagli scarichi urbani, ma anche cause apparentemente remote, come il cambiamento del clima, l'assottigliamento della fascia d'ozono, la cementificazione del territorio e la deforestazione, influiscono pesantemente sulla sua salute. La diminuzione della quantità di acqua che arriva al mare per perdite derivanti da un uso non attento e pianificato del territorio può infatti far aumentare drasticamente le concentrazioni di inquinamenti. Anche se spesso si cerca di riportare i corsi d'acqua alle condizioni naturali, per lunghissimo anni essi sono stati imbavagliati in letti di cemento che non solo hanno favorito le inondazioni, ma hanno spesso sconvolto e mutato la vita del mare presso le foci. Ma anche le variazioni del clima ha influito sulla fauna e la flora: non capaci di regolare la propria temperatura interna, i pesci sono particolarmente esposti alle conseguenze delle variazioni climatiche e sono quindi costretti a migrare se avvertono un aumento del calore delle acque in cui vivono. Altre popolazioni ittiche rispondono al cambiamento climatico con un mutamento della propria capacità riproduttiva, creando quindi le premesse per una rivoluzione negli equilibri della catena alimentare. Uno studio condotto nel 1995 da alcuni scienziati dello Script Institute of Oceanography ha fornito dati chiari sullo strettissimo r5apporto tra aumento di temperatura dell'acqua dell'oceano Pacifico al largo delle coste di San Diego e la diminuzione di circa il 70% della quantità di zooplancton, uno dei primi anelli, insieme al fitoplancton, della catena alimentare e di conseguenza della diminuzione di ricchezza biologica. Questi insieme di organismi sono danneggiati anche dalle alterazioni delle radiazioni solari, soprattutto u8ltraviolette.
“ARROGANTE DILEGGIO” - Il disprezzo delle istituzioni da parte “dei rappresentanti del Parlamento... Si tratta, in verità, di una antica questione. Ne “Le leggi”, Platone discuteva i benefici di un forte senso del dovere da parte degli amministratori pubblici, ma notava anche che sviluppare tale senso del dovere non era certamente un “compito facile”. Kautilya (filosofo politico indiano del IV secolo avanti Cristo) esprimeva un grande scetticismo sulla possibilità di prevenire la corruzione tramite codici deontologici, e optava per un sistema di controlli casuali corroborati da ricompense e punizioni. Molti commentatori della situazione italiana attuale sono altrettanto scettici sulla possibilità di ottenere cambiamenti significativi sul piano dei comportamenti – cambiamenti tali da avere un impatto a livello di lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Non è difficile capire tale scetticismo. Non è un compito agevole realizzare una riforma delle strutture di comportamento tramite una decisione politica. La frase “dovrebbero comportarsi meglio” suona come una soluzione impossibile per i problemi di criminalità e corruzione. Fin qui, tutto sembra abbastanza chiaro. Quel che è più difficile capire è quali siano le fondamenta empiriche dell'opinione secondo la quale il comportamento umano è essenzialmente egoistico e invariabilmente teso al guadagno personale al punto che non esistono speranze concrete di una riforma dei comportamenti. Se si accetta questo punto di vista, parlare di codici etici è una perdita di tempo, o peggio. E' giustificato tale cinismo? Non è facile ritenere che tale visione sia empiricamente valida, data l'enorme varietà di strutture di comportamento in varie parti del mondo. Alcuni metodi di corruzione vengono usati ampiamente in un paese, occasionalmente tentati in altri e raramente utilizzati in altri ancora. Dato che è difficile trovare spiegazioni genetiche di queste differenze (per cui ad esempio una pratica bandita in Svizzera può essere comune in Italia), occorre fare riferimento alle pervasive influenze culturali sui modi di comportamento. La questione della riforma dei comportamenti nell'ambito della prevenzione della corruzione si ricollega al tema più generale delle differenze fra culture e tradizioni diverse. Anche i criminali dediti all'arricchimento tendono ma seguire regole di buona condotta all'interno della banda......... Certamente organizzare l'economia e stabilire regole governano le relazioni fra affari e politica sono impegni che richiedono strumenti legali e istituzionali, e i tentativi in tale direzione non devono essere ostacolati dalla speranza di una “riforma dei comportamenti”. Si tratta di una delle sfide più pressanti nell'Italia di oggi. ( Tratto e condensato da: La ricchezza della ragione – Denaro, valori, identità – Amartya K. Sen)

