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Quindici, ancora in campo per la sicurezza. Nel numero in edicola: Molfetta brucia. La città domani scende in piazza
16 ottobre 2010

MOLFETTA - Molfetta sembra finalmente muoversi, stanca di vivere nella paura, di sentirsi ripetere che «tutto va bene», quando la realtà dei fatti dice il contrario. Da anni Quindici denuncia l’allarme sicurezza in città: le autorità in difetto, non rispondono. Anche la città è sembrata disinteressata, connivente fino ai primi improvvisi blog su Facebook, che hanno imitato le iniziative pubbliche di Quindici.

Nel numero di ottobre, nelle edicole da questa mattina, Quindici ritorna sulla questione sicurezza in città, con un articolo ad hoc e la copertina “autoflambè?” (nella foto), realizzata da Alberto Ficele, sull’incendio del 13 luglio scorso in via Francesca Morvillo e la catena di incendi di vetture degli ultimi tempi.
 
La spirale criminosa del 2010: 35 episodi delittuosi, 5 bombe carta, 17 incendi di autovetture, 43 mezzi in fiamme, 9 esercizi commerciali coinvolti in incendi e esplosioni. Più dei record del 2009, conclusosi con la morte della 90enne Giulia Samarelli, per uno scippo brutale nei pressi della chiesa Immacolata. Situazione insostenibile per una città che si professa futurista nel decoro, nell’igiene e nella sicurezza: l’Amministrazione sembra, invece, assopirsi e accartocciarsi su se stessa.
Di qui la denuncia di Quindici.
Molfetta sull’orlo di un precipizio: terreno fertile per radicare ogni tipo d’illegalità diffusa, pubblica e privata. Non è un caso se il Piano del Commercio su aree pubbliche, approvato a soli voti di maggioranza, sani una serie di situazioni nate e cresciute in violazione della normativa vigente. Lo stesso piano introduce una dicitura, mercato diffuso, non contemplata in nessuna Legge Regionale. Che dire delle minacce al comandante dei Vigili Urbani, dott. Giuseppe Gadaleta, tollerate nel silenzio dall’amministrazione comunale. Senza prescindere dalle aggressioni fisiche in pubblica piazza, dai furti in appartamento, dalle rapine a uffici postali, negozi, supermercati.
Maggiore educazione civica, invece di proclami politici. Educare la cittadinanza al rispetto delle regole, piuttosto che forzarle. Molfetta non può essere pronta alle grandi opere pubbliche se l’asticella della legalità e del senso civico sono fermi sullo zero da qualche anno. Sarebbe già affondata se una parte della stampa, e una parte attiva della cittadinanza non avessero denunciato palesi fenomeni d’illegalità e la scarsa sicurezza in città. Nessun porto sembra sicuro, nemmeno la gigantomachia azzoliniana. 
Fa eco a Quindici l’assemblea cittadina del Comitato Cittadino per la Sicurezza e Legalità, domani mattina, ore 11, di fronte il Liceo Classico (Corso Umberto).
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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-Z.Bauman: “All'epoca in cui fu coniato, nei primi anni di questo secolo, il termine “intellettuale rappresentava un tentativo di riprendere e riaffermare quella centralità sociale e quelle prospettive globali che avevano accompagnato la produzione e la diffusione del sapere nell'età dei Lumi. Il termine definiva un insieme disparato di romanzieri, poeti, artisti, giornalisti, scienziati e altre figure pubbliche, i quali ritenevano che fosse loro dovere morale e loro diritto collettivo intervenire direttamente nel processo politico agendo sugli intelletti della nazione indirizzando le azioni dei suoi dirigenti politici. …..Al tempo in cui entrò a far parte del vocabolario dell'Europa occidentale, il concetto di “intellettuali” traeva il significato dalla memoria collettiva dell'Età dei Lumi”. - Nelle società moderne l'intellettuale sembra aver subito una trasformazione: da legislatore a interprete. Abbandonate le ambizioni universalistiche, mette la propria competenza professionale al servizio della comunicazione tra soggetti sovrani. In poche parole “giullari” e “servitori” al servizio del potente del momento. Chi è l'intellettuale postmoderno o meglio ancora, l'intellettuale contemporaneo? Possiamo affermare e senza ombra di dubbio, e sono tanti sparsi in giro e dappertutto: l'opinionista, l'ideologo, e perché no, anche gli imbonitori di cui la nostra Tv ne è la massima espressione. Visibilissima la malaeducazione, la violenza dei dibattiti e, non bestemmio se aggiungo anche le due Camere del nostro Parlamento, e da cui i tanti, molti cittadini hanno preso come esempio (guardiamo tutto quello che succede in giro e dappertutto). Vogliamo anche includere in tutto questo i forumisti di questo splendido giornale on line? Spero e mi auguro di no.






