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Un weekend da bamboccioni
15 ottobre 2017

Il fenomeno di emigrazione giovanile verso lidi dal più grande e interessante appeal culturale, è una delle questioni di primo piano degli ultimi tempi, soprattutto al Sud, dove questo fenomeno sembra essere aumentato esponenzialmente negli ultimi tempi. Verso il nord Italia oppure addirittura all’estero: sono queste le destinazioni più gettonate per questa generazione di giovani che vede il proprio futuro sempre più lontano dalla casa natale e che riesce ad ottenere le prime pagine dei quotidiani più importanti oscurando un problema altrettanto dilaniante all’interno della penisola ovvero coloro che decidono di rimanere. Bamboccioni, mammoni sono solo alcuni dei soprannomi che la stragrande maggioranza di questi ragazzi si vede affibbiare dall’opinione pubblica; tacciati di non aver abbastanza voglia di fare e di essere ancora attaccati come parassiti a tutto quello costruito nel passato dai propri genitori. Si tratta di ragazzi che vivono soprattutto ancora con i genitori arrivati alla soglia dei 30/35 anni e che faticano a rendersi indipendenti dagli stessi a causa di varie ragioni: pigrizia, un lavoro non abbastanza soddisfacente e vari motivi che contribuiscono ad ostracizzarli agli occhi dell’opinione pubblica considerandoli come una sorta di scarto della società. Ma analizzando le cause più remotamente c’è una problematica sociale più recondita e diffusa nella cultura stessa del nostro paese, una problematica che risiede sin dall’inizio e dal principio della vita sociale italiana che svaria tra diversi aspetti: dalla scuola al focolare domestico. I ragazzi vengono costantemente demoralizzati e portati per così dire “con i piedi per terra” da una classe dirigente che fa sì che i sogni e le idee della gioventù vengano represse definitivamente prima ancora di farle fiorire. Il sistema scolastico contribuisce ad amplificare questo aspetto della vita sociale italiana con i ragazzi che continuamente sono costretti ad interfacciarsi con una generazione di docenti che non può e preferisce non capire delle idee che troppo spesso possono risultare scomode perché esulano dal dogmatismo di una pedagogia che preferisce insegnare in maniera frontale logiche e avvenimenti storici che non hanno più a che fare e che non spiegano più le dinamiche della storia contemporanea che troppo spesso viene lasciata nel dimenticatoio. Prendendo in esame il sistema scolastico statunitense e confrontandolo col nostro, la differenza risulta lampante: i ragazzi sono abituati ad andare via dal nido natale sin da giovanissimi, intorno a 14 anni, e abituati a vivere con coetanei a cui le idee scomode e rivoluzionare che ai docenti e genitori potessero sembrare quantomeno fantascientifiche, sembravano geniali e a cui si forniva un appoggio morale che mai si sarebbe potuto avere in un altro luogo. Il vivere lontano da casa forgia il carattere di questi ragazzi che quindi vedono con meno dolore la separazione dai genitori e sono più pronti ad affrontare immediatamente il selvaggio mondo del lavoro. Bamboccioni, mammoni: così venivano e vengono chiamati i figli di questa generazione segnata da un immobilismo culturale e sociale dilagante; di una società, quella italiana, che deve essere smossa dalle fondamenta per smettere di creare incolpevoli controfigure di giovani “già vecchi” e con nessuna speranza di riscatto sociale per far sì che la libertà e la fantasia dei ragazzi sia incentivata e coltivata essendo sempre pronti a raccoglierne gli inevitabili frutti.

Roberto Squeo

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