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Molfetta, operazione “piazza pulita bis”, nuovo blitz dei carabinieri per sgomberare fruttivendoli abusivi. Tre arresti Impegnati 80 militari per eseguire 14 ordinanze di sequestro preventivo di beni. Cosa farà il sindaco Azzollini, darà di nuovo i permessi agli ambulanti?
21 settembre 2010

MOLFETTA - Oggi 21 settembre 2010, dalle ore 9, a Molfetta, 80 militari della locale Compagnia Carabinieri e dell’ 11° Battaglione Carabinieri “Puglia”, stanno eseguendo 14 ordinanze di sequestro preventivo di beni emesse in data 17 settembre 2010 dal Gip del Tribunale di Trani dott. Roberto Oliveri del Castillo che, concordando con le risultanze investigative prodotte dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Molfetta e dalla Polizia Municipale di Molfetta, nel corso delle indagini coordinate dal Sost. Proc. dott. Giuseppe Maralfa, ha ritenuto tredici negozianti di frutta e verdura, tutti molfettesi, di cui 4 ambulanti, 8 in sede fissa, ed uno titolare di entrambi i tipi di esercizio, responsabili, a vario titolo, dei reati di:

-        “invasione di terreni o edifici” (art. 633 c.p.), comportamento reiterato rispetto alla operazione precedente dell’8 giugno;
-        violazione dei sigilli, per aver, da giugno 2010 ad oggi, violato i sigilli apposti dai Carabinieri sulle aree sequestrate attraverso l’esposizione sulle stesse aree oggetto del sequestro ed affidate in custodia ai negozianti stessi.
L’elemento di novità rispetto alla precedente operazione è che stavolta sono stati perseguiti con maggiore rigore tre commercianti, che, citando testualmente l’ordinanza di custodia cautelare, hanno «posto in essere con protervia e spregiudicatezza condotte illecite come se non fosse accaduto nulla, come se si trovassero nella piena legalità di un diritto ormai acquisito, e pure nella qualità di custodi si sono riappropriati di luoghi pubblici e installazioni in sequestro». Nei confronti dei tre (tra cui una donna), sono state eseguite altrettante ordinanze di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari.
In particolare, gli appostamenti e le riprese video-fotografiche realizzate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta hanno dimostrato che:
-        in un caso, il fruttivendolo, con assoluta noncuranza dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, aveva occupato con continuità la sua “vecchia” postazione, nonostante fosse stata sequestrata, sia prima di divenirne il custode, sia dopo che la stessa area gli era stata affidata dal giudice;
-        negli altri due casi, invece, esattamente come avveniva prima dell’operazione “Piazza Pulita” dell’8 giugno, i due commercianti continuavano ad occupavano stabilmente, senza alcuna autorizzazione (nemmeno al commercio ambulante), le aree poste sotto sequestro, tutti i giorni, 24 ore su 24.
L’indagine, già avviata nello scorso mese di dicembre, è stata svolta dai Carabinieri del Nor di Molfetta in concorso con la Polizia Municipale di Molfetta, attraverso l’osservazione e la ripresa video-fotografica degli obiettivi, in più occasioni, da gennaio a settembre, allo scopo di attestare senza ombra di dubbio che l’occupazione abusiva del suolo pubblico fosse compiuta continuativamente, anche in orario notturno, sia dai commercianti in sede fissa (titolari quindi di un negozio), sia dai commercianti ambulanti.
Da giugno ad oggi, è stato accertato che i fruttivendoli che hanno continuato ad agire in disprezzo dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria sono stati 13, meno della metà dei 29 destinatari dei provvedimenti di sequestro eseguiti l’8 giugno. Sicuramente un successo nel ripristino della legalità, in un settore delicato quale la regolamentazione dei “servizi di prossimità” indispensabili per la cittadinanza: non un contrasto all’esercizio del commercio, ma un invito a rispettare ed a far rispettare le regole che la società stessa si impone, nell’interesse di tutti i suoi membri.
Nel corso dell’operazione, anche stavolta come a giugno sono stati rimossi e sequestrati tutti i beni materiali per l’esposizione delle merci (gazebo, bancarelle, cassette,etc., tutti affidati in custodia giudiziale in attesa dell’eventuale provvedimento di confisca), mentre i prodotti ortofrutticoli sono stati resi agli operatori commerciali dopo essere stati tolti dalle aree ad essi interdette.
 
