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Tommaso Minervini, candidato sindaco del “ciambotto” a Molfetta
09 febbraio 2017

MOLFETTA – Come ampiamente previsto e non smentito Tommaso Minervini (foto) sarà il candidato sindaco a Molfetta del cosiddetto “ciambotto”, come “Quindici” ha appellato le liste civiche di centrodestra tammacchiane che hanno scelto anche Saverio Tammacco come loro leader.

Minervini torna così a destra, la sua casa naturale secondo alcuni suoi ex compagni che su facebook hanno detto che l’ex politico di Sel non è mai stato vendoliano, ma un uomo di destra prestato alla sinistra: che importa se ha dovuto dividere il palco con Gianfranco Fini, all’epoca leader di An. Del resto la sua storia politica personale lo conferma (opportunista, ha sempre cercato un'uscita di emergenza), considerando che è già stato sindaco del centrodestra con Antonio Azzollini che, forse, deve a lui la sua ascesa politica. Infatti dietro le quinte c’è stato sempre lui il senatore azzurro che negli ultimi anni ha fatto anche l’assessore della giunta di centrodestra presieduta da Tommaso. Poi la scalata al Parlamento e quindi a Palazzo di città.
Ma torniamo al ciambotto delle liste civiche e vediamo chi sono i personaggi di riferimento che vanno da Mariano Caputo a Ninnì Camporeale, da Saverio Bufi a Giacomo Rossiello, da Antonello Pisani allo stesso Tammacco: "Molfetta in più", "Bene Comune", "Si può FARE", "Molfetta nel cuore", "Piazza pulita", "Progetto Molfetta", "Molfetta futura", "Insieme per la città". I “traditori” del sen. Azzollini, direbbe qualcuno. Insomma, personaggi sconfitti e perdenti che, mettendosi insieme, provano a fare una forza, appunto a “colmare il vuoto” che, a loro parere, ci sarebbe nella politica molfettese: il loro vuoto che cercano di far divenire pieno?
Ma è sorprendente, detto da loro, leggere frasi di questo tipo “mettere insieme le energie positive (vecchi politica?), eliminare le polemiche (loro campioni della polemica?), i veti ideologici (certo, il ciambotto), le ostilità personali (bugia colossale, provate a chiedere ad Annalisa Altomare)… forte coesione unitaria (vedremo quanto durerà, ammenocchè a cementare il gruppo non ci siano vantaggi politici reciproci: ognuno deve trovare il suo tornaconto politico, altrimenti si sfascia tutto).
Ma quale coerenza ci si può aspettare da alcuni di questi personaggi che hanno già tradito una volta? Il gruppo parte già con una conventio ad excludendum, con l’odio verso alcuni e la contrapposizione personale verso altri. Incapaci di dialogare, come possono proporsi alla città, come possono auspicare il confronto, quando sono assolutamente incapaci di farlo, dividendo gli altri in amici e nemici, con un concetto di democrazia alla Trump? Come possono proporsi alla città quando hanno paura del confronto con i giornalisti che non si limitano a pubblicare le loro veline? Sembrano più vicini a Grillo e Salvini che a personaggi simbolo della democrazia. Insomma, i cittadini di Molfetta si chiedono: cosa ci si può aspettare da chi è intollerante, non rischiamo di condannare Molfetta ad altri 5 anni di disastri?
Ecco perché affermazioni del tipo “auspicata alleanza amministrativa ampia ma fortemente unita e solidale”, dette da loro sfiorano il ridicolo. Vuol dire che dal ciambotto si passa al fritto misto? Sono queste le ricette migliori per una città di mare? In cucina funzionano, in politica no.

E’ questa la Molfetta positiva? Cosa farà adesso il Pd? E Pasquale Mancini che si era tenuto fuori? Quale reazione avrà il sen. Antonio Azzollini rimasto solo con Pino Amato? E l’area del centrosinistra?
NE PARLEREMO IN UN PROSSIMO ARTICOLO E COMUNQUE PER GLI APPROFONDIMENTI VI RIMANDIAMO AL NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE “QUINDICI” CHE SARÀ IN EDICOLA DOPO IL 15 FEBBRAIO.

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