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Rapina al negozio di detersivi vicino la stazione di Molfetta, un ferito
30 gennaio 2016

MOLFETTA - Pochi minuti fa il negozio di detersivi situato nei pressi della stazione ferroviaria di Molfetta, in via Galilei, è stato preso d'assalto da due malviventi armati. Un dipendente nel corso della colluttazione è rimasto ferito; per aver opposto resistenza è stato colpito col calcio della pistola da uno dei due banditi.
I malviventi non si sono contentati dei soldi della cassa, ma hanno preteso ogni oggetto utile appartenentre ai clienti: dal denarto ai gioielli.
Uno dei due uomini ha fatto stendere per terra i presenti terrorizzati e in preda al panico e li ha ripuliti perfettamente. 
Sulla rapina stanno indagando i carabineri. 

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Chiedo scusa alla Redazione di “Q” se rispondo anch'io alle domande della sig.ra Minervini, allargando il campo della microcriminalità e non solo a quella locale, perché credo che le risposte vanno analizzate anche globalmente. Quello che accade oggigiorno, non è certo confrontabile con quello che accadeva “ieri”. Con questo non voglio dire “ieri” non esisteva la delinquenza o la micro criminalità”, vorrei solo dimostrare le differenze, enormi differenze dovute ai tempi diversi e società diverse, ieri e oggi così come chiede la signora Minervini. Vediamo la microcriminalità ieri, ovvero una sessantina di anni fa a Molfetta, e vi assicuro non se ne sentivano di diverse. Cercherò di essere il più breve possibile. Noi ragazzi si usciva da scuola – elementare – gioiosi e contenti ci si avviava verso casa. All'improvviso da dietro un angolo spuntava un ragazzo più grande il quale chiedeva ai ragazzi più piccoli già impauriti dell'improvvisa apparizione, un “dazio” per poter continuare la strada del ritorno: una scatoletta porta pennini, una gomma da cancellare, un quaderno ancora vergine, cose oggi considerate sciocchezze, allora facevano parte delle spese famigliari, le nostre madri le temevano. Se qualcuno si ribellava a queste richieste, si ci prendeva a quattro mani e sapete qual'era la vittoria o la sconfitta? Mettere sotto l'avversario e gridare: “T'arrend?” Tutto finiva così, l'assalitore scappava con la coda sotto le gambe oppure l'assalito pagava il dazio. Atri atti delinquenziali avvenivano la sera sul tardi quando il “popolo del pianterreno cenava". Gruppetti di “micro criminali” staccavano le porte dai loro ganci e le sbattevano sull'uscio facendo sobbalzare i poveretti intenti a cenare. Di questo e non di altro si parlava in giro e in largo della “microcriminalità” molfettese. Raramente si sentivano cose più gravi. Si perdeva un bambino per strada? C'era il bando, un uomo con il fazzoletto rosso a tracolla, una tromba, girava per la città annunciando la perdita o la scomparsa del bambino. In poco tempo tutto si chiariva. Ora? Piazza Paradiso: dicevano fosse il “covo” dei “criminali” (?). Sentite. Io facevo parte di un gruppo di ragazzi frequentatori del posto. Si giocava a pallone – un pallone fatto di stracci arrotolati uno sull'altro – e si giocava insieme con quelli che venivano definiti delinquenti e ladri (…di galline!). Quando faceva buio – allora faceva buio molto presto perché la città non era illuminato cos' come ora – chissà perché i delinquenti e ladri obbligavano i più piccoli di andarsene a casa, fingendo di picchiarli se non lo facessero: noi piccoli si tornava a casa addolorati di non far più parte della “comitiva”. La “microcriminalità” contemporanea è ben diversa: anziani, vecchi e disabili assaliti e derubati, molte volte anche picchiati; bambini usati come scudo alle azioni delinquenziali e criminali degli adulti, cose a volte da non credere, da raccapricciarsi. Una differenza ben sostanziale……e perché? Cosa è successo in tutti questi anni? Siamo diventati tutti “criminali” sotto certi aspetti? Forse si. Viviamo in una società violenta, quindi violenti noi stessi, tutti occupati e indaffarati a possedere , avere più dell'altro e sempre di più. Intere generazioni educati all'avere a tutti i costi e costi quel che costi. Esistere per avere! La modalità dell'avere, incentrata sulla brama di possesso di oggetti e di potere, sull'egoismo, lo spreco, l'avidità e la violenza – opposta alla modalità esistenziale dell'essere, basata sull'amore, la gioia di condividere, l'attività autenticamente produttiva e creativa, della quale hanno parlato i grandi maestri di vita e di pensiero, da Gesù a Buddha, da Tomaso d'Aquino a Spinoza e Maestro Eckhart, a Marx e Albert Schweitzer – domina nel mondo contemporaneo, e sta portando l'umanità alla catastrofe.


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