MOLFETTA -
La storia è bella perché è varia
Vera falsa trista o gaia
Tutto dipende da chi la scrive
Chi la racconta oppure la vive
“Kan ya ma kan” (era così, non era così). Con questa formula cominciavano le favole presso gli arabi, quasi ad evidenziare una possibile verità storica del racconto.
Ma le storie del cantastorie Pietro Capurso, (che presenterà lo spettacolo "STORIE DI CANTASTORIE" venerdì 3 settembre alle ore 20 nella fabbrica di San Domenico) sono quasi tutte vere o veritiere perché desunte da documenti originali o cronache del ‘600 e del ‘700 nonché, come nell’episodio di “Paddengauele”, da giornali del 1913, che raccontano episodi accaduti a Molfetta.
Sono tutte storie che il cantastorie ha messo in rima e, nella maggior parte dei casi, ha messo su tabelloni istoriati per diffondere la storia del nostro paese troppo spesso dimenticata o divenuta appannaggio di una ristretta cerchia di addetti ai lavori.
L’obiettivo di questo spettacolo è quello di diffondere la cultura e la storia locale utilizzando una formula molto nota fino a prima dell’avvento della radio e della televisione, in un periodo in cui, specie i giovani, hanno perso la voglia di leggere ma non di ascoltare.
Le storie che racconterà il cantastorie riguardano: la distruzione del castello; due episodi di vita sociale nel ‘600; il marchese contrabbandiere; Molfetta sanfedista e Giovinazzo rivoluzionaria; “Paddengauele” e le elezioni del 1913.