Ancora una volta le forze dell’ordine e la magistratura ristabiliscono la legalità a Molfetta. Nel mentre apprezziamo il loro lavoro, ci auguriamo che il sindaco di centrodestra Antonio Azzollini, che governa la città, non commetta l’errore fatto il precedente blitz dei carabinieri, di concedere agli stessi fruttivendoli i permessi per continuare ad occupare piazze e strade della città.
Ci auguriamo anche che l’opposizione questa volta faccia sentire forte la propria voce a difesa della legalità e contro l’estemporaneo modo di governare fuori delle regole, che ha degradato la città a livelli mai raggiunti in passato, al punto da vanificare anche il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, contro la stessa opinione pubblica contraria all’occupazione abusiva di strade e piazze.
 
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1 - Ogni tanto mi capita di affermare in rete come in Italia la Giustizia non esista, che la discrezionalità di molti magistrati sia diventata eccessiva, che spesso ci si trovi a lottare contro ignavia, superficialità, incompetenza e qualche volta persino malafede. Ogni volta, puntualmente, mi vedo rispondere che la mia è una visione soggettiva e che mediamente la Giustizia funziona e che i magistrati, anche se non esenti da difetti e anche se, da esseri umani, soggetti a errore, sono tutti sostanzialmente in buona fede. Guarda caso queste affermazioni mi arrivano prevalentemente da chi nei tribunali ci lavora, in primis, gli avvocati. Qualche mese fa ero in aereo per una delle sempre più frequenti trasferte di lavoro a Milano, quando leggo sul Corriere il seguente articolo di Luigi Ferrarella: GIUSTIZIA AMMALATO DOPO 247 GIORNI AGLI ARRESTI. SOTTO ACCUSA PER 8 ANNI - Il maestro assolto e risarcito «Non violentò due alunni» La Corte di Milano: ma la sua vita resterà stravolta. Il ricorso. L'Avvocatura dello Stato impugna il risarcimento: «158 mila euro concessi sono troppi» In genere quando leggo queste cose, finisco per arrabbiarmi... so perfettamente come sia impossibile per un cittadino difendersi da essa. I classici meccanismi di difesa, infatti, sono disegnati in realtà più per proteggere il sistema stesso che l'imputato, il quale si trova spesso a dover spendere cifre che finiscono per metterlo a terra economicamente mentre i tempi assurdamenti lunghi lo schiacciano sull'altro fronte, ovvero quello della sua vita personale.
2 - D'altra parte, quegli stessi avvocati che mi dicono che sono io che non capisco e che la giustizia tutto sommato esiste anche da noi, sono gli stessi che sanno benissimo che loro, che vincano o perdano, l'onorario richiesto lo prenderanno sempre, né più né meno. Mi riesce difficile pensare che un professionista possa essere davvero motivato quando il risultato non conta ai fini della remunerazione e d'altra parte la mia esperienza personale è che quando il gioco si è fatto davvero duro, pur di non avere noie o problemi con l'Ordine o con la magistratura stessa, hanno mollato. Perché stupirsi, a questo punto? Parliamoci chiaro: questo non è un caso isolato. Forse è più eclatante di altri, ma il problema è proprio che di casi del genere ce ne sono a migliaia, ma dato che i danni non sono così ingenti, o quanto meno non da meritare un articolo su un quotidiano, di essi neppure se ne parla. Ma la malagiustizia è come la malasanità: alcuni casi gravissimi vanno sui media, ma la maggioranza di quelli contro cui combattiamo ogni giorno, neppure vengono menzionati. Nel loro insieme il quadro è tuttavia drammatico, anzi, tragico. Ma nessuno fa niente perché tutti hanno paura dei magistrati: avvocati, politici, giornalisti. E il motivo è semplice: quando non si tratta di faide interne, se qualcuno di loro sbaglia, al massimo lo trasferiscono a far danni altrove, ma chi ne è stato vittima non si vede riconoscere neppure il diritto a vedere i propri diritti ripristinati e i danni subiti rimborsati. Dalla criminalità almeno si può sperare che lo Stato ci difenda: dalla malagiustizia no!!!

