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Questa sera a Molfetta spettacolo teatrale del Carro dei Comici su Giordano Bruno Alle ore 21 nel Chiostro della Fabbrica S. Domenico. Testo, regia e interpretazione di Francesco Tammacco
04 settembre 2011

MOLFETTA - Questa sera alle 21 nel chiostro della Fabbrica S. Domenico va in scena “L'eretico furore" spettacolo del Carro dei Comici.
Testo, regia e interpretazione di Francesco Tammacco, musiche di Mariagrazia Annesi, Federico Ancona e Pantaleo Annese, scenotecnica a cura di Matteo Altomare.

Nel 1585, il filosofo nolano Giordano Bruno scrive a Londra l’opera filosofica “De GLI EROICI FURORI” che può essere interpretata come una riflessione, in gran parte autobiografica, sull’esperienza conoscitiva attraverso la quale il filosofo giunge a cogliere nella vita-materia infinita il fondamento unitario della molteplicità degli enti.
Il nostro spettacolo dunque ripercorre le fasi salienti del pensiero bruniano, non tralasciando le teorie espresse ne “Lo spaccio della bestia trionfante”, ed esplorando anche la parte più controversa della ricerca della Verità attraverso la meditazione, la conoscenza della realtà, la magia, la conoscenza ermetica; trame ancora oscure che son costate al filosofo l’accusa di eresia.
In sintesi l’approccio drammatico al pensiero bruniano è filosofico ed al contempo poetico-narrativo. L’attore come il filosofo impegna se stesso nella ricerca della Verità, sacrificando il tempo della scena al tempo della luce; barattando il transitorio coll’immanente; la comodità dell’obbedienza con le fiamme della Idea.
"L'eretico furore" è un "canto mnemonico del dolore", degli amori, della vita di Giordano Bruno; filosofo Nolano accusato d'eresia e per questo ucciso il 17 febbraio del 1600 bruciato vivo, a Roma in Campo de' fiori.
Il filosofo è tutt'oggi simbolo della libertà di coscienza e di pensiero.
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Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio sta alla febbre e il furore alla collera. Colui che ha delle estasi, delle visioni, e scambia i suoi sogni con la realtà e prende le sue fantasie per profezie, è un entusiasta; colui che sostiene questa sua follia col delitto è un fanatico. Il più detestabile esempio di fanatismo fu quello dei borghesi di Parigi che si precipitarono ad assassinare, scannare, gettare dalle finestre, fare a pezzi, la notte di san Bartolomeo, tutti i cittadini che non credevano bene di assistere alla messa cattolica. Ci sono dei giudici a sangue freddo: quei giudici che condannano a morte coloro che non hanno altro delitto che di pensarla diversa da loro; e tali giudici sono tanto più colpevoli e più degni dell'esecrazione del genere umano in quanto, non trovandosi in un accesso di furore omicida, dovrebbero, a quanto sembra, poter ascoltare la voce della ragione. Ma il fatto che il fanatismo ha contagiato un cervello, il male è quasi incurabile. Il solo rimedio a questa malattia epidermica è lo spirito filosofico, il quale, diffuso pazientemente da uomo a uomo, finirà per addolcire i costumi dell'umanità, e per prevenire gli eccessi del male. Le leggi e le religioni non valgono contro questa peste degli animi. Anzi, in questi casi la religione, lungi dall'essere un rimedio salutare, diventa un veleno per quei cervelli infetti. Non vedono nella Scrittura se non esempi che, rispettabili in una barbara antichità, sono abominevoli ai tempi nostri, e alimentano i loro furori con quella stessa religione il cui spirito li condanna. Le leggi allo stato attuale sono impotenti contro questi accessi di rabbia canina: sarebbe come leggere una sentenza del Parlamento a un frenetico. Quella gente è persuasa che lo Spirito Santo che li ispira sia al di sopra delle leggi, e che le loro furiose fantasie siano la sola legge cui essi debbono obbedire. Che rispondere a un uomo che vi dice che egli preferisce obbedire a Dio che agli uomini, e che, di conseguenza, è sicuro di guadagnarsi il Paradiso scannandovi? Di solito i fanatici sono manovrati dai furfanti, che mettono il pugnale in mano e fanno come quel Vecchio della montagna, il quale a quanto si dice faceva gustare le gioie del Paradiso a degli imbecilli, e prometteva loro per l'eternità quei piaceri di cui aveva dato un saggio, a condizione che se ne andassero ad assassinare tutti quelli che lui avrebbe indicato...............
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