2) Ma fate che ogni uomo consapevole della sua dignità possa svelare le intenzioni perfide e la marcia tortuosa della tirannia, che possa opporre senza sosta i diritti dell'umanità agli attentati che li violano', la sovranità dei popoli alla loro umiliazione e alla loro miseria, che l'innocenza oppressa possa far sentire impunemente la sua voce commovente e terribile e che la verità possa chiamare a raccolta tutti gli spiriti e tutti i cuori attorno ai nomi sacri della libertà e della patria, allora l'ambizione troverà ovunque ostacoli e il dispotismo sarà costretto a indietreggiare passo per passo o a frantumarsi contro la forza invincibile dell'opinione pubblica e della volontà generale. Vedete dunque con quale pretestuosa politica i despoti si sono alleati contro la libertà di parlare e di scrivere; vedete il feroce inquisitore perseguitarla in nome del cielo e i Principi in nome delle leggi che essi hanno fatte per proteggere i loro delitti. Scuotiamo perciò il giogo dei pregiudizi ai quali siamo stati asserviti e impariamo' a valutare per intero il valore della libertà di stampa. Quali ne debbono essere i limiti? Un grande popolo,illustre per la recente conquista della libertà, risponde a questa domanda con il suo esempio. Il diritto di comunicare i propri pensieri tramite la parola, lo scritto e la stampa non può essere impedito, ne limitato in alcun modo. Ecco i termini della legge che gli Stati Uniti d'America hanno emanato sulla libertà di stampa e confesso che mi sento pienamente a mio agio nel poter esprimere la mia opinione, sotto tali auspici, a quanti fossero tentati di trovarla straordinaria o eccessiva.






2) Un bambino di tre anni senza sequestrare tonnellate di carte, per qualche secolo di lettura, forse... capirebbe che Molfetta, da Città portuale, mercantile, commerciale, agricola... si è trasformata nell'ultimo decennio in una grande "lavatrice". In questo contesto, di profondo inquinamento della Politica, della Giustizia, dell'Economia... qualcuno ha pensato bene di porre all'o.d.g. il tema dei fruttaroli, in maniera tale che fosse esiziale ed assorbente su tutti gli altri. Basterebbe poco per capire, che un Gran Polverone, in realtà è servito come tentativo, tra l'altro finito in comica, per nascondere i fallimenti in tutti gli altri settori (la vicenda del pino è emblematica: vediamo il c.d. "processo al sistema", con tanto di centinaia di pagine di motivazione, salvo poi sostenere che il sistema fosse rappresentato solo da una persona, in pratica è come se tangentopoli, fosse solo Mario Chiesa, incredibile, ma vero, questo è quello che è accaduto da noi). E' una questione di gravità... se si decide di iniziare a fare le indagini, dall'alto, da "dove" questi ingenti flussi provengono, si è già deciso di procedere senza "freni inibitori" e, tra l'altro, è facile poi scendere ai livelli più bassi, e fare adeguata pulizia, ma se si parte dal basso, dal molto basso, ci si reca sempre in un sol palazzo, di un comune di provincia, a sequestrare la bolla d'accompagnamento per l'acquisto della poltrona d'ufficio del Presidente della Società, tal de i tali, di un'opera che ad oggi non esiste ancora, inevitabilmente si è già alla farsa, alla commedia, con tanto di risalto giornalistico; si è già deciso di non toccare mai i livelli più alti, i c.d. "santuari". La Mafia finanziaria, è la Mafia!

