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Vendola assolto dal reato di abuso d'ufficio: il fatto non sussiste
31 ottobre 2012

BARI - La Procura di Bari aveva chiesto una condanna a 20 mesi con la formula del rito abbreviato per il presunto reato di abuso d’ufficio. Il giudice per l’udienza preliminare, Susanna De Felice, ha, invece, assolto con formula piena Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, perché «il fatto non sussiste»: una schiaffo al giustizialismo sciocco e interessato.
Dopo il verdetto, le lacrime: «Sono felice, mi è stata restituita la vita, l'innocenza. Dopo l'assoluzione, penso di cominciare la cavalcata delle primarie. Finora sono stato frenato. Posso cominciare quindi oggi, anche se ho uno svantaggio. Trasformerò lo svantaggio in vantaggio. Ho due Golia ma spero che questa volta vinca Davide».
Immediate le reazioni dal mondo politico, tra cui quella di Bersanifelice per Vendola e per tutto il centrosinistra») e CasiniSono contento, perché, contrariamente a lui, io so distinguere il piano personale da quello politico»). Così Vendola sul suo profilo facebook: «L'idea di poter essere confuso con un Fiorito qualunque mi dava dolore. Sono grato alla Magistratura per il suo ruolo di tutela nei confronti dei cittadini. Ora sono più sereno» e «Ho vissuto un'intera vita sulle barricate della giustizia e della legalità. Oggi mi è stato restituito questo».
Gli inquirenti avevano contestato a Vendola di aver istigato l'ex direttore generale dell'Asl di Bari, Lea Cosentino, a riaprire i termini per la presentazione delle domande per accedere al concorso, con l’obiettivo (riteneva la procura) di assicurare a Paolo Sardelli, chirurgo toracico, l’assunzione come primario all'ospedale San Paolo di Bari.
Elemento mai provato, anche perché i presupposti sembravano vacui e insufficienti per giungere ad una condanna: la procura “individuava” tra il settembre 2008 e aprile 2009 (in un arco temporale di parecchi mesi) il periodo in cui sarebbe stato commesso il presunto reato. Fatti non certi, per giunta, occorreva pure provare l’eventuale fine patrimoniale dell’abuso stesso. Anzi, gli stessi avvocati della Cosentino avevano contribuito ad alleggerire la posizione di Vendola, sostenendo che nella sponsorizzazione del primario non c'era stato reato.
Nonostante l’inconsistenza in fatto ed in diritto dell’accusa, forse più mediatica che giuridica, una marea di tifosi pro-condanna si è scatenata da tutte le parti, ma soprattutto dal “fronte” più interessato, quello del Pdl, occupato a sostenere la difesa berlusconiana. È morta la tesi del «tutti sono ladri, quindi nessuno è ladro»: questa sentenza lo dimostra. Insomma, gli urlatori del nulla si erano scatenati a dovere su questa vicenda che non aveva nessuna consistenza giuridica.
Infatti, sostenere che tutti siano pessimi equivale a non pensare, a non avere idee in un’Italia in cui ciclicamente si agglomerano teste non pensanti, portavoce di idee altrui che loro per primi non capiscono. Quando non ci sono problemi di onestà personale, come in questo caso, in un Paese normale si criticano le idee, le scelte politiche: in Italia si è discusso delle parole di Vendola, se si sarebbe ritirato a vita privata in caso di condanna in primo grado. Un odio ottuso che esplode nel Paese di Berlusconi, guarda caso. Chissà chi l'ha votato per 20 anni e quanti tra questi si sono armati del più cieco giustizialismo.
Tra l’altro, la richiesta di condanna a 20 mesi per quel presunto reato, ora caduto, confrontata con altro tipo di richieste e di condanne effettive sembrava comunque fuori da ogni logica.
