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Sedici kg di datteri sequestrati dalla Guardia Costiera a Molfetta
21 agosto 2008

MOLFETTA - Personale del compartimento Marittimo di Molfetta congiuntamente all'equipaggio della Motovedetta CP 539 dislocata presso l'Ufficio Locale Marittimo di Trani, ieri ha effettuato un'operazione mirata, sul litorale del comune di Trani, da cui è scaturito il sequestro di 16 Kg di datteri di mare con conseguenti informative di reato per pesca e detenzione di datteri di mare (punite con l'arresto fino ad un anno) nonché danno ambientale (punito con reclusione da sei mesi a tre anni) e detenzione illecita di specie protetta (punita con l'ammenda da € 10.329 a € 103.291 o con l'arresto da tre mesi ad un anno). Trattasi di una delle più grosse operazioni di contrasto alla pesca del dattero di mare effettuate negli ultimi anni nel Compartimento. L'accertamento è avvenuto in seguito ad un appostamento durato svariate ore. Non conoscendo la zona di pesca ma solo il punto di sbarco, i militari impegnati hanno atteso l'arrivo del gommone dei pescatori direttamente sulla costa. In particolare si parla della banchina retrostante la Capitaneria. Modus operandi solito per chi è del mestiere: 3 persone a bordo di cui una addetta solo alla vigilanza (il c.d. “palo”). Impossibile accertare il reato in mare senza un sub in grado di verificare il prodotto lasciato (e nascosto) sul fondale. Difficile anche da terra perché i datteri non vengono sbarcati mai assieme ai pescatori all'ormeggio. Di solito vengono lasciati in un punto lontano dal porto oppure su un'altra imbarcazione, magari che non dia nell'occhio come una piccola unità da diporto. A volte sono state utilizzate anche barche a vela. Stavolta però i pescatori sono stati troppo sicuri di sè e hanno pensato bene di sbarcare il prodotto a portata di visuale sia degli uffici della Procura che di quelli della Capitaneria. L'errore è stato troppo grande perché nessuno se ne accorgesse. Ad ogni modo uno dei tre dell'equipaggio è riuscito a scappare con il gommone ma senza il prodotto (sequestrato e pesato: 16 Kg). Immediatamente è stata ordinata l'uscita in mare di tutte le Motovedette ed i gommoni del Compartimento (da Giovinazzo a Barletta) che però, al momento della stesura del presente comunicato, non sono ancora riuscite a trovare l'unità utilizzata dai pescatori. Le indagini, oramai quasi completate, sono in corso al fine di identificare il terzo “dattarolo”. L'attività è di particolare importanza in quanto la pesca dei datteri realizza un danno ambientale comunemente quantificato in un metro quadro di desertificazione di fondale per ogni chilogrammo di prodotto pescato. Si pensi peraltro che, per i recidivi nella fattispecie, è prevista la possibilità di arresto in flagranza di reato. Nonostante la gravità delle pene previste però, continuano imperterriti l'attività di pesca tutti coloro i quali sono troppo attratti dai forti guadagni legati alla vendita (ad oggi, un chilogrammo di datteri, vale sul mercato nero fra i 50€ ed i 70€). È infatti da sfatare il mito comune che identifica queste persone come appartenenti alla fascia più povera della popolazione. Chi intraprende questo tipo di attività guadagna abbastanza da giustificare anche il rischio di un arresto. Tanto per fare un esempio, i pescatori sorpresi in data odierna, navigavano a bordo di un mezzo da svariate migliaia di euro e, in due, pescando per meno di quattro ore, hanno realizzato 16 kg di prodotto. Il calcolo sui guadagni è facile. Ad onor del vero però, si deve puntare il dito anche contro la noncuranza di tutti i comuni cittadini che alimentano la domanda di questo mercato, rendendosi colpevoli, sia legalmente che moralmente, al pari di chi pesca. Fortunatamente fanno da contraltare ai “golosi”, le persone che aguzzano la vista e segnalano casi sospetti alle Autorità costituendo un reale e valido aiuto per i militari impegnati quotidianamente in questo tipo di vigilanza. Per quanto attiene l'operazione comunque, il tutto è avvenuto sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, dr. Luigi Scimè, nonché del Servizio Operativo e della Sezione Polizia Marittima e Difesa Costiera della Capitaneria di Porto di Molfetta, retta Capitano di Fregata (CP) Antonio Cuocci. L'attività si inserisce nel più ampio contesto dell'operazione “Mare sicuro 2008” posta in essere dal Corpo delle Capitanerie di Porto lungo tutte le coste italiane ed avente come oggetto tanto la salvaguardia della vita umana in mare, quanto, come in questo caso, la salvaguardia del mare stesso. Bene comune di tutti i cittadini.
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