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Al Liceo Classico di Molfetta presentato il libro “Mito Classico e poeti del 900” di Bianca Sorrentino “Gli antichi hanno detto tutto, ma c'è ancora tanto da imparare su di loro grazie ai moderni”
31 maggio 2017

MOLFETTA - E’ un po’ emozionata Bianca Sorrentino, nel ritrovarsi qui, il suo amato liceo Classico, beh non proprio il suo perché ha studiato al “Flacco” di Bari, del quale dice “ci sono stati momenti brutti, la vita da liceale non è mai semplice e dalle finestre del Flacco si vede il mare, ma alle finestre ci sono le grate”, una metafora della vita, nonostante le difficoltà, non da sottovalutare al liceo, che mille e mille volte ti fanno maledire il greco o il latino, trasformare ciò che si è studiato, è una missione, un regalo che Bianca ha fatto a sé stessa, per dare un senso a tutto lo studio… e così ha creato una raccolta di poeti che, dai quattro angoli del mondo, hanno scritto di personaggio del mito, traduzioni le sue dall’inglese.

Laureata infatti in lingue, aveva proposto come tesi un confronto testuale tra l’Antonio e Cleopatra di Shakespeare e il testo greco, scoprendo che il grande Shakespeare dice “è colui che era capace di trasformare tutto ciò che toccava in poesia, non ha inventato niente”, frasi e parole che tornano, perché è la natura dei classici quella di restare e ai poeti il mestiere di custodirli.

La presentazione con la collaborazione della prof.ssa Chiara Dell'Acqua, (nella foto a sinistra, a destra la Sorrentino) è una continua interazione tra i ragazzi del Liceo, i classicisti di oggi stupiti davanti ad una persona che ha finito la scuola ma non ha mai abbandonato il percorso, la storia, il greco e la poesia, così che ai ragazzi è destinato il reading di alcune poesie, un percorso poetico all’insegna delle donne, troppo sminuite e stereotipate nell’antichità trovano respiro e parola con i poeti del novecento, Ecuba madre e moglie che vive una tragica e continua perdita è ora simbolo di rivoluzione per la poetessa femminista messicana Rosario Castellanos Ecuba è una donna forte e tanto che con lei “il vento non poté nulla”, Penelope che smonta il suo sposo perché “Loro chiameranno LUI coraggioso”, benché infatti sia ricordata come moglie fedelissima Penelope non fu solo all’altezza dell’ingegno di suo marito Odisseo, lo superò, perché seppe trasformare l’attesa in azione; l’autrice parla di un giovane regista e amico, Simone di Biasio il 2 alla libreria Zaum con la sua opera su una Penelope di oggi che al ritorno di Ulisse parte e ora è lui ad attenderla e poi la fantomatica Elena, un’Elena fantasma come la vedeva Euripide che gioca a far coppia con Achille nel mondo della poesia.

Per tradurre un poeta devi essere un poeta, ed eseguire una traduzione è come una danza sulle punte, fedele al classico ma anche fedele a sé stessi, d’altro canto è ancora questo il motivo se si studiano i classici, perché dentro vediamo una parte di noi o guardiamo da lontano e con estremo orrore personaggi esagerati, compiere atti orribili, ma li giustifichiamo come Pamela Spiro Wagner, per lei la figlia di Medea nell’omicidio scrive che “ la mia mano guidava la sua”, perché schizofrenica e con gemella psicologa la poetessa cura un blog “Dum Spiro, Spero” “allora io spero” per restare legata alla realtà tramite la poesia, oppure un Ulisse che  vaga come un cane e si fa chiamare nessuno per Borges ed infine l’immancabile mito di Orfeo ed Euridice inspiegabilmente soggettivo.

 Ma non finisce qui...

 “E’ facile scegliere tra le poesie del 900, ma c’è oggi qualcosa che merita di essere nel libro?

Se ci poniamo dalla parte di quelli che hanno accettato l’ultimo premio Nobel alla lettura, direi che la canzone di Vecchioni “Euridice”, ha un posto nel mio cuore e ne merita una in antologia, perciò approcciarci al classico direttamente o attraverso le forme più disparate non dà soluzioni alcune ma ci fa comprendere che non bisogna mai smettere di cercare.

 © Riproduzione riservata

Autore: Silvia Valente
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