 
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Autore: Nicola Squeo
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Corriere del Mezzogiorno. "Emiliano: «Vendola è un esempio». Cicchitto «In Italia due pesi e due misure»". Poche ore fa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola è stato assolto. Il leader di Sel era accusato di concorso in abuso d'ufficio in relazione alla riapertura dei termini di un concorso per primario, vinto nel 2009 da Paolo Sardelli. I presidenti dei Gruppi consiliari di centrosinistra alla Regione Puglia (Pd, Sel, Idv, Socialisti, Ppv) manifestano subito con un comunicato la loro soddisfazione: «Un esempio di buona politica che il presidente ha voluto consegnare alla Puglia difendendosi nel processo e spiegando insieme alle sue buone ragioni l'incompatibilità fra la funzione politico-istituzionale e una eventuale condanna». Da Roma il portavoce del comitato Bersani, Alessandra Moretti, dichiara: «L'assoluzione di Vendola è davvero una buona notizia, non solo per il Governatore della Puglia, ma per l'intero centrosinistra. Da oggi le Primarie diventano un appuntamento di confronto vero tra opzioni diverse nell'ambito di un progetto comune. Ora mobilitiamoci per portare milioni di cittadini a scegliere il candidato premier avendo un unico obiettivo: il bene comune del nostro Paese». Sui social network si moltiplicano le reazioni di politici e non. Sul proprio profilo Facebook il sindaco di Bari, Michele Emiliano, racconta e loda la reazione di "Vendola assolto": «Ho appena telefonato al presidente Nichi Vendola per congratularmi per la sua assoluzione ed ho trovato all'altro capo del telefono un uomo sicuramente provato dalla vicenda, ma consapevole che la vita pubblica è piena di inaudite amarezze e di pesi che sembrano insopportabili. Non un cenno di disappunto, solo senso di sollievo per il buon funzionamento della macchina della giustizia». Il sindaco ne approfitta per esaltare anche la Puglia: «Questo atteggiamento del presidente è di insegnamento per tutti coloro che devono sopportare il peso di un accertamento giudiziario e che hanno la coscienza a posto. Anche in questo la Puglia si dimostra un luogo diverso dal resto d'Italia, nel quale i suoi leader accettano le regole del processo, si fanno processare senza strepito e, soprattutto, tengono atteggiamenti non trionfalistici dopo essere stati assolti. A livello personale non posso che dirmi sollevato per il rapporto di amicizia che ho con Nichi Vendola, ho sempre sostenuto che una persona come lui non poteva essere coinvolta in un evento criminoso». Su Twitter il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, scrive: «Assolto pure Vendola: in tribunale Monti porta bene a chi lo contrasta e porta iella a chi lo sostiene», in relazione alla propria nella vicenda Laziogate. Altrettanto polemica la reazione di Fabrizio Cicchitto. «A parte il fatto che l'assoluzione di Vendola, al quale facciamo le nostre felicitazioni e i nostri auguri, dimostra che esistono nell'esercizio della giurisdizione in Italia due pesi e due misure, comunque essa ha il pregio di fare sì che la vicenda politica, in questo caso, non sia modificata da interventi giudiziari: il ticket Bersani-Vendola rimane in piedi in tutto il suo profondo significato politico. - afferma in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera-. La sinistra tradizionale e quella radicale, organicamente alleate, puntano alla conquista della maggioranza e del governo, per cui anche gli amici dell'Udc devono porsi qualche interrogativo». Tanti i tweet anche per Roberto Formigoni, che nei giorni scorsi aveva "cinguettato" in modo polemico sulla vicenda di Vendola. Pochi giorni fa, il 27 ottobre, Formigoni scriveva: «Vendola, capisco il tuo nervosismo e la tua paura ma vedi, caro, io non sono mai stato condannato». Sara Cremonesi, capogruppo di Sel al Consiglio regionale della Lombardia, su Twitter fa un po' d'ironia e gli scrive: «Ex-presidente, sta bene? Non ci faccia preoccupare». Dopo qualche ora Formigoni risponde, via Twitter: «Cara Cremonesi, sono felice anch'io per l'assoluzione di Nichi. E gli faccio i migliori auguri anche per l'altra vicenda».

