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Tommaso Minervini: nessun a stare in questa coalizione, la politica è la stessa da 40 anni
15 maggio 2017

Quindici ha criticato da subito la coalizione “Molfetta positiva”, irrazionale alleanza destra-centro con un’improbabile sinistra opportunista come quella del Pd locale, che ha provocato la caduta della propria amministrazione di centrosinistra per allearsi con la destra o la ex destra diventata sinistra con Emiliano: nessuno ci capisce più nulla se non la voglia di potere, al di là di tutto. Abbiamo anche attribuito a questa improbabile coalizione l’attributo di “ciambotto”. Che fossero intolleranti alle critiche e poco democratici, lo hanno dimostrato da subito nei confronti dei mezzi di informazione non considerati amici. E questo vuol dire anche mancanza di trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica. Ma chi si mette in gioco deve essere disponibile ad accettare le critiche e non fare come certi allenatori che quando non gradiscono i giornalisti, scelgono il silenzio stampa o quei giocatori che non sapendo giocare la partita, gettano il pallone fuori campo. Il ciambotto delle liste civiche di “Molfetta positiva” che appoggiano Tommaso Minervini hanno fatto così. Ma “Quindici” da sempre aperto al confronto corretto e al rispetto di tutti, anche su posizioni diverse, non ha mai negato il diritto di parola a nessuno: non siamo noi che ci siamo sottratti al confronto, ma gli altri. Non abbiamo mai litigato noi con gli altri, ma gli altri con noi. Sta qui la differenza sostanziale. Ecco perché malgrado l’ostracismo decretato nei confronti di “Quindici” dalla coalizione di Tommaso Minervini e da quella di Isabella de Bari, abbiamo chiesto loro la disponibilità a rispondere alle nostre domande. La De Bari ha rifiutato, dimostrando insicurezza e timore o quantomeno disprezzo per le regole democratiche, mentre Minervini ha accettato le nostre domande anche scomode: e questo gli fa onore, anche se nelle risposte che abbiamo lasciato intatte, manifesta un certo nervosismo e un atteggiamento di scherno che avrebbe potuto evitare. Ma questo fa parte del personaggio (spigoloso e un po’ arrogante, anche se preparato e competente, ma che si fa male da solo) e della sua cultura politica, com’egli stesso la definisce. Così i cittadini così possono giudicare meglio chi si candida a rappresentarli. Certo, esiste oggettivamente da parte di queste due coalizioni la difficoltà a rapportarsi e a dialogare con una parte della città. Ecco l’intervista, con domande scomode (non a tutte ha risposto), come dovrebbe fare ogni giornalista libero e le risposte un po’ nervose del candidato sindaco Tommaso Minervini. Non la imbarazza questo passaggio di campo da sinistra a destra, da Vendola agli ex colonnelli di Azzollini (tra l’altro considerati dal senatore come traditori). Ex avversari politici oggi alleati, credi che la gente capisca, oppure aumenterà l’antipolitica e l’astensionismo? «La mia cultura politica, i miei valori sono sempre gli stessi da oltre 40 anni: quelli del socialismo riformista del concretismo Salveminiano e tutti lo sanno! Ma armiamoci di pazienza e rispondiamo agli strali ormai logori, sapendo altresì che non avrò il diritto di replica. Io ho sempre avuto la mia Città come punto di riferimento e ai suoi problemi rimango coerente e responsabile. Le cose fatte durante la mia presidenza dell’AMNU/ASM 1994/96; il risanamento dei conti pubblici come vice sindaco 1996/1998, la operatività della multi servizi e le tante opere fatte in quegli anni stanno a testimoniarlo. Così come sta a testimoniarlo la stagione del mio sindacato 2001/2005, sempre dal punto di vista dell’interesse della Città, per rimontare una fase di depressione socio/economica. Anche in quella stagione furono realizzate molte opere che ridiedero tono allo sviluppo economico e sociale: i nuovi quartieri, i parchi, tutti gli insediamenti ASI e PIP, le opere pubbliche, il risanamento del centro storico, e tanto altro senza mai un filo nemmeno accennato di deviazione amministrativa o contabile meno che mai penale. E l’ho fatto lavorando sodo 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana sia da presidente AMNU/ASM, sia da vice Sindaco, assessore al Bilancio che da Sindaco. Come vede, ogni volta per la mia Città. Il mio punto di coerenza è la Città. Questa è la politica del concretismo Salveminiano. La gente positiva e responsabile non solo comprende anzi condivide ed incoraggia! Non posso né voglio perdere tempo a convincere chi ormai fa di questa contrapposizione nei miei confronti il suo hobby o peggio la sua stanchevole ossessione». Come pensa di gestire una coalizione così eterogenea, soprattutto nella distribuzione di assessorati e incarichi. Li moltiplicherete? «L’unica moltiplicazione sarà quella dei consensi. C’è stata una coalizione quella di Azzollini/ De Bari monolitica e dittatoriale ed ha provocato disastri. Poi quella identitaria della Natalicchio/Maralfa e dopo due anni e mezzo si sono registrate le prime di missioni. La convivialità delle differenze è la realtà autentica di una Città in questa fase storica. E’ una coalizione di responsabilità e di maturità che deve ricostruire i danni di quest’ultimo decennio. La differenza la farà la esperienza e la credibilità della guida che non ha interessi di potere né