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Ricordo di Lorenzo Palumbo lo studioso, il docente, l’uomo
15 aprile 2019

Un uomo schivo ma disponibile con tutti che ha saputo lasciare una traccia indelebile della sua indiscussa ed apprezzata cultura. Era questo il prof. Lorenzo Palumbo che l’Aneb di Molfetta (Associazione nazionale educatori benemeriti) ha voluto ricordare a 10 anni dalla morte attraverso il suo percorso di vita, di studi, di impegno nella scuola e nell’università, come saggista e storico. Un omaggio doveroso soprattutto all’educatore di tante generazioni di giovani, come ha sottolineato il presidente Aneb prof. Michele Laudadio sottolineando che l’Associazione ha tra le sue finalità non solo quella di promuovere la cultura sul territorio ma al tempo stesso di dare rilievo a chi si è prodigato affinché questa cultura fosse accessibile a tutti attraverso il suo impegno professionale. L’evento ha avuto il patrocinio morale dell’Amministrazione Comunale di Molfetta e dell’Università degli Studi “A. Moro” di Bari che hanno concesso all’Aneb anche l’uso del logo di queste istituzioni sul manifesto celebrativo. Il prof. Lorenzo Palumbo, apprezzato collaboratore di “Quindici” e zio del redattore Gianni Antonio Palumbo, pur se nato a Palagiano (TA) il 15 febbraio 1929 da due genitori entrambi insegnanti di scuola primaria, trascorse la sua vita prevalentemente a Molfetta dove frequentò il Liceo Classico e dove insegnò Italiano e Storia nell’Istituto Magistrale “Vito Fornari”. Dal 1976 è stato anche professore associato di “Storia dell’Agricoltura” e di “Sociologia Rurale” presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari. Si è interessato prevalentemente delle vicende del mercato pugliese dal Cinquecento all’Ottocento, dell’organizzazione ecclesiastica di alcune diocesi di Terra di Bari e del ruolo dei ceti contadini nell’economia e nella società pugliese di antico regime. Il prof. Palumbo, come autore di numerose monografie e saggi, ha collaborato con varie riviste: “Archivio Storico Pugliese”, Studi Storici Meridionali”, “Rivista di Storia dell’Agricoltura”, “Risorgimento e Mezzogiorno”, “Rivista di Scienze Religiose”, “Quindici” ed è stato membro della Società di Storia Patria Pugliese. Ha inoltre dedicato la sua attenzione al contesto molfettese, con alcuni contributi sugli antifascisti molfettesi e sugli “aspetti demografici e sociali” della città nel periodo compreso tra gli anni Trenta e Cinquanta. È, tuttavia, al Basso Salento e agli uomini di quella terra, alla suggestione “di un passato, non inglorioso, che è forse ancora il presente” scandagliato con amorevole passione fino agli ultimi tempi della sua vita, che dedica alcuni dei suoi più interessanti lavori: Il massaro, zio prete, la bizzoca (Congedo 1989), L’onomastica storica di Poggiardo e le strutture comunitarie (Bari 1995), Baroni ribelli e indocili vassalli (Bari 1996), La casa, le famiglie, i patrimoni ( Edipan 2006), Un feudo ecclesiastico: Uggiano La Chiesa nel Settecento (Edipan 2007). «Lorenzo Palumbo era un uomo saggio – ha detto il prof. Angelantonio Spagnoletti, ordinario emerito di Storia moderna all’Università di Bari, che ne ha avuto conoscenza diretta -. Aveva una grandissima cultura, ma era modesto, non dispensava il suo sapere, ma utilizzava noterelle, annotazioni a margine si accodava ad un altro storico e lasciava la possibilità di sviluppare il materiale che pubblicava, offrendolo a successive elaborazioni. Ma soprattutto lavorava sui documenti, era minuzioso. Uno degli argomenti oggetto di studio è stato la storia della Chiesa e della sue Istituzioni, perché non si può fare storia moderna senza considerare il ruolo della Chiesa e il suo rapporto con i laici. Una Chiesa dove il clero era ignorante, con superstizioni imperanti e arredi fatiscenti e con questi fattori i fedeli dovevano fare i conti. Anche i monasteri erano pieni di donne senza vocazione, più demoni che monache. Insomma, accanto ai sacerdoti santi, c’erano anche quelli che lo erano meno e si tramandavano il titolo in famiglia. Palumbo ha studiato anche gli aspetti patrimoniali. Lui fa la storia delle comunità, racconta, non teorizza. Parla del rapporto con il tempo “studio il lento fluire del tempo, nella periferia dell’impero nel Regno di Napoli”. Infine lo ricordo sempre presente negli archivi e sempre prodigo di consigli nei confronti dei docenti più giovani». Della molfettesità di Palumbo ha parlato il prof. Giuseppe Poli, ordinario di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Bari (che ha portato i saluti del Rettore Uricchio, impossibilitato ad intervenire), rimarcandone la sua notevole cultura. Anch’egli ha parlato degli studi di Palumbo sulla Chiesa nel periodo che precede la riforma del Concilio di Trento, del clero corrotto, della condotta malthusiana del celibato forzato. «Altro studio di Palumbo è stato quello della società rurale e della feudalità che scompare con la rivoluzione francese e Napoleone. Tutto ciò attraverso lo studio dei documenti ecclesiastici, sulla gestione delle proprietà, della contabilità, dei rapporti sociali e dell’andamento dei prezzi e del rapporto con i salari. E lui pubblicava i suoi lavori sulla rivista di storia economica e sociale dell’Università di Napoli e negli annali di economia della Bocconi. I suoi scritti erano molto apprezzati, come le sue ricerche e i suoi approfondimenti. Con Palumbo abbiamo visto il funzionamento della società dal suo interno e non dall’alto. Ogni sua pubblicazione aveva un’appendice utile agli altri per approfondire l’argomento, quindi era un ulteriore contributo allo studio. Il massaro, zio prete e la bizzoca, sarebbe diventato un best seller. Lo studio del Mezzogiorno lo ha portato a considerare che le condizioni non erano uguali dappertutto». Infine il sindaco Tommaso Minervini ha accostato il lavoro di Palumbo al metodo della ricerca storia del prof. Giovanni de Gennaro e ha ricordato le conversazioni e i confronti culturali ed etiche si tenevano alla libreria Einaudi, diversamente da ciò che avviene oggi, dove tutto si limita ad internet. Allora c’era un cenacolo di amici che hanno trasmesso ai giovani valori e conoscenze. Infine, la figlia di Lorenzo, Lucrezia Palumbo, ha ringraziato l’Aneb e l’amministrazione comunale per aver promosso la serata in ricordo del padre. © Riproduzione riservata

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