Vendola è stato “assolto perché il fatto non sussiste” e bisognerebbe esserne contenti. In realtà non si può esserlo che a metà. Se il magistrato avesse condannato Vendola e se l'imputato avesse realmente tenuto fede alla promessa, ritirandosi dalla vita politica, il movimento di Sinistra e Libertà avrebbe perduto un tale leader di spicco che forse il Pd l'avrebbe mollato. Infatti il Governatore rappresenta un notevole ostacolo, per l'alleanza con l'Udc di Casini. Tolto lui, o Casini farebbe finta di essere soddisfatto e accetterebbe l'alleanza, oppure, come detto prima, il Pd potrebbe scaricare Sel. Invece, con l'assoluzione, Vendola ovviamente rimane in gioco. Ma altrettanto ovvio è che il giudice, nel momento in cui ha deciso, era cosciente di tutto ciò. Dunque, se l'ha assolto benché patentemente colpevole, e l'ha fatto per non turbare la politica nazionale (in un senso a lui personalmente sgradito), è un magistrato disonesto. Se invece l'imputato era patentemente innocente, si può solo essere dispiaciuti della colpevole superficialità con cui la Procura, infallibile secondo certa sinistra, l'ha accusato di un crimine politicamente odioso ed ha chiesto per lui un anno e otto mesi di galera. Ma nelle due tesi c'è una condizione allarmante, quella espressa con la parola “patentemente”. Se Vendola fosse stato “patentemente” innocente, veramente la Procura di Bari l'avrebbe accusato, rischiando di stroncarne la carriera? Probabilmente no. I magistrati dell'accusa – sia pure sbagliando, come ora ha deciso il Gup – dovevano considerarlo colpevole. E il “patentemente” svanisce. E allora, se l'imputato non è – per ipotesi – né patentemente innocente né patentemente colpevole, è del tutto inimmaginabile che, nel decidere, il magistrato sia stato influenzato dalla coscienza delle conseguenze politiche della sentenza? Nell'animo del decidente potrebbe esserci stata una grande perplessità. Da un lato egli potrebbe essersi detto: “Forse è colpevole, anzi, a me pare colpevole, ma è meglio che lo assolva, per il bene dell'Italia, visto che diversamente si ritira dalla politica”. Ma dall'altro egli avrebbe potuto dirsi: “Forse, ma solo forse, è innocente, e tuttavia i colleghi dell'accusa sono stati di parere profondamente diverso. È meglio che lo condanni, anche per il bene dell'Italia, visto che così si ritirerà dalla politica”. Tutto ciò che qui viene detto non serve ad accusare il magistrato di non avere fatto il suo dovere. Anzi, la sentenza di assoluzione è gradita. Il senso del ragionamento è la riconferma dell'assurdità di delegare alla magistratura il diritto di un cittadino a partecipare alla vita pubblica. Proprio per questo nell'articolo precedente si sosteneva che Vendola avrebbe fatto bene a non tenere conto dell'eventuale condanna, se si riteneva innocente. Anzi, avrebbe dovuto rimanere in politica anche per battersi affinché finisca lo scandalo indotto dalla modifica dell'art. 163 della Costituzione. La possibilità di perseguire penalmente un uomo politico deve essere limitata nei termini previsti dalla nostra Costituzione prima della tempesta di Mani Pulite, e in particolare, per i parlamentari, all'autorizzazione delle Camere di appartenenza. Ed è strano che gli adoratori di quella Carta, fanatici che non vorrebbero mai cambiarne una virgola quasi che l'avesse portata giù dal Sinai Mosè in persona, applaudano invece la modifica del 1993, una delle più disgraziate della storia repubblicana.
