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Ritornano gli incontri con gli autori presso “Il Ghigno” di Molfetta: Mirella Serri ha presentato il suo libro “Un amore partigiano”
22 ottobre 2014

MOLFETTA - Il Fascismo e la Resistenza sono forse tra i periodi della storia del nostro Paese più analizzati, sotto ogni aspetto, da quello più prettamente politico a quello sociale, eppure qualcosa ancora sfugge; certo, non è semplice, a distanza di 60 anni circa, avere notizie sicure sullo svolgimento di episodi che hanno segnato poi per sempre il futuro dell’Italia, ma forse c’è stato un preciso desiderio di dimenticare o comunque di non approfondire una serie di avvenimenti che avrebbero, sicuramente, fatto pendere il giudizio tra innocenti e colpevoli in maniera diversa. Una sorta di “damnatio memoriae”.

Mossa dalla sua grande passione per la storia, la giornalista Mariella Serri (foto), già docente di letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma, ha riportato alla luce la storia d’amore tra due partigiani, ma non due partigiani qualsiasi (dopo capirete il perché) grazie al suo ultimo lavoro “Un amore partigiano: storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza”, presentato presso la libreria “Il Ghigno” di Molfetta.

L’incontro si è subito trasformato in un dialogo grazie alle ben oculate domande di Giovanni Pappagallo, professore di filosofia presso il Liceo scientifico “A. Enstein” di Molfetta.

Ma procediamo con ordine, raccontando se pur in maniera generale, il contenuto del libro: è la storia d’amore di Gianna e Neri, nomi di battaglia di una staffetta partigiana lei Giuseppina Tiussi e di un partigiano lui Luigi Canali che si incrocia il 28 aprile 1945 con la storia dei più famosi amanti Benito Mussolini e  Claretta Petacci, proprio nel giorno quindi della morte di questi ultimi due. I due giovani protagonisti tra l’altro, sono anche i due partigiani che si occuparono dell’arresto del Duce e della sua donna. Ci aspetteremo quindi, che vengano visti come degli eroi ed invece accusati di tradimento, dopo la morte di Mussolini e Claretta, dopo l’inizio della pace e dopo che tutto sembrava finalmente finito, sottoposti a violenze di ogni genere vengono uccisi e poi dimenticati dalla storia (ancora oggi, davvero in pochi forse sono coloro che conoscono le vicende di questi due ragazzi infelici). Lei soprattutto, morta il giorno del suo 23° compleanno, era stata accusata di aver svelato, sotto tortura da parte dei fascisti, i nomi di alcuni suoi compagni impegnati con lei nella compilazione dell’elenco del cosiddetto “oro di Dongo” (accusa tra l’altro non supportata da prove).

La Serri ha spiegato come nelle diverse ricerche alla base del suo lavoro, due autori soprattutto le hanno dato una grande aiuto: Calvino che ne “I sentieri dei nidi di ragno” racconta la storia non solo dei partigiani “dritti” ma anche dei partigiani “storti” perché, sì, esistevano anche i partigiani cattivi e non c’è leggenda che tenga; e Fenoglio che  affermava che i suoi partigiani non erano da “stormo”. Bene, Gianna e Neri sono passati per partigiani “storti” perché non da “stormo”; tutto è stato dimenticato, tutto è caduto in prescrizione ed i colpevoli di questa ingiustizia, ironia della sorte, sono gli stessi che hanno guidato l’Italia nel secondo dopoguerra nel PCI (Partito Comunista Italiano).

Il fine di questo libro è proprio quello di far conoscere i retroscena di un periodo così conosciuto, le atrocità del fascismo e del Nazismo, i complotti di una sinistra “educata” dalla Madre Russia e che per i suoi scopi fa fuori gli anarchici trotskisti (celebri sono le morti di Bernieri e Barbieri) e no si preoccupa nemmeno di inimicarsi le classi più basse della popolazione italiana, come i contadini, che proprio per questo motivo, inizialmente, sorridevano al Fascismo.

Proprio riguardo a questo punto, tornando alla nostra storia, vediamo come capitan Neri cercasse un dialogo con la popolazione ed addirittura come si opponesse anche all’uccisione di Mussolini perché, oltre a volerne il processo, sperava in ultima confessione del Duce sui lati più nascosti del suo rapporto con Hitler.

Del Duce però oggi si sa moltissimo, un uomo affetto da bulimia di potere, denaro e sesso, nell’ultimo periodo un uomo già morto, fatto fuori in realtà da quello che lui considerava il suo più stretto alleato, Hitler; ma il personaggio, o meglio la persona che dall’opera della Serri ne esce, giustamente, distrutta è Claretta Petacci. Di Claretta e della sua storia con Mussolini tutti sapevano ma nessuno ne parlava, per timore e rispetto per la dittatura, fino al 25 luglio 1943, quando il “Corriere della sera” dà la notizia della caduta del governo del Duce. È sempre passata alla storia come colei che si è immolata per il suo uomo, ma non è così e nel libro viene spiegato molto bene grazie alla sua descrizione fatta, volutamente, con registro basso; donna spregevole, è priva di qualità umane oltre che antisemita, proprio come il suo Benito (anzi, pare peggio!) nel momento della fuga, con la speranza di condurre una vita quasi da first lady fuori dall’Italia in cui invece era odiata, raccatta tutte le sue ricchezze, segnata anche lei da quella bulimia di possesso che colpiva il Duce.

Giungiamo ora alla conclusione di quello che potrebbe sembrare un romanzo, ma non lo è in piena regola: passati decenni dai fatti raccontanti, Walter Veltroni, allora Vicepresidente del Consiglio e l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, hanno fatto riemergere questa storia dai polverosi documenti sulla Resistenza ed hanno assolto Gianna e neri dall’accusa di tradimento anche se forse, la verità su questi due giovani non si conoscerà mai.

Ancora oggi, se consultiamo il sito internet dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), i nomi di Giuseppina Tiussi e Luigi Canali non sono ricordati tra gli eroi della Resistenza.

© Riproduzione riservata

Autore: Daniela Bufo
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