Una spiaggia a rischio dietro la piscina comunale. Ma nessuno si preoccupa
Sicurezza per i bagnanti zero. Un cancello divelto, un pavimento ammattonato da sterpaglia e immondizia, una «carvassa » in ferro arrugginito semidiroccata e il suo spettrale cigolio: incanti ambientali all’ingresso del tratto asfaltato e privato che collega via Longone della Spina alla spiaggia pubblica dietro la piscina comunale. Oltre agli accessi dal Lungomare Colonna (in corrispondenza dell’Inps) e dalla Prima Cala (in direzione stadio ed ex lido Park Club), ne è stato recuperato un terzo che, come si arguisce dalle foto, non solo può mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini, ma è contro ogni logica della pubblica civiltà ed estetica. Prima di arrivare alla spiaggia, un piccolo ingresso sulla sinistra. Un primo ambiente, con alberi di fi co, erbe, sterpaglie, qualche rifi uto qua e là: tra la fi tta radura, un sentiero per arrivare a un manufatto edilizio, forse una villa abbandonata da decenni, di cui restano solo le travi, le pareti sono crollate. Per gli amanti del panoramico, è possibile salire sul tetto attraverso una scalinata. Secondo ambiente e seconda villa, nelle stesse condizioni della prima. Un’esplorazione a misura di bambino, visto la facilità di accesso, anche dal lato mare. Il varco vero e proprio verso la spiaggia è reso pericoloso, quasi impraticabile, da una serie di mattoni sistemati alla men peggio su uno scalone artifi ciale, ricavati dalle picconate con cui è stato abbattuto il muro di cinta. Sembra sia stata sradicata la cancellata in ferro, con la fuoriuscita delle travi taglienti e arrugginite. Le foto illustrano più delle parole. Dopo la chiusura dell’ex lido Park Club, la zona ha subito un lento degrado ambientale, solo la battigia resta parzialmente fruibile: detriti e materiale incoerente, piattaforme e scivoli in cemento distrutti, spezzati dalle profonde crepe, dove è facile inciampare e farsi male, nel migliore dei casi. Un terrapieno assottigliato dalle mareggiate e dall’incuria, per non parlare di alcune zone concepite come immondezzaio. Insomma, molto poco di quella costa amata dai giovani anni ’80, per non parlare del relitto dell’ex lido. Nostalgia per i tornei di calcetto, i pranzi a sacco, la discoteca e il mare: restano i campetti distrutti dalla ruggine e dalla vegetazione spontanea, qualche manufatto edilizio in via di estinzione, le cabine massacrate dalle picconate, qualche bottiglia di birra recente. Dopo la riqualifi cazione di Torre Gavetone (ancora incompleta), sarebbe stato opportuno un intervento di pulizia e di livellamento di questo tratto di costa, eliminando la pericolosità dell’ingresso su via Longone della Spina, senza chiuderlo. Invece, niente: le condizioni sono peggiorate con il trascorrere dell’estate. E il Comune di Molfetta - consapevole o meno - ha lasciato che la situazione prendesse una piega imbarazzante. Non serve aspettare i tempi biblici della ristrutturazione urbana della zona, inclusa nel comparto B.2.1, con la realizzazione di una Cittadella dello sport, che dovrebbe abbracciare la piscina comunale, l’ex lido Park Club, il palazzetto dello sport, lo stadio, la Prima Cala e il campo Petrone (progetto candidato ai fi nanziamenti del Piano Strategico Metropoli di Bari 2015). Questo tratto di spiaggia reclama una rapida riqualifi cazione, attraverso un ripascimento artifi ciale o una sua rinaturalizzazione con scogli di abrasione e preesistente morfologia, oltre ad adeguate misure di vigilanza. Una sistemazione-manutenzione che sarebbe stata necessaria prima dell’inizio della stagione estiva, per sopperire alle problematiche ambientali e salvaguardare l’incolumità dei bagnati, come già era avvenuto nel 2008 per la spiaggia della «Bussola» (non senza problemi, coma la fuoriuscita dei ratti). Per la prossima primavera i bagnanti di Molfetta si aspettano interventi di recupero, riqualifi cazione e valorizzazione di questo tratto di costa, soprattutto una sistemazione defi nitiva dell’accesso alla spiaggia, messo in sicurezza, oggi solo una tristezza paesaggistica e pubblica.
Autore: Marcello la Forgia