Quelli che... la polemica. L'asfalto della discordia
Un’occasione per fare una sterile e inutile polemica, spinta dal risentimento di qualcuno e dall’interesse di qualche altro. A una buona fetta della popolazione molfettese il gusto della polemica inutile e denigratoria non manca e i risultati si vedono: una città degradata. Può essere riassunta così la vicenda dell’asfalto spalmato dall’amministrazione comunale nel piazzale del Duomo di Molfetta, per coprire le buche che sono divenute visibili e pericolose per l’incolumità dei pedoni, dopo l’ordinanza di rimozione delle auto, la cui sosta era stata consentita per oltre 10 anni. Facciamo chiarezza ed esprimiamo, come sempre, liberamente la nostra opinione. Diciamo subito che la colata di asfalto davanti al Duomo non ci è piaciuta e che comprendiamo come il colpo d’occhio del contrasto fra il nero della pece e il bianco delle pietre del monumento, abbia avuto l’effetto di un pugno allo stomaco per i cittadini. Premesso questo, analizziamo la situazione: è stato un intervento frettoloso, dettato certamente dalla necessità di evitare pericoli per i pedoni a causa delle numerose buche apparse allo scoperto dopo aver deciso coraggiosamente di rimuovere le auto dal piazzale, una sosta vergognosamente permessa dalle precedenti amministrazioni di centrodestra per oltre 12 anni. La fretta fa i figli ciechi, dice un vecchio proverbio che calza a pennello per questa situazione. Certamente è da apprezzare l’intento di salvaguardare la sicurezza dei cittadini e anche di evitare in primis che si facciano del male e poi che si attivino contenziosi risarcitori nei confronti del Comune, come è avvenuto in passato con spreco di denaro pubblico. Ma qualche ora di riflessione in più, non sarebbe stata una cattiva idea. Avrebbe permesso un intervento più razionale. E l’urgenza? Si potevano tamponare i pericoli di cadute, con la collocazione di transenne nelle zone a rischio: non sarebbe stata una bella immagine, ma forse avrebbe evitato brutte figure. Altra idea sarebbe stata quella di ricoprire il nero asfalto con della polvere di cemento bianco o grigio chiaro: un intervento a basso costo e rapido, sarebbe bastata una scopa, come fanno i muratori quando intervengono in riparazioni private. Nessuno avrebbe protestato e il problema sarebbe stato felicemente risolto. Il sindaco Paola Natalicchio e il vice sindaco Bepi Maralfa hanno spiegato che il progetto di mettere le basole al posto dell’asfalto avrebbe richiesto, giustamente, molto più tempo e che questa soluzione era provvisoria e che comunque non erano state coperte le basole, ma solo l’area già pavimentata con cemento e asfalto. Infine i due amministratori hanno chiesto scusa per l’errore, una cosa mai accaduta durante l’amministrazione di centrodestra dell’ex sindaco Antonio Azzollini che, non solo non ha mai chiesto scusa per i tanti errori commessi, ma ha assunto atteggiamenti arroganti e dispotici verso tutti coloro che osavano criticare il suo operato. E questa manifestazione di rispetto verso i cittadini da parte della Natalicchio e di Maralfa ci sembra già un buon segnale di cambiamento. Alla fine si è capito che l’errore sarebbe stato commesso dalla Multiservizi, forse per un eccesso di zelo (non vorremmo pensare a un boicottaggio ai nuovi amministratori): invece di coprire solo le buche, si è asfaltato tutto. Ma a questo punto il sindaco dovrebbe sanzionare il responsabile della Multiservizi e anche il tecnico comunale che ha avuto un comportamento così superficiale. Alla luce di queste considerazioni, tutto il baccano che si è fatto su questo asfalto, appare quantomeno sproporzionato, soprattutto da parte di chi ha amministrato fino a ieri, ai quali, dopo la batosta elettorale subita alle amministrative, non sembrava vero, in mancanza di argomenti, poter tornare a far sentire la propria voce, Azzollini compreso che si era esiliato a Roma, per evitare brutte figure davanti ai cittadini. Non parliamo di Ninnì Camporeale, che pieno di risentimento e rancore, come ha dimostrato ampiamente nella prima seduta di consiglio comunale, si è anch’egli scandalizzato per la “deturpazione” del monumento simbolo di Molfetta. Ma guarda: i nostri amministratori hanno scoperto l’arte e le bellezze della città, dopo averne fatto scempio per anni? Li proporremmo come guide turistiche, ora che sono rimasti disoccupati. E che dire dei cittadini che sono insorti per un’operazione facilmente rimediabile, come è poi avvenuto, con la rimozione dell’asfalto? Dove erano quando è stato costruito il torrino sul Duomo, che solo “Quindici” ha subito criticato? Che poi questo intervento abbia avuto il beneplacito della Sovrintendenza (che è stata invocata anche per l’asfalto), è un altro discorso. Dove erano quei cittadini “incazzati” quando nell’era Azzollini si è fatto scempio della città, a cominciare dalla nuova capitaneria e dal nuovo megaporto, con colate di cemento in mare per un’opera che ha cambiato il paesaggio di Molfetta e che temiamo resterà un monumento inutile (per quell’opera come penitenza dovrebbe andare scalzo fino a Roma)? Dove erano quando è stato concesso il suolo ad un rimessaggio nautico che ha coperto la visuale della basilica della Madonna dei Martiri, anche questo scempio prontamente e in solitudine, denunciato da “Quindici”? E dove erano quando l’area antistante il Duomo era ricoperta del ferro delle auto in sosta? E potremmo continuare ancora…amministrazione, fra il regime di Azzollini che non concedeva nemmeno le deleghe agli assessori, ma solo lo stipendio (vero Mariano Caputo, che ha improvvisamente ritrovato la parola, dopo anni di silenzio consenziente) e la trasparenza e il dialogo (che permette anche gli insulti) di questa amministrazione di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio. Finito il clima di paura e di odio alimentato negli anni scorsi, oggi ci si sente più liberi e si parla anche. a sproposito. E il pettegolezzo nascosto degli anni scorsi, oggi viene manifestato alla luce del sole anche grazie ad altri media che sono vissuti per anni su questo antico difetto di quei nostri concittadini mediocri e in cerca di visibilità, ai quali oggi non sembra vero, aver riacquistato il diritto di parola. E che dire dell’allarme per la presunta copertura delle basole? Dove erano i critici di oggi, quando “Quindici” sempre in prima linea e in solitudine, denunciava e fotografava le basole rimosse dalle strade e dalle piazze cittadine? Nessuno ha detto nulla della bitumazione delle strade fatte dalla precedente amministrazione che, in molti casi ha permesso che si coprissero le basole laterali, alzando il livello stradale e ostacolando lo scolo delle acque piovane? Ci siamo trovati per caso, all’epoca, in via Salepico e abbiamo protestato per la copertura delle basole, riuscendo a impedire che l’opera fosse portata a termine da maestranze non opportunamente istruite (o volutamente autorizzate?) sulla necessità di salvaguardare le basole. E che dire di piazza Cappuccini che qualcuno avrebbe voluto asfaltare completamente dopo aver rimosso le basole di origine lavica presenti da secoli? C’è chi ha chiesto che siano gli attuali amministratori a pagare per l’asfalto al Duomo: si tratterebbe, in fondo, di qualche centinaia di euro rispetto ai milioni di euro che dovrebbe pagare Azzollini per gli errori ed orrori commessi durante la sua gestione. Ma, per favore! Benvenuta democrazia, ma che si eviti di parlare a sproposito e soprattutto di gonfiare più del necessario una vicenda che, per il clamore suscitato da qualche critico improvvisato, istigato dai precedenti amministratori, non meritava tanto spazio e tanta considerazione. E’ questa l’opposizione del centrodestra affidata ai pettegolezzi estivi e ai manifesti diffamatori per nascondere agli utili idioti i problemi seri, come quelli delle richieste milionarie di risarcimento per il porto che pagheranno i cittadini o dei debiti fuori bilancio che ci hanno lasciato gli “efficienti” amministratori, presidenti anche di commissioni economiche del Senato e che pagheranno anch’essi i cittadini? Certo, “Quindici” resta un giornale scomodo, le critiche e la verità non piacciono ad Azzollini (e nemmeno ad alcuni giornalisti improvvisati locali, ignoranti ed invidiosi), l’ex sindaco, senatore grazie al porcellum, che scappa davanti ai nostri cronisti, che rifiuta il confronto con noi, preferendo il giornale di famiglia, quelli amici e i servi, perché non accetta che vengano messe allo scoperto le inefficienze e gli errori (questi sì scandalosi e ai quali non sa dare risposte) della sua gestione. Ora che, suo malgrado è stato sloggiato dal palazzo, il re è nudo. Purtroppo per lui, ormai un ex re sul viale del tramonto. Che pena!