MOLFETTA - Shel Shapiro cantante, musicista, produttore discografico e attore sarà ospite venerdì 27 agosto al Lido Nettuno di Molfetta (ore 17) per presentare il suo ultimo libro “Sarà una bella società” (foto), su iniziativa della libreria “Il Ghigno”, nell’ambito di “Spiagge d’autore”.
“Sarà una bella società realizza un piccolo sogno ad occhi e orecchie aperti: ripercorrere a suon di musica la crescita di una nazione, l’esplosione dei movimenti giovanili, l’apparizione di alcuni simboli generazionali diventate poi pietre miliari del nostro immaginario. Una sola persona poteva essere il cantore ideale di questa grande idea di Edmondo Berselli e quella persona è Shel Shapiro, amata icona beat, irretibile evocatore del sentimento del tempo”. Con queste parole Aldo Grasso apre la sua introduzione al libro, rendendo subito l’idea del mondo e delle atmosfere in cui ci si immerge fin dalle prime righe di lettura.
“Sarà una bella società” nasce in teatro, dalla musica e dalla scrittura, e torna alla scrittura con il libro, per vivere negli spettatori e lettori. Questi, proprio come in un viaggio sulla macchina del tempo, rivivranno o scopriranno i fermenti che hanno reso unici gli anni ’60 che pervadono e influenzano ancora oggi il nostro modo d’ essere.
Gli slogan, i ritornelli, la poesia, le strofe delle canzoni che contrappuntano i sentimenti e gli avvenimenti della trasformazione sociale e culturale, in oltre quarant’anni di contemporaneità e di cambiamento, per dare uno sguardo cosciente a quello che è la nostra società interrogando, riflettendo, affermando... Sarà una bella Società.
Il protagonista ideale di questo racconto non poteva che essere Shel Shapiro che con la sua storia, inestricabilmente intrecciata alla musica, illustra quella di una generazione. E questo può accadere solo grazie al rock che da Bill Haley e la sua “Rock around the clock” ha innescato il seme della rivoluzione passando da Elvis, Bob Dylan, i Beatles e i Rolling Stones…
Shel Shapiro, anima e voce dei Rokes, il complesso di “È la pioggia che va” e “Ma che colpa abbiamo noi” racconta con passione e divertita ironia l’atmosfera irrepetibile che si respirava negli anni Sessanta, quando sembrò essersi concentrata una creatività, un’energia sociale, ma anche intellettuale, culturale, comportamentale, davvero irrepetibile. I giovani si sentivano uniti da un implicito consenso generazionale, c’era una specie di tacito ammutinamento al mondo governato dagli adulti, si era contro a prescindere, a volte anche quasi senza nemmeno sapere contro che cosa. Mentre l’incubo del nucleare lascia il posto all’infermo del Vietnam, mentre Bob Dylan annuncia in America il tempo nuovo e una moltitudine di ragazzi urla “peace and love” nel fango di Woodstock – John e Bob Kennedy, Malcom X e Martin Luther King sono già stati assassinati – per Shel nascono e muoiono amori, amicizie e anche qualche sogno. In mezzo a tutto questo la Swinging London, la nebbia, il freddo di Amburgo tra il porto e la strada delle puttane, a suonare dieci ore di fila negli stessi locali dove si esibivano anche i Beatles. E poi l’Italia vista da Milano e da Roma, quella di Fellini e della “Dolce vita”, un Belpaese ancora in bianco e nero e bigotto, dove per una sconfitta a Sanremo ci si poteva anche togliere la vita. E ancora il Piper, Patty Pravo, l’Equipe 84, il successo, il divismo, il sesso.