2) Ma, all'interno del microcosmo molfettese, si è riprodotto il conflitto - duro, opaco e latente - fra magistratura e politica, e fra i due poli, una vasta gamma di fessi (Prezzolini 1-2-8-10) e di furbi (Prezzolini 3-5-7-9) e poi, aggiungo io, della stampa -bavaglio.- Va però detto che in quanto a mancata osservanza di provvedimenti dei giudici, i nostri fruttivendoli sono in ottima compagnia: nessuno di noi ha ancora dimenticato che la Fiat ed il suo acclamato Marchionne si è volutamente sottratta all' adempiere le ordinanze del Tribunale di Melfi, in barba perfino alle sollecitazione di Napolitano; poi, nessuno potrà negare che alcuni (i furbi) sapevano che stava arrivando la buriana (fra questi il cospiratore – papista - con aderenze fra i palazzi sparsi: post a “Fiamme nella notte”, 06/09/2010, ore 19:48:03) e che gli altri (i fessi) sono rimasti al palo. Tutto ciò dà voce a chi afferma che i corridoi dei nostri palazzi di giustizia - come tanti altri nella pubblica amm.ne - sono come le sacrestie delle parrocchie: questuanti e perpetue la fanno da padroni, sono molto loquaci e pure pettegoli. Ora, toccherebbe ai cittadini, a ciascuno di noi per i nostri figli e per i figli dei nostri figli, proporre rimedi, ma anche prendere decisioni, aprire dibattiti e formulare proposte che poi dovrebbero avere esito nella cabina elettorale: qui possiamo dare la parola anche a quelli dell'AGORA', perché nel SUK possono spettegolare tutti, mentre lì solo gli adepti; e potrei incominciare col dire che nella pubblica amm.ne come nella magistratura vanno individuate e sterminate le cricche, isolati i delatori e gli untori, espulsi gli incapaci ed i collusi con massoneria deviata e malavita… insomma, i furbi.

“ DEL BUEN SUCESO QUE EL VLEROSO DON QUIJOTE TUVO EN LA ESPANTABLE y jamás imaginada AVEANTURA DE LOS MOLINOS DE VIENTO... En esto, descubrieron treinta o cuarenta molinos de viento que hay en aquel campo, y así como don Quijote los vio, dijo a su escudero: — La ventura va guiando nuestras cosas mejor de lo que acertáramos a desear; porque ves allí, amigo Sancho Panza, donde se descubren treinta o pocos más desaforados gigantes, con quien pienso hacer batalla y quitarles a todos las vidas, con cuyos despojos comenzaremos a enriquecer, que esta es buena guerra, y es gran servicio de Dios quitar tan mala simiente de sobre la faz de la tierra. —¿Qué gigantes? —dijo Sancho Panza. —Aquellos que allí ves —respondió su amo—, de los brazos largos, que los suelen tener algunos de casi dos leguas. —Mire vuestra merced —respondió Sancho— que aquellos que allí se parecen no son gigantes, sino molinos de viento, y lo que en ellos parecen brazos son las aspas, que, volteadas del viento, hacen andar la piedra del molino. -Bien parece —respondió don Quijote— que no estás cursado en esto de las aventuras: ellos son gigantes; y si tienes miedo quítate de ahí, y ponte en oración en el espacio que yo voy a entrar con ellos en fiera y desigual batalla. Y, diciendo esto, dio de espuelas a su caballo Rocinante, sin atender a las voces que su escudero Sancho le daba, advirtiéndole que sin duda alguna eran molinos de viento, y no gigantes, aquellos que iba a acometer,,, que eran gigantes, que ni oía las voces de su escudero Sancho, ni echaba de ver, aunque estaba ya bien cerca, lo que eran, antes iba diciendo en voces altas: —Non fuyades, cobardes y viles criaturas, que un solo caballero es el que os acomete. Levantóse en esto un poco de viento, y las grandes aspas comenzaron a moverse, lo cual visto por don Quijote, dijo: —Pues aunque mováis más brazos que los del gigante Briareo, me lo habéis de pagar. Y en diciendo esto, y encomendándose de todo corazón a su señora Dulcinea...














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