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Agenda XXI Molfetta: Xylella e olivicoltura, come tutelare le produzioni
31 ottobre 2015

MOLFETTA - Non è necessario andare in campagna per trovare gli ulivi in Puglia. Non c’è città senza. Sono giganti nobili presenti fra le case, negli orti resistenti al cemento, nei giardini condominiali e nelle ville. Ovunque ci sia un pezzo di terra, c’è un ulivo. Un simbolo identificativo, un patrimonio di immensa ricchezza che oggi sta combattendo una dura battaglia contro una moria che rischia di cancellare una tradizione secolare che connota il territorio pugliese e lo rende unico. Si tratta della Xylella - un batterio della classe Gammaproteobacteria - che vive e si riproduce all'interno dell'apparato conduttore della linfa grezza ed è in grado di indurre pesantissime alterazioni, spesso letali alla pianta ospite. Con queste caratteristiche, il microrganismo è noto per i gravi danni che è in grado di arrecare a varie coltivazioni agricole, essendo all'origine della malattia di Pierce nella vite e della clorosi variegata che ha colpito gli agrumi in Brasile.

Di questo e molto altro si è discusso durante l’incontro tecnico – scientifico organizzato dal Forum cittadino di Agenda XXI con la collaborazione del Comune e delle cooperative “Goccia di Sole” e “Terra degli Ulivi”, presso la Fabbrica di San Domenico a Molfetta. “Xylella e olivicoltura: come tutelare le produzioni del territorio” è stato un notevole vettore chiarificatore rispetto alla situazione che la Puglia sta vivendo, un tavolo di discussione che – come ha ricordato  Cosimo R. Sallustio, coordinatore cittadino di Agenda XXI – è utile a raccogliere elementi significativi soprattutto per chi opera nel campo della prevenzione. A moderare i lavori, Giuseppe Ciccolella - commissario del Gruppo “Risorse Economiche” del Forum – che ha riportato un dato importante su cui riflettere.
In Puglia, terra con 377mila ettari di coltura olivicola, sono state espiantate tra il 2012 e il 2014 circa 280mila piante. Un processo di cancellazione della memoria paesaggistica e culturale di una regione che rappresenta un motivo di forte preoccupazione perché molti campi sono, ad esmpio monocolture e dunque unica fonte di reddito per chi li coltiva. Inoltre un abbattimento di tali dimensioni ha arrecato notevoli danni ai produttori di olio biologico che sono stati costretti in taluni casi ad intervenire chimicamente ed una battuta d’arresto per l’economia dell’agriturismo, perno fondamentale che unisce la piacevolezza della visita dei luoghi caratteristici con la conoscenza e la bontà dei suoi sapori, olio in primis.
E allora come fare per tutelare il territorio, la produzione e il paesaggio a fronte di un’emergenza di tali dimensioni? Dopo il doveroso intervento di Tommaso Spadavecchia - Assessore all’Agricoltura – il Sindaco Paola Natalicchio ha cercato di dare una risposta a questo incalzante interrogativo, suggerendo di raffreddare gli animi e ragionare lucidamente sulle reali possibilità di ripresa del settore. Di certo non ha nascosto il grande rammarico per le criticità che la nostra terra sta vivendo ma d’altra parte non ha esitato a tendere la mano ai produttori del settore per accompagnarli verso una cauta e serena prevenzione e sperata ripresa. Benché nessuno abbia la soluzione in tasca, si potrebbe incominciare da una buona pratica agricola unitamente ad una cura costante del verde pubblico. Piccoli passi che potrebbero rappresentare l’inizio di un cambiamento in positivo.
Insomma una tematica calda che ha necessitato l’intervento di due massimi esperti come la dott.ssa Anna Percoco - Responsabile della lotta alla “Xylella” presso l’Osservatorio fitosanitario regionale e il professor Franco Nigro – Dipartimento Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università degli Studi di Bari. Secondo la relazione tecnica del prof. Nigro, la Puglia è al riparo dal problema Xylella. È necessaria soltanto una maggiore consapevolezza che porti i produttori e l’opinione pubblica a capire che ci sono molte malattie di origine biotica e abiotica pronte ad attaccare una pianta: dunque non è detto che i tratti sempre e solo di Xylella. Sarebbe opportuno indagare a fondo circa la sintomatologia che il vegetale presenta, partendo dall’analisi del disseccamento rapido sino alla manifestazione necrotica che colpisce le foglie. Questo perché si tratta di un patogeno molto particolare che a differenza di altri batteri si muove attraverso dei vettori, cresce e si sviluppa su oltre 300 specie vegetali ed ha oltretutto una elevata variabilità genetica da cui si diramano diverse sottospecie, ognuna delle quali attacca piante diverse.
Inoltre il periodo di incubazione della malattia è di solito molto lungo e varia da qualche mese ad un anno,  talvolta anche più. In più in molti ospiti l’infezione può rimanere asintomatica e quindi eventuali infezioni possono sfuggire, in tempi brevi, all’osservazione diretta e ciò facilita la propagazione della malattia con il materiale vegetale. L’unica certezza al momento è che non ci sono guarigioni miracolose per una ragione molto semplice e facilmente intuibile. Se il batterio è dentro l’organismo vegetale, cresce e si sviluppa senza possibilità che retroceda.
Certo è che le buone pratiche agricole e le misure e i controlli fitosanitari, potrebbero rappresentare un rimedio preventivo ma ad oggi – secondo il prof. Nigro – l’unica via d’uscita è l’abbattimento. Una fotografia articolata e assolutamente rappresentativa del fenomeno è stata fornita dalla dottoressa Percoco che ha studiato la diffusione della malattia dal 2013 sino ad oggi, dal Salento sino ad una ramificazione più estesa. Secondo la sua ottica l’eradicamento o il contenimento non sono le due uniche soluzioni possibili. Si potrebbe indire una lotta contro i diversi vettori che diffondono la malattia attraverso la loro cattura e identificazione in laboratorio e incrementare in maniera congiunta il continuo monitoraggio delle piante attraverso una georeferenziazione delle stesse, peraltro già in corso.
Un’altra soluzione potrebbe essere una più frequente potatura in via del tutto preventiva. Insomma considerando la vasta gamma di ospiti, i numerosi insetti vettori, il movimento globale di materiale di propagazione, tutte le misure di prevenzione nei confronti del patogeno devono essere rafforzate da altre azioni di profilassi in base all’esperienza dei paesi da più tempo invasi dal batterio. La lotta chimica curativa non è attuabile quindi il controllo di Xylella fastidiosa si basa sulla prevenzione: impiego di varietà resistenti, pratiche colturali e di igiene appropriate, misure di lotta (chimica e/o biologica) contro gli insetti vettori. Tutti questi metodi, tuttavia, hanno avuto, nei paesi già invasi da Xylella fastidiosa, solo un parziale successo. Anche la stessa rimozione delle piante infette è certamente utile ma solo in parte perché l’infezione può diffondersi da zone limitrofe.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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