2 - E la Mafia finanziaria, oggi, nel nostro Paese, può in qualsiasi momento condizionare la Politica, la Giustizia, L'economia... La P3, la c.d. Fratellanza Giuridica, che sono solo gli apici, si badi bene, di questa metastasi del nostro stato, stanno lì a dimostrare come, non occorre andar toppo lontani, per comprendere cosa in realtà è accaduto alla nostra città. De Magistris, per citarne uno degli ultimi, è stato uno di quelli che, era arrivato vicino a questi meccanismi, ed è stato prontamente stroncato. Si pensi anche alla Forleo. Quelli sono Magistrati che, da subito, hanno immediatamente affrontato le tematiche, andando diritti all'obiettivo... Lasciamo perdere poi la "politica", perseguita dal C.S.M. non meravigli... Non attendetevi nulla, se non, al limite, una mera contestazione sulla colonia di poseidonia, sui fruttaroli, denunce sul "teppismo incendiario", ma non aspettatevi altro... non aspettatevi che venga represso il racket, le estorsioni, il riciclaggio di denaro sporco... non aspettatevi mai una rogatoria, non aspettatevi che la nostra città, smetta di fungere da mega lavatrice... dietro il pulsante di quella lavatice, c'è anche chi versa "l'ammorbidente"... e non stiamo parlando di un politico... I politici, come ben sappiamo, non possono utilizzare "l'ammorbidente"... Caro Direttore, un ultimo inciso. Mi dovrebbe dare una spiegazione seria sul perché consente ancora ad un matto, di minacciare continuamente tutti noi. Errato è da parte nostra rispondere a questo matto scellerato (forse anche maniaco e pericoloso), ma errato è anche da parte sua, offrirgli spago... Se pensa di trovarne giovamento... la lascio nella sua convinzione...

(2°Parte)- Quanto di più trascureremo il compito della educazione alla non violenza, tanto più ci troveremo costretti ad estendere l'applicazione delle leggi penali e di dure normative restrittive “nei campi dell'editoria, della televisione, della comunicazione di massa. In altre parole: quanto più lo Stato di diritto è alimentato da una cultura condivisa di rifiuto della violenza, che è l'essenza della democrazia, tanto meno ci sarà bisogno di opprimere gli individui con mezzi di polizia, carcerazioni, controlli asfissianti. L'immissione di violenza nella società: è questa la prima e capitale imputazione che il filosofo viennese fa alla televisione, paragonandola addirittura alla guerra. L'una e l'altra sono, per vie diverse, gravissime fonti di disturbo del corso normale della vita di una società, l'una e l'altra causa della “perdita dei sentimenti normali del vivere in un mondo ben ordinato” in cui il crimine sia una sensazionale eccezione”. A causa della sua relativa novità e della inerzia che impedisce rapide reazioni politiche, la televisione è diventato un potere incontrollato e qualsiasi potere non controllato è in contraddizione con i principi della democrazia. Non solo violenza dunque, ma anche squilibri nella vita politica, inquinamento del discorso pubblico, complicazioni nella percezione delle distinzioni tra realtà e finzione. Ce n'è abbastanza, insomma, da far sentire per tutti, e obbligatorio per chi ha delle responsabilità dirette, un addestramento alle conseguenze della scatola televisiva. (Tratto e condensato da “Cattiva maestra la televisione” – K. R. Popper – John Condry)
(Parte 1°)- Possiamo affermare, anche se con qualche riserva: “L'Italia è impazzita, non pensa al futuro”. Anche i pareri sono contrastanti, dimostrando come per milioni di italiani, la sola fonte di informazione è la televisione: la verità assoluta e incontrastabile. Quella televisione definita da Karl R. Popper (Vienna ,28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1904 ) e John Condry ( ? – 1993 ) “Cattiva maestra la televisione” (un piccolo manuale del 1994). Inutile dire, uno studio-ricerca che suscitò molto clamore, poco discusso a livello popolare e di massa. Una vasta letteratura, soprattutto americana di cui il lavoro di Condry è anche una efficace sintesi e che generalmente è poco conosciuta in Italia, mostra l'evidenza dei danni sociali di una espansione incontrollata del potere della Tv, in termine di quantità di tempo assorbito, di influenza sui comportamenti, di competizione con la famiglia e la scuola, di distorsione della discussione pubblica, di crescita abnorme di miti e divismi. La proposta di una censura alla Tv, era certamente una provocazione in quanto evidentemente inefficace e inattuabile in una democrazia: era un segnale di allarme. Il problema televisione si presentava, nel cammino della società aperta verso un mondo migliore, come un terribile inciampo, dal momento che la Tv è figlia, oltre che del progresso tecnologico, anche della libertà. “Abbiamo bisogno della libertà –, scriveva Popper meditando sui paradossi della democrazia – per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l'abuso della libertà”. “Il nucleo fondamentale dello Stato di diritto - diceva Popper – è la non violenza”. (continua)



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