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Si è scatenata la corsa al nuovo: essere “fashion” a metà prezzo. Tutti orgogliosi del proprio “pezzo d'affare”
15 ottobre 2005

Nella nostra città mancava un “quartiere Fashion”. Certo ci sono i "quartieri dormitorio", privi di servizi ed esercizi commerciali nelle periferie e ci saranno le frettolose costruzioni nelle nuove aree urbane, che lasciano già intravedere come ben poco ricercata sia stata l'estetica degli edifici. Ma dal 29 settembre non manca più il “quartiere alla moda”. In città ormai non si parla d'altro e, come per la festa patronale, ci si reca in pellegrinaggio nel nuovo spazio, per non essere da meno agli amici o per fare semplicemente un giro, schierandosi poi con i detrattori. Sì, perché tutti inizialmente hanno guardato con favore al nuovo progetto, salvo poi, una volta realizzato, dividersi sulle reazioni. Ma il sentimento prevalente è un altro: si è scatenata, infatti, una vera corsa al nuovo. La cosa deve aver sorpreso anche gli investitori settentrionali che non si aspettavano una sì grande affluenza (100mila presenze nel primo weekend) e un alto numero di affari in pochi giorni, tanto quasi da non riuscire a far fronte alla caotica domanda d'acquisto. Nelle loro analisi devono aver sottovalutato questo dato: tutti coloro che si sono recati nel nuovo quartiere sono tornati con un "pezzo d'affare", proprio come di ritorno dalla Fiera del Levante. In pochi hanno resistito e poco importa se hanno portato a casa un jeans firmato, la tovaglietta per la colazione con un tenero orsetto o il campioncino di un prodotto cosmetico. E, siamo onesti, le scene viste nel primo weekend di apertura non ci hanno fatto molto onore oltre ad aver contribuito a diffondere una sindrome finora sconosciuta ai nostri concittadini: lo "stress post-outlet". Naturalmente è stato l'abbigliamento a farla da padrone. In città già si aggirano i primi veri tipi fashion: lui indossa jeans di Calvin Klein e felpa della Lee. Lei, invece, ha scoperto Mila Schon e Regina Schrecker. Tutta questa ostentazione del nuovo capo firmato a qualcuno è parsa subito eccessiva. Così sta già nascendo una corrente modaiola alternativa: evitare i marchi dei "quartieri fashion", perché ormai troppo popolari, per vestirne rigorosamente altri. In risposta a questi pochi facoltosi c'è chi prova una contaminazione: un capo nuovo di zecca "very fashion" e un altro del vecchio guardaroba (a proposito i dati sull'affluenza farebbero pensare che qualcuno invece del classico cambio d'abiti negli armadi abbia provato direttamente a cambiare l'intero guardaroba stagionale) o, se proprio non vuole rinunciare alla firma, va sul "tarocco fashion" (sempre reperibile e naturalmente senza dirlo in giro). L'importante è essere alla moda e nessuno si permetta di sottilizzare che non si tratta di quella dell'ultimissima stagione. Il nuovo quartiere sembra esserlo, invece, tanto da far temere che la città rimanga deserta. Se ne preoccupano anche i commercianti del demodè centro città al posto degli amministratori, a cui dobbiamo riconoscere almeno indubbie doti di coerenza, visto che non se ne sono mai interessati più di tanto. Negli ultimi anni si è andati avanti al motto "compra dai tuoi e poi vai dove vuoi", visto che le iniziative culturali (o paracommerciali?) in centro si sono sempre svolte in giorni feriali e fino alle 20.30, escluso il periodo delle festività natalizie (a proposito se continua così, immaginate l'originalità dei regali di Natale quest'anno). Gli unici a non lamentarsi, sembrano essere gli operatori del mercato settimanale. Il rapporto qualità-marchio-prezzo del nuovo quartiere dovrebbe danneggiare anche loro, ma non si registrano ancora riunioni del "comitato operatori del giovedì". Loro sopravvivono a tutte le stagioni, anche a quella dei saldi. Hanno una concezione diversa e se vogliamo più antica del commercio, in cui conta l'operatore e non la vetrina o la bella ma svogliata commessa, le tre paia e non la singola maglietta. Sanno quali sono le reali condizioni delle famiglie. Sanno che non si può far fronte a tutte le spese acquistando capi firmati, che le mode specie a Molfetta passano in fretta così come la velleità di essere fashion a metà prezzo. Michele de Sanctis jr. michele.desanctis@quindici-molfetta.it
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