politico né economico né implicazioni giudiziarie né di scalate nazionali a partiti o di preparare elezioni politiche né responsabilità di difesa identitaria di organismi politici nazionali minoritari. E tutti i rappresentanti della mia colazione hanno il primario interesse a dimostrarsi classe dirigente. Vedrà che i gufi rimarranno a gufare per i prossimi cinque anni!». Come mai un personaggio politico che è stato protagonista della precedente amministrazione anche come “consulente” dell’assessorato al bilancio con i suoi consigli ad Angela Amato, soprattutto sul fronte del risanamento, oggi ha cambiato idea? «NON ho affatto cambiato idea. Ho favorito il ricambio ai disastri e agli arresti della stagione Azzollini/de Bari. Il Bilancio consuntivo 2013 e preventivo 2014 presentavano condizioni da dissesto del Comune. Non ho mai avuto cariche consulenziali. Responsabilmente e unilateralmente, con spirito di servizio ho trascorso tutta l’estate 2013 a dare consigli sul bilancio alla mia amica Angela, che evitando il dissesto e facendo emergere debiti fuori bilancio della stagione precedente per circa 13 milioni di euro ha raddrizzato la barca che stava affondando. Da quell’estate 2013 in poi il sindaco ha ritenuto che dovesse proseguire da sola. Atteggiamento che ha avuto non solo nei miei confronti ma con altri, tanti altri importanti o meno. Ora riprendo coerentemente e responsabilmente a occuparmi della mia Città e del suo risanamento su sollecitazione di tanta parte della Città». Il programma sarà in continuità o discontinuità con l’amministrazione Natalicchio? Rigetta completamente quell’esperienza? Se è stata un fallimento, non si sente complice? In conclusione, un ritorno al 2001 quando ha fatto il sindaco del centrodestra con Azzollini (contribuendo al suo successivo successo politico) e l’imbarazzante foto con Fini, poi il rientro nel centrosinistra e oggi di nuovo con il destracentro, in questo grande minestrone politico (una specie di populismo in salsa locale?). Nessun imbarazzo con gli ex compagni di strada. Tutto questo pur di governare? Si sente il salvatore della patria? «Rispondo con ordine e sintesi estrema ai tanti irrequieti interrogativi. Essendo il mio un programma nell’interesse della Città, e non ideologico di contrapposizione tra campi, sarà in continuità con le cose buone in forte discontinuità con quelle cattive e con l’inerzia. Veda il mio sito metta a disposizione dei lettori il mio programma. V’è tantissimo da fare. L’unica colpa che mi ascrivo e di aver dato consenso ad un persona che non conoscevo. Non mi sento complice, anzi vittima, del fallimento perché la presunzione giovanile ha distrutto una unità ed un progetto preparato e voluto da tanti. Concludo circa la sua domanda più dal sapore psicoanalitico, che riprendo coerentemente la proposta di responsabilità e maturità che ho sempre dimostrato nei confronti della mia Città. Non ho alcuna smania di governare. Si guardi intorno, se le riesce, e ne troverà sicuramente facce di bronzo del passato remoto e recente con questa smania. Nel 2008, nel 2013 e nel 2015 ho sempre sostenuto altri in questa possibilità democratica. E tantissimi del popolo riformista lo sanno bene. Lei ovviamente l’ha dimenticato. La fase storica richiede ora un’assunzione di responsabilità matura e credibile. La mia coalizione è civica perché unisce diverse culture politiche e li ringrazio tutti per essersi messi a disposizione per un qualcosa di più importante: la propria Città. Alle tante presenze civiche, si sono unite presenze del riformismo democratico e del più grande Partito nazionale e di Governo: il Partito Democratico. Tanti giovani e tante donne e uomini di varia cultura ma di responsabilità unitaria. Un bene prioritario in questa fase storica per la nostra Città. Veda lei ora come chiamare tutto questo. Tutto questo porterà Molfetta fuori dall’isolamento, collegandola al Governo nazionale, alla Regione, alla Città metropolitana e ad agli altri Organi, Istituzioni e Servizi del territorio e dello Stato. Farà iniziare ai molfettesi una nuova fase positiva, fruttuosa ed intelligente, una città davvero SMART. Faccio notare, e concludo, che in queste domande che ricevo un giorno prima di stampare, non c’è una sulle cose da fare per la Città, un interesse eclissato dalla stanca e triste macerazione di spine irritative che nulla hanno a che fare con i problemi della mia Città e dei suoi cittadini operosi e dei giovani in cerca di certezze di futuro». Fin qui l’intervista, della quale lo ringraziamo, ma occorre precisare che quando parla di diritto di replica, dovrebbe ricordarsi che occorre riconoscere prima il diritto di cronaca e di opinione, senza escludere dalla propria comunicazione politica la stampa non amica (ma questo potremmo anche comprenderlo, visto che si trova in buona compagnia con i Tammacco e i De Nicolo, altri campioni di intolleranza) che non accetta solo di pubblicare veline e comunicati, ma pensa con la propria testa e ha la schiena dritta. In questo aspetto negativo Tommaso Minervini, forse, ha ereditato qualcosa dal non migliore Finocchiaro, al quale, però, va dato atto che negli ultimi anni della sua vita politica ha rivisto alcune sue posizioni, facendo autocritica sui giudizi espressi su amici ed avversari.

Autore: Felice de Sanctis
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