Trenitalia e noi poveri utenti fra sporcizia, ritardi e disservizi
MOLFETTA - Domenica 6 settembre ore 9 circa, ero seduto su una panchina nella stazione di Molfetta a godermi il freschetto incipiente dopo giorni di caldo soffocante.
Leggevo il mio quotidiano preferito; alla rubrica “lettere dei lettori” ve ne era una che descriveva l'odissea – l'ennesima – di uno dei viaggiatori su un treno locale di Trenitalia in servizio su una linea del nord della Sicilia:
«su un tratto della linea, dopo pochi minuti dalla partenza del treno da una stazione verso Palermo - durata del viaggio circa 35 minuti - il convoglio si arresta perché…”è finita la nafta”!.
La fermata (cito sommariamente la descrizione del Passeggero) dura per oltre due ore, in attesa che arrivi un altro locomotore rifornito di nafta, in carrozze surriscaldate senza alcuna possibilità, per ovvie ragioni di sicurezza, di poter almeno uscire al fresco relativo (temperatura esterna circa 30°C – solo perché è l'imbrunire!).
Dopo le manovre d'uso, prima di riprendere la marcia, il Passeggero assiste ad un simpatico siparietto fra il macchinista e il capo treno con la centrale operativa (circa il tenore del rapporto da redigere per giustificare il ritardo). Risparmio la descrizione abbastanza dettagliata che ne fa il Passeggero (in vernacolo) che, non volendo, ascolta quello che “concordano” i due funzionari con la sala operativa: in parole molto povere, l'accordo è di non citare la causa vera come mancanza di combustibile; sembra che il locomotore il giorno precedente avesse fatto la spola fra Agrigento e Termini (Imerese?) – lo affermano i tre interlocutori - e a nessuno sia venuto in mente che potesse aver bisogno di rifornimento prima della partenza per quel viaggio (poveri noi!).
Alla fine, l'accordo fra i tre (capo treno, macchinista e sala operativa) è far passare, sul rapporto, l'inconveniente come… GUASTO TECNICO!!! (che originalità!)».
Mentre leggevo questa storiella, ecco che l'altoparlante in stazione annuncia l'arrivo del “Intercity 1550” da Bari a Milano centrale delle ore 9 e qualcosa, in perfetto orario; la solita raccomandazione ad allontanarsi dalla linea gialla di sicurezza ed infine, en passant:
….“Informiamo i sigg. viaggiatori che potrebbe non essere assicurata la pulizia dei treni a causa di uno sciopero dell'Impresa appaltatrice”
Sarà stata certamente una coincidenza unica se non rara, ma avere due situazioni di disagio delle quali sono vittime i Viaggiatori che affidano (è proprio il casi di dirlo) le proprie sorti ad un sistema che, non so da quanti anni ci assorda e ci frastorna con spot pubblicitari accattivanti, che si propone l'obiettivo strategico (così dicono loro) di superare, in alcune tratte peculiari, la concorrenza delle linee aeree, che all'Erario costa cifre enormi (pur con la giustificazione che ultimamente sembra che l'Azienda abbia incominciato a fare utili), che dovrebbe essere la “carta da visita” per i Visitatori stranieri che vengono in Italia per le più diverse ragioni, mi sembra oggettivamente troppo.
Il primo episodio, sempre che sia andata così come riportato dal Passeggero – e non c'è ragione perché non lo sia – è un evento certamente inqualificabile, degno nemmeno delle ferrovie del famigerato “terzo mondo” (è possibile che per certi versi, abbiamo forse da imparare da questo…”mondo”), ma di un sistema retto da responsabili irresponsabili, incompetenti, criminalmente incoscienti e completamente incuranti dei disagi che la loro leggerezza provoca, preoccupati solo di salvare il proprio miserabile fondo schiena e la poltrona su cui poggia, a fronte di una azione che ha dell'incredibile. Con l'aggravante che il/i responsabile/i di quanto accaduto, vistosi non “sanzionato” (anche a causa dell'alibi concordato), continuerà a svolgere il proprio compito, per il quale viene pagato eccome, con la medesima sine cura, tanto c'è sempre l'omertà fra i furfanti.
Il secondo episodio, non mi sembra meno grave del precedente, anche perché sono più che certo di avere inteso bene. I Viaggiatori di Molfetta in attesa del treno per Milano, saranno stati forse poco più di una dozzina – tutti con voluminosi bagagli al seguito – che affrontano un viaggio di almeno nove ore, con la prospettiva di poter usufruire solo di vetture sporche o non pulite e, quando sono funzionanti, di servizi igienici con … la pulizia che potrebbe non essere – leggi NON E' – assicurata...
Non credo che basti il “viatico” dello sciopero per giustificare l'indubbio disagio patito, con l'aggravante che il biglietto è stato pagato a prezzo pieno.
Ma forse non è questo il punto, il punto è questa abitudine al disagio, alla quale ci stiamo abituando che ci sta inconsapevolmente trasformando in sudditi e non più Cittadini.
Questo anche perché ci sarà, quando sarà, il solito “Direttore delle relazioni esterne” che si scuserà d'ufficio, non potendone più fare a meno, pur con tutti i distinguo.
A nessuno verrà in mente di chiedere conto delle eventuali sanzioni a carico del responsabile del disguido, né sarà pubblicizzata l'eventuale sanzione comminata.
Nei giorni successivi, notizie di stampa riportano che le Ferrovie stanzieranno circa 2 miliardi di Euro per dotarsi di nuove carrozze a due piani, nuove carrozze per medie distanze e nuovi locomotori. Inoltre leggiamo che la Regione Puglia stanzia circa 60 milioni di Euro per dotare TUTTE le carrozze (quindi quelle per il traffico locale/regionale) di aria condizionata.
Infine, avendo l'Azienda già stipulato un nuovo contratto di servizi con un'Impresa pulizia tedesca dovrebbe, salvo prova contraria, cessare l'inconveniente per niente edificante di treni, anche a lunghissima percorrenza, sui quali… «non viene assicurata (pietoso eufemismo usato per dire che non c'è pulizia) la pulizia….».
A fronte di tutte queste confortanti notizie, che fanno da contraltare a quelle desolanti, in parte descritte, la speranza è che le Ferrovie, usino perlomeno un criterio di equità nel “distribuire” il materiale rotabile NUOVO di zecca in TUTTO il territorio nazionale e magari non “sposti” carrozze vecchie al Sud e concentri il nuovo al nord. Non è un mio sospetto infondato, perché quando ho avuto la necessità di spostarmi, ad esempio da Milano dove giungevo in aereo, per Torino dove mi recavo per lavoro, “toccavo” con mano la differenza fra le carrozze in servizio, ad esempio da Bari a Pescara – in quel tempo c'erano convogli che servivano questa tratta – e quelle sulle quali viaggiavo da Milano a Torino.
Autore: Tommaso Gaudio