Quarant'anni senza Pasolini, la cultura è più povera
Con profetica visionarietà e lucida consapevolezza Pasolini aveva capito 40 anni fa quello che sarebbe stato il mondo d’oggi, un mondo di precarietà, di instabilità, della fragilità estrema, del capitalismo, della globalizzazione selvaggia, dell’omologazione del pensiero unico, della massificazione e della mercificazione di ogni cosa che ti spoglia del ruolo di cittadino cosciente e maturo per lasciarti mero consumatore, questo è quanto ha affermato il prof. Franco Terlizzi, ospitato dalla libreria “Il Ghigno” di Molfetta, esattamente l’8 novembre in occasione della serata “Quarant’anni senza Pier Paolo Pasolini”. La prof.ssa Isabella de Marco ha presentato il prof. Terlizzi, docente al Liceo di Trinitapoli, appassionato cultore di poesia dialettale, studioso di letteratura italiana e straniera, declamatore di poesie recitate a memoria con l’ausilio della musica e del canto, immedesimandosi, così, nei personaggi che si avvicendano nei suoi “reading” e nelle sue “performance”. Il docente ha voluto ricordare Pasolini attraverso un recital intervallato da interviste in video e spezzoni dei film più celebri dello stesso per mezzo di un proiettore e da declamazioni di alcune poesie. Dopo una breve digressione sulla vita del grande scrittore-regista novecentesco, il prof. Franco Terlizzi ha catturato l’attenzione dei presenti con il suo modo appassionato e coinvolgente di parlare di Pasolini toccando quei temi del pensiero pasoliniano di non facile e immediata comprensione. Nell’ultima intervista rilasciata sul set di “Salò” nel 1975, poco prima della sua morte, Pasolini afferma che la presenza ossessiva del sesso sadomasochista nel film è “metafora del potere contemporaneo” basato sul clientelismo, sulla corruzione, sul servilismo, sull’incompetenza della burocrazia pletorica: ai giovani ospiti della villa di Salò vengono serviti su vassoi d’argento escrementi propri ed altrui simboli degli atroci e velenosi orpelli del potere e del consumismo. Si torna ai primi anni Settanta, quelli della contestazione e del terrorismo, con la declamazione dei versi tratti da “Il PCI ai giovani”: nel marzo del 1968 a Valle Giulia Pasolini scorge un episodio di lotta di classe determinato dallo scontro tra gli studenti della Facoltà di Architettura e i poliziotti. Pasolini si schiera dalla parte dei poliziotti, benché siano nel torto, perché figli dei contadini poveri dei Sud non scolarizzati, mentre gli studenti erano “figli di papà”, figli della ricca borghesia con prospettive future decisamente più vantaggiose. Franco Terlizzi ha recitato per intero la “Poesia per Marilyn”, riscrittura in chiave metaforico-simbolica della grande attrice hollywoodiana Marilyn Monroe, morta suicida all’età di 36 anni, il cui tema è “la bellezza spontanea e genuina”. Questa bellezza, secondo il poeta, è posseduta soltanto dalle “dolci mendicanti di colore”, ovvero le zingare, le rom, perché la loro bellezza non è stata mercificata come è avvenuto per l’attrice americana. Mercificandola, l’uomo stesso ha distrutto la bellezza originaria, rendendola priva di valore. Ecco perché con la morte l’attrice ha riscattato e purificato la sua bellezza. Un “topos” fondamentale della psicologia pasoliniana è la morte dei giovani che considera il “crimine più alto della storia del mondo”, al quale si aggiunge il dolore più atroce: una madre che seppellisce il proprio figlio. A questo argomento si legano alcuni spezzoni del film “Mamma Roma” (1962): una splendida Anna Magnani nel ruolo di una ex prostituta che ripone tutte le sue speranze di riscatto sociale nel figlio adolescente Ettore. Le sue aspettative, però, sono destinate a frantumarsi nel momento in cui il figlio muore in carcere sul letto di contrizione e la madre disperata tenta il suicidio. La scena della morte di Ettore è stata ispirata al dipinto “Cristo Giacente” di Mantegna che ha ispirato a sua volta per scene e costumi un altro grande capolavoro cinematografico pasoliniano “Il Vangelo Secondo Matteo” girato a Matera nel 1964. L’attore che interpretava Gesù era l’allora diciannovenne Enrique Irazoqui che aveva la stessa età del fratello Giudo quando fu ucciso dai partigiani sloveni di Tito. Figura centrale della psicologia pasoliniana è stato Gesù: ucciso poco più che trentenne, giustiziato innocente, è l’archetipo di tutti i giovani che muoiono prematuramente. Avverte Cristo come “un’oscura luce”, ossimoro che evidenzia la religiosità di un non credente aperto al divino. Tutto nella natura è apparizione del divino, poiché “dietro ogni cosa si nasconde il respiro di un dio” come afferma il centauro Chirone dialogando con Giasone nel suo secondo film mitologico “Medea”. Nella mente del poeta si contrappone l’immagine della campagna di Casarsa considerata un paradiso povero ma al contempo austero, religioso e paesano a quella delle borgate romane costituite da vere e proprie “bidonvilles”, spazzate via al primo acquazzone. Il suo primo film “Accattone” (1961) racconta dei giovani romani scapestrati, senza arte né parte, che affermano con brutalità la loro voglia spasmodica di vivere, sebbene in questa realtà degradata. Sempre a Roma scrisse il romanzo