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Rimessi in libertà i commercianti abusivi di frutta e verdura a Molfetta Scade oggi la proroga concessa dal sindaco, cosa avverrà ora? Probabile nuova proroga
30 settembre 2010

MOLFETTA - I venditori ambulanti abusivi di frutta e verdura (che hanno invaso piazze e strade cittadine) arrestati dai carabinieri nel secondo blitz ordinato dalla magistratura il 21 settembre,sono tornati in libertà. Lo ha disposto il Gip del Tribunale di Trani accogliendo le richieste dei difensori.
Si tratta di due uomini e una donna accusati di “invasione di terreni o edifici” (pena prevista 2 anni di reclusione) e della violazione dei sigilli apposti dai carabinieri (pena prevista da 3 a 5 anni) nel precedente blitz dell’8 giugno scorso.

Una coincidenza: scadono oggi le proroghe concesse dal sindaco Antonio Azzollini dopo il primo blitz.
Cosa succederà ora? Il sindaco emanerà una nuova ordinanza di proroga (molto probabile, considerato che almeno fino all’8 ottobre non verrà presentato in consiglio comunale il piano per il commercio), oppure anche in questi casi ci sarà l’intervento dei carabinieri per sanare le irregolarità?
Il caos del commercio continua con la tolleranza dell’amministrazione comunale.
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1 - SBAGLIANDO S'IMPERA. E chi più sbaglia più impera. Sarà per questo che i giudici comandano l'Italia? Per celebrare un processo civile, tanto per cominciare, in Italia ci vuole più tempo di quello impiegato in Gabon o a Sao Tomé e Principe. Facciamo meglio soltanto del Congo: bella consolazione. In Sicilia, pensate, una causa su alcuni terreni si è conclusa dopo 192 anni: era iniziata ai tempi del congresso di Vienna, è finita ai nostri giorni. E a Roma, per non farsi mancare nulla, si sono tenute ben 70 udienze di un processo penale con un defunto per imputato. E poi dicono che le risorse sono ridotte al lumicino... A ogni inizio di anno giudiziario (rito costoso e inutile: da abolire), si certifica ufficialmente la bancarotta del sistema. “La giustizia è morta”, si sancisce con tanto di parrucconi e ermellini schierati. Bene: in qualsiasi azienda i responsabili di una simile bancarotta sarebbero già finiti davanti al tribunale fallimentare. O almeno a pettinare le bambole. Invece i magistrati no, al contrario: todos caballeros, tutti premiati. I magistrati vivono nell'Eldorado dello stipendio d'oro, dello scatto automatico, avanzamento garantito e privilegio incorporato. Hanno le paghe più alte d'Europa, pensioni d'oro e 51 (proprio così: 51) giorni di ferie l'anno. Dopo 28 anni di lavoro (lavoro, si fa per dire...), cascasse il mondo, tutti raggiungono lo status di magistrato di Cassazione. Tutti, ma proprio tutti: anche il giudice più scarso, anche quello che è stato sempre nel più sperduto paesino di provincia a occuparsi di furti di pecore e sconfinamenti di capre sui pascoli altrui. Magistrato di Cassazione pure lui, all'onor caprino. Ma vi rendete conto?

2 - Il 67 per cento dei togati ha un ruolo superiore alle mansioni svolte. E gli esami per l'avanzamento di carriera registrano il record mondiale dei promossi: 99,6 per cento del totale. Per farsi bocciare non basta nemmeno sputare in faccia all'esaminatore e contemporaneamente insultare la sua mamma... Che ci volete fare? La giustizia (giustizia, si fa per dire...) funziona così: chi sbaglia non paga mai. La sezione disciplinare del Csm è una succursale di una barzelletta. Le possibilità di incappare in una sanzione sono pari al 2,1 per cento. In otto anni i magistrati che hanno perso la poltrona sono stati lo 0,065 per cento del totale. Con sentenze di assoluzione, a volte, davvero grottesche: un pubblico ministero, per esempio, è stato perdonato perché “non sapeva ciò che andava dicendo”. E due magistrati che hanno lasciato a marcire 1040 faldoni nel sottoscala e 63 persone in galera per pura dimenticanza non sono stati condannati perché nella loro “notevolissima mole di lavoro”, dice la sentenza, il numero dei faldoni dimenticati e delle scarcerazioni non effettuate è “marginale”. Marginale? Capite? 63 persone dimenticate in carcere e oltre mille faldoni sono “marginali”... In compenso, forse per farsi perdonare gli innocenti che dimenticano in carcere, le toghe si rifanno scarcerando con una certa frequenza boss e criminali incalliti. Lo scorso aprile 21 esponenti di un pericoloso clan barese sono stati liberati perché il magistrato si era dimenticato di depositare in tempo le motivazioni delle sentenze. Particolare curioso: si trattava di un magistrato appena promosso con un solenne encomio per la sua “elevata laboriosità”.


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