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Salvemini nostro contemporaneo A 60 anni dalla sua morte, le Giornate Salveminiane del “Non Mollare!”
15 novembre 2017

Gaetano Salvemini moriva il 6 settembre 1957 a Sorrento, circondato da amici e discepoli che lo avevano seguito ed amato fino alla fine. Tuttavia, i sessant’anni trascorsi dalla sua morte non hanno in alcun modo reso superate le sue riflessioni né spuntati i suoi strali. Le “Giornate Salveminiane”, organizzate a Molfetta dalla Rete delle Scuole Superiori in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, il Centro Studi Molfettesi, l’Istituto Comprensivo “Battisti – Pascoli” e la Fondazione Di Vagno di Conversano, ci hanno restituito l’immagine di un Salvemini tuttora vivo e vegeto, antiretorico, nutrito di saldi studi e di forti convinzioni etiche, mai domo nella sua volontà di lotta, ricco di un profondo senso di umanità e dignità, che tanto può ancora dare agli uomini e alle donne del Duemila. La sua figura è sempre viva tra noi in un duplice senso: sia perché operano nella nostra città piccole cellule di salveminiani che ne rendono feconda la memoria, sia per l’attualità del suo messaggio, messo in luce da studiosi e storici contemporanei. Questa azione enzimatica viene svolta nella nostra realtà da nuclei di docenti e dirigenti entusiasti come quelli della Rete delle Scuole Superiori, che ormai da cinque anni organizza il Concorso “Gaetano Salvemini e i giovani”, diffondendo fra le giovani generazioni la conoscenza del grande storico ed attualizzandone il pensiero attraverso l’analisi dei suoi scritti. La stessa Rete organizza, nel nome di Salvemini e del suo discepolo più caro, Ernesto Rossi, un gemellaggio con l’Istituto “Vittorio Emanuele II” di Bergamo, fecondo di legami basati sulla condivisione di valori comuni. Un altro nucleo di “seminatori” quanto mai fecondi opera da qualche anno nell’Istituto Comprensivo “Battisti – Pascoli”, a cominciare dalle docenti della Scuola dell’Infanzia “Filippetto”, dove si racconta ai piccolissimi chi era questo bambino e perché la loro scuola ha questa intestazione. Nella Scuola primaria, poi, si analizza la profonda amicizia fra Salvemini e Cesare Battisti, purtroppo spezzata dalla condanna a morte di quest’ultimo nel 1916, ma mai interrotta con la moglie Ernesta Bittanti, che ne tenne viva la memoria e i rapporti fino alla sua fine. Nella Scuola Media “Pascoli”, infine, esiste dal 2013 una “Sezione Salveminiana”, in cui si conservano documenti e scritti sullo storico molfettese e opere dello stesso, consultabili il lunedì dalle 10 alle 11. Nello stesso settore, una realtà locale ben nota ai cittadini è quella del Centro Studi Molfettesi, che da anni, attraverso le ricerche dell’ormai scomparso Presidente Pasquale Minervini e del prof. Marco Ignazio de Santis, ha portato alla luce aspetti inediti della biografia, del pensiero e dell’attività politica del Salvemini. È il caso del testo presentato durante le “Giornate Salveminiane” “Francesco Picca, Lettere a Gaetano Salvemini (1902-1924)”, frutto di un lavoro venticinquennale di ricerca del Minervini, curato e dato alle stampe postumo, in quest’anno, dal de Santis. Dal carteggio emerge la figura di un altro rispettabilissimo cittadino molfettese, don Ciccillo Picca, sindaco e consigliere provinciale dal 1902 al 1904, definito dallo stesso Salvemini “uomo intellettualmente e moralmente superiore”. Caro amico e soda-le di battaglie politiche, Picca fu protagonista di un esperimento riformista unico nella storia molfettese, mantenendosi “puro e generoso”, come ebbe a dire di lui lo stesso Salvemini. Molto proficua è stata la collaborazione con la “Fondazione Di Vagno” di Conversano, organizzatrice di un ciclo di incontri sulla figura di Salvemini presso l’Università di Bari: questo ha consentito al Comitato Organizzatore di portare a Molfetta studiosi di livello nazionale ed internazionale, come il prof. Andrea Ricciardi o il prof. Renato Camurri o il prof. Gaetano Pecora, gli ultimi due già amici della nostra città e del Concorso “Gaetano Salvemini e i giovani”. Pur provenendo da diverse Università italiane e straniere (Harvard), in cui si dedicano a ricerche diversificate sullo storico molfettese, i tre studiosi salveminiani hanno concordemente evidenziato il ruolo di intellettuale “militante” e cosmopolita del Nostro, in quanto portatore di quella visione teorica e quello studio dei problemi che servono ad incidere sulla realtà e a trasformarla. Il Salvemini insegnante che lotta per la “scuola laica”, libera da ogni ideologismo, di qualsiasi colore esso sia; il Salvemini fuoriuscito che in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti analizza e smaschera il vero volto del Fascismo; il Salvemini anziano che interviene dalle pagine delle riviste sui problemi della neonata Repubblica italiana, un po’ “scombinata”, ma molto attiva nella propria ricostruzione, hanno in comune questa cifra: studio serio delle questioni, rigore morale e capacità di autocritica, salace ironia e soprattutto concretismo efficace, attivo e mai disfattista. Di qui l’attualità del suo metodo nell’affrontare gli annosi problemi della società italiana, siano essi la formazione della classe dirigente, la riforma elettorale o i rapporti fra Stato e Chiesa. Di qui anche la sua scomodità di intellettuale politicamente “scorretto”, difficilmente contenibile in rigidi schemi ideologici, perché dotato di uno spirito critico sempre al lavoro. Molto positivo, dunque, il bilancio delle “Giornate Salveminiane”, per gli insegnamenti ereditati, per l’affetto con cui i relatori si sono legati alla nostra città, per la presenza ed il protagonismo delle giovani generazioni, che hanno organizzato e condotto la manifestazione sulla scuola laica. Accanto a un pubblico molto attento e cordiale, ha stupito la vistosa assenza delle élites politiche e intellettuali della nostra città, ma tant’è…. “Fa’ quel che devi, avvenga che può”! © Riproduzione riservata

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