IlSole24ore. Nichi Vendola «assolto perché il fatto non sussiste». La formula più ampia di dichiarazione di innocenza che potesse ricevere dal Tribunale di Bari e che «mi mette nelle condizioni di poter cominciare la cavalcata delle primarie». Il governatore della Regione Puglia abbandona il Palagiustizia visibilmente commosso, con al fianco il compagno Eddy Testa. L'accusa di concorso in abuso d'ufficio con l'ex dg dell'Asl Bari, Lea Cosentino, si è infranta dinanzi al gup Susanna De Felice. L'ipotesi del procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e dei sostituti Desirée Digeronimo e Francesco Bretone, era che avesse fatto pressioni sull'ex manager. L'obiettivo: riaprire i termini scaduti di un concorso per primario di chirurgia toracica all'ospedale San Paolo di Bari, affinché partecipasse e vincesse il professor Paolo Sardelli. Una ricostruzione fornita dalla stessa Cosentino in un interrogatorio dell'8 aprile 2001 e che ieri si è arenata dinanzi al Tribunale. Accuse infondate quelle dell'ex manager, così come insussistenti sono le ipotesi investigative della Procura, rimasta spiazzata dalla sentenza. All'ufficio requirente si aspettavano al massimo una sentenza di assoluzione «perché il fatto non costituisce reato». Una netta differenza con la formula del «fatto non sussiste». Di certo c'è che la versione dei fatti fornita dalla Cosentino non convince. La donna ha ricostruito al pm Digeronimo che «Vendola mi chiese insistentemente di riaprire i termini del concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi». Per Vendola si tratta di «falsità», puntualizzando che «rabbrividisco all'idea che un incarico da primario sia dato sulla base di logiche politiche». La sentenza, dunque, «mi restituisce onore, non quello dei picciotti mafiosi, ma l'onore che è prescritto dalla Costituzione». «Chi mi conosce lo sa – continua – l'argomento processo era importante per me e un po' mi vergognavo perché l'idea di poter essere confuso con un qualunque Fiorito mi dava molto dolore». Una differenza la evidenzia parlando di «codice Berlusconi e codice Vendola»: l'ex presidente del Consiglio «a fronte di una sentenza di condanna per frode fiscale, uno dei reati più infamanti che possano esistere, annuncia il ritorno sulla scena pubblica. Per me l'eventualità di una condanna per concorso in abuso d'ufficio era sufficiente per congedarmi». Intanto Vendola non ha tempo da perdere e si rilancia con vitalità nelle primarie del centrosinistra. «Corro per battere Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, quindi per vincere», ma ricorda: «Ho firmato con Bersani una carta d'intenti che dice che la mia ambizione è contribuire alla ricostruzione di un centrosinistra capace di vincere e di cambiare l'Italia. La mia ambizione non è ricostruire il recinto della sinistra radicale». Bersani risponde con un sospiro di "sollievo" per l'assoluzione e affida una nota più ampia al suo comitato: «Da oggi le primarie diventano un appuntamento di confronto vero tra opzioni diverse nell'ambito di un progetto comune». Il sindaco di Firenze risponde indirettamente a Vendola attraverso l'ultimo libro di Bruno Vespa. «Se vincesse le primarie Matteo Renzi non disconoscerebbe il patto con Vendola. Chi vince deve governare il Paese. Io mi aspetto lealtà da Vendola, non avrei in programma un ribaltamento di alleanze». Intanto dal mondo politico si sollevano auguri bipartisan per l'assoluzione, anche dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. «Sono felice anch'io per l'assoluzione di Nichi. E gli faccio i migliori auguri anche per l'altra vicenda». Il riferimento è a un'altra inchiesta della Procura di Bari, in cui Vendola è indagato con gli ex assessori alla Salute, Alberto Tedesco e Tommaso Fiore. Una transazione da 45 milioni tra Regione e nosocomio ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari), che a breve potrebbe riservare sorprese.





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