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Quello che gli altri non sanno scrivere o leggere: cattiva informazione e doppia bufala boomerang per certi siti di Molfetta
23 dicembre 2018

MOLFETTA - Non contenti della prima bufala, certi siti locali scelgono di farsi del male, raddoppiando il falso, con effetto boomerang. E’ il caso di Molfetta viva, punta sul vivo da una nota dell’ex sindaco Paola Natalicchio sul presunto ritrovamento di un affresco a Palazzo Tattoli nel borgo antico, dove sono stati tolti i puntelli, ma il restauro dell’intero edificio è ancora di là da venire.

Pur di essere più realisti del re e, forse, compiacere l’amministrazione comunale amica, arrivano non solo a negare la bufala, ma cercano, con molta presunzione, di dare addirittura lezioni di giornalismo (sich!) a chi il giornale locale lo pubblica da 25 anni a Molfetta e soprattutto a chi questo mestiere lo fa da oltre 50 anni come professione a livelli diversi e non per hobby o sport, come altri giornali, che addirittura ci copiano, perfino nella grafica. Insomma, “Quindici”, in tanti anni, può ben dire di aver fatto scuola nell’informazione locale, migliorandola.

Fake news, come giustamente riporta il dizionario Treccani, con una citazione della stessa Molfettaviva (quasi a giustificare l’inconsistenza di quello che viene scritto dopo), designa “un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero” … diffusa “pur in assenza di una verifica delle fonti”.

Ecco, veniamo ai fatti, confermando quello che gli altri non dicono, nemmeno di se stessi. “Quindici” non ha scritto che l’affresco non c’è a Palazzo Tattoli. Ecco perché la replica stizzita di Molfettaviva è ancora una notizia parziale e questo conferma il cattivo modo di fare informazione di chi si improvvisa, pur di aumentare i like, per far crescere, forse, i ricavi di un sito prettamente commerciale.

“Quindici”, però, non ha fini commerciali o di lucro, ma solo quello di servire la città, contribuendo alla sua crescita, come impegno civico e di sacrificio di volontari senza interessi (né di incarichi politici o poltrone) che non siano quelli di fare soprattutto i giornalisti, attraverso articoli, inchieste, commenti e opinioni, e non limitandosi a fare copia e incolla dei comunicati stampa del Comune.

Nella replica di Molfettaviva, in realtà, si scrivono inesattezze, proprio perché non è stata fatta una verifica di ciò che “Quindici” ha pubblicato, né si è citata la fonte della notizia riportata dal nostro quotidiano on line. E questo, per chi vuole cimentarsi nel mondo dell’informazione, è grave, perché il dilettantismo resta il male peggiore del nostro mestiere.

Ebbene, proprio perché abbiamo come slogan “Quello che gli altri non dicono” riprendiamo (repetita iuvant, insegnavano i latini) ciò che abbiamo già pubblicato il 21 dicembre scorso (http://www.quindici-molfetta.it/le-bufale-e-le-fake-news-cattiva-informazione-su-palazzo-tattoli-a-molfetta-la-denuncia-della-giornalista-ex_43862.aspx), che la fonte della nostra notizia, è l’ex sindaco di Molfetta Paola Natalicchio (che si fa pur di non citare il nome di un consigliere dell’opposizione di sinistra, inviso all’attuale amministrazione!) in un post su Facebook, che tutti possono controllare, cosa che non è stata fatta da chi oggi scivola sulla buccia di banana. Non a caso, la stessa Natalicchio, dice di parlare da giornalista: «alcuni meccanismi della stampa proprio non li capisco. Per esempio non capisco come si possa affermare su Bari Today o Molfettaviva che "spunti" in questi giorni la scoperta di un possibile affresco risalente al Medioevo sui muri di Palazzo Tattoli, da parte della ditta esecutrice dei lavori. Le foto che pubblico sono state scattate ben prima. I lavori di scavo (a mano) del Palazzo Tattoli sono iniziati già nel 2014». 

Testuale e verificabile: che sia bufala la notizia pubblicata da Molfettaviva non lo diciamo noi, ma la Natalicchio e lo dimostra anche con le foto (questo gli altri non dicono). Ecco cari amici, nascondere le notizie, equivale a una fake news. Primo errore. Grave per chi vuole fare informazione. Così si trasforma un elemento di cronaca - l’esistenza degli affreschi, che nessuno ha negato: quello che gli altri non sanno o non vogliono leggere – in una fake news. La falsa notizia sta nel datare il ritrovamento a questi giorni, quando, come afferma l’ex sindaco, che Molfetta viva omette di citare, risale al 2014 (ben 4 anni fa) e le foto pubblicate da Paola Natalicchio lo confermano. Arrampicarsi sugli specchi, mettendo in dubbio la veridicità delle stesse notizie, vuol dire avere la coda di paglia. Se poi era quello che si voleva dire, ma non si è stati capaci di farlo, possiamo continuare nel gioco degli slogan avviato da Molfettaviva: “quello che gli altri non sanno scrivere (oltre che leggere)”.

In conclusione, certamente la replica, con la sterile polemica, non andava fatta a “Quindici”, che ha riportato fonti testuali, ma all’ex sindaco Natalicchio che, da brava giornalista (non per nulla ha cominciato la sua attività con “Quindici”) si assume le responsabilità di quello che dice. E pubblica i documenti, cioè le foto, che confermano le sue (non le nostre) affermazioni. Ma questo per Molfettaviva avrebbe significato negare i fatti e la realtà, rimediando una figura ancora peggiore e facendo emergere una evidente malafede. Ecco perché il silenzio sarebbe stata una scelta più opportuna.

L’unica scusante per Molfettaviva potrebbe essere solo quella dell’inesperienza giornalistica: hanno ancora molta strada da fare per imparare un mestiere difficile, anche se in tanti lo credono facile e superficiale.

Perché le bugie, si sa, hanno sempre le gambe corte…

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