Tre storie di vita e di speranza
Nemmeno una foto. Di loro in Italia resta solo il nome. Hidayet Talay, di 42 anni. Luan Talay, di 33 anni e Nutaj Fatlum, di soli 29 anni. Erano braccianti agricoli stagionali. Albanesi di Scutari (al confi ne con il Montenegro), erano di religione musulmana. I fratelli Talay, benché facessero ormai la spola tra l’Albania e l’Italia, avevano vissuto dieci anni a Terlizzi con tutta la famiglia, integrandosi non solo con la propria comunità ma anche con i terlizzesi. Hidayet aveva moglie e quattro fi gli piccoli. Il maggiore ha tredici anni, la più piccola sei. Suo fratello Luan era sposato da poco tempo. Lascia la moglie. I fratelli Talay risultavano ancora iscritti nei registri dell’anagrafe. Luan, il più giovane, fi no allo scorso aprile aveva vissuto al secondo piano di una casa in pieno centro. Una vicina lo ricorda bene: «Si vedeva poco in giro, era una persona tranquilla». Poi è arrivata la crisi. Il lavoro ha iniziato a scarseggiare e il costo della vita si è fatto insostenibile, soprattutto per Hidayet che aveva moglie e fi gli a carico. Così si erano nuovamente trasferiti nella città natale, dove avevano un piccolo terreno. Vivevano di quello. «I due fratelli erano inseparabili. Dove andava l’uno, arrivava pure l’altro» dice con un fi lo di voce un cugino. Ma ormai c’era un legame con la Puglia. La stagione della vendemmia e della raccolta delle olive era per loro l’occasione per fare un po’ di soldi, ma anche per ritrovare gli amici di un tempo e riabbracciare l’unica sorella, che abita a Canosa. Diversa la storia di Nutaj Fatlum. Era clandestino. Aveva vissuto diversi anni in Inghilterra. Qui era arrivato lo scorso aprile per far visita ad alcuni amici. Poi la decisione di fermarsi. In Italia i parenti più prossimi erano due cugini. A loro è toccato il compito del riconoscimento. Nel giorno in cui le tre salme sono state imbarcate per il loro ultimo viaggio alla volta del Paese delle aquile, il sindaco Vincenzo Di Tria ha proclamato il lutto cittadino e invitato studenti, lavoratori e cittadini a effettuare un minuto di silenzio per rispetto dei tre sfortunati «nuovi» cittadini.