Pag. 10 - “Sciopero della pesca. Vitantonio Tedesco: accanimento contro di noi” – di Marcello la Forgia. - Le misure della Comunità Europea sono accanimenti contro i pescatori: per quali ragioni ? I costi sono problematiche diverse dalla pesca, così come guadagni e perdite. Si tratta – invece - della salvaguardia del mare, degli oceani e del pianeta, queste sono le nuove realtà. - Il modo per risolvere il problema della pesca marina in tutto il mondo è una conduzione basata sugli ecosistemi, volta a mantenere o, dove necessario, ristabilire la struttura e la funzione degli ecosistemi entro i quali si trovano le zone di pesca. A questo scopo occorrerebbe considerare le esigenze alimentari delle specie chiavi degli ecosistemi (in particolari i mammiferi marini), abolendo le tecniche di pesca che distruggono i fondali marini e istituendo riserve marine o zone di divieto per controbilanciare gli effetti della pesca nelle aree consentite. Queste strategie sono compatibili con il sistema di riforme proposto da anni da ittiologi ed economisti: ridurre drasticamente le potenzialità di pesca delle flotte in tutto il mondo; abolire le sovvenzioni governative che sostengono flotte di pesca in passivo; e far rispettare con rigore le restrizioni sulle tecniche di pesca che danneggiano gli habitat o che coinvolgono specie prive di interesse alimentare. La creazione di aree di rispetto sarà fondamentale per salvaguardare le zone di pesca di tutto il globo. Alcune zone di rifugio dovranno essere vicine alla riva per proteggere le specie costiere, mentre altre dovranno estendersi al largo per tutelare i pesci oceanici. Oggi esistono zone protette, ma si tratta di aree piccole e disperse il cui totale costituisce solo lo 0,01 per cento dell'intera superficie oceanica. Oggi le riserve sono viste dai pescatori – e spesso anche dai governi – come concessioni necessarie ai gruppi di pressione ambientale, ma in futuro dovranno essere considerate e gestite come strumenti per la protezione delle stesse specie che alimentano l'attività della pesca. Uno degli scopi prioritari è anche proteggere le specie che vivono a grandi profondità e a distanza dalla costa. Si tratta di specie che erano rimaste al riparo dallo sfruttamento prima che l'industria ittica sviluppasse tecniche atte a raggiungerle. Una pesca di questo tipo significa sfruttare una risorsa non rinnovabile, perché i pesci delle fredde e buie profondità oceaniche sono molto vulnerabili, longevi e hanno un tasso di riproduzione molto basso. Le misure proposte permetterebbero alle aree di pesca di diventare, per la prima volta, sostenibili. (La Scienza . L'ambiente e l'Energia – Daniel Pauly e Reg Watson)
I mari pescosi di tutto il mondo sono a rischio di collasso a causa di un eccessivo sfruttamento, ma sono ancora in molti a vedere il mare come una risorsa illimitata che l'uomo ha appena iniziato a utilizzare. Imbarcazioni con reti a strascico estese come campi di calcio hanno letteralmente ripulito i fondali, prelevando insieme ai pesci l'intero ecosistema batiale, compresi i substrati d'appoggio come le spugne, mentre nelle colonne d'acqua soprastante i lunghi cavi muniti di ami e le reti a deriva intrappolano gli ultimi squali, pesci spada e tonni. Molti pensano erroneamente, che il responsabile del declino delle specie marine sia l'inquinamento; altri non si rendono conto della riduzione in atto, perché nei mercati trovano ancora casse di spigole e di tranci di tonno. Per quale motivo si tende a credere che la pesca commerciale non abbia quasi alcun effetto sulle specie catturate? Questa convinzione è un'eredità di epoche passate, quando la pesca costituiva un'attività vitale il cui ricavato era strappato a fatica a un mare ostile con piccole imbarcazioni ed equipaggiamenti rudimentali. Studi recenti dimostrano che non possiamo più continuare a pensare al mare come una fonte inesauribile, depositaria, nelle sue profondità, di risorse senza fine. In generale, i pescatori devono spingersi sempre più al largo e in acque sempre più profonde per riuscire a mantenere i livelli di pesca del passato e per far fronte alla domanda alimentare di pesce che continua a essere in crescita. Lo sfruttamento eccessivo e la pesca in mare aperto sono pratiche insostenibili, che determinano il depauperamento delle specie ittiche importanti. La prova più convincente del fatto che la pesca stia devastando gli ecosistemi marini è il processo chiamato “pesca a livelli sempre più bassi della rete alimentar: cioè il ricorso alla pesca delle specie più piccole, che di solito costituiscono le prede dei pesci più grossi come tonni e pesci spada, quando questi ultimi, posti alla sommità della catena alimentare, si fanno sempre più rari a causa dell'ipersfruttamento. Molti pensano che la piscicoltura alleggerisca la pressione sulle popolazioni naturali, ma ciò è vero solo se gli organismi allevati non consumano farina di pesce (mitili, vongole e il pesce d'acqua dolce tilapia, che si nutre in prevalenza di vegetali, possono essere allevati senza farina di pesce). Nel caso dell'allevamento di salmone e di altri pesci carnivori, il problema si aggrava, perché i piccoli pesci pelagici – aringhe, sardine, acciughe e sgombri – anziché essere destinati direttamente al consumo umano, vengono trasformati in mangime. Di fatto, gli allevamenti di salmone consumano più pesce di quanto ne producano: sono spesso necessari tre chilogrammi di farina di pesce per produrne uno di salmone. Tuttavia non è troppo tardi per attuare una politica di protezione della pesca a livello mondiale.

Crisi della pesca? Si racconta che.......... con l'aumento della richiesta di proteine “vive” dell'oceano e la diminuzione dei pesci e mammiferi marini, non è più possibile, oggi, ignorare le interazioni di questo ecosistema. Le quote fissate per la cattura di pesci e mammiferi sono state finora in genere troppo alte, e frutto di compromessi politici che di criteri scientifici. Nel futuro, quindi, la protezione dovrà essere più efficace e la gestione delle attività ittiche dovrà operare scelte precise: in quale punto delle catene alimentare incidere, quali specie raccogliere e in quali quantità, quali proteggere. Perciò prima di interferire in modo ancora più pesante, dobbiamo studiarne le conseguenze. Le due misure più importanti che probabilmente possiamo prendere, però, sono quelle di ridurre lo sfruttamento dell'oceano in generale, e di adottare una strategia fondamentalmente diversa per la pesca. Fino a questo momento abbiamo avuto a concentrare la nostra attenzione sulle singole specie ittiche, invocando il concetto del “massimo getto sostenibile”. Per il futuro dovremo invece valutare le interazioni ecologiche con la comunità oceanica e scegliere una strategia gestionale che tenga contemporaneamente conto di più specie. La caccia da parte dell'uomo costituisce ormai da lungo tempo una minaccia per i mammiferi marini. Non solo le balene, ma anche i delfini, manati, dugonghi, lontre di mare della California, leoni di mare, certe specie di foche e orsi polari hanno subito perdite ingentissime. Sono più di cento le specie che hanno assoluto bisogno di una qualche forma di protezione, ma le misure di salvaguardia non sono sufficienti. Poi l'inquinamento a complicare la già disastrosa situazione. Se affronteremo i problemi a livello generale assicureremo anche un benessere a lungo termine per tutta quanta la comunità oceanica, uomo compreso. Qualcuno dice che oramai è “TARDI”.....TROPPO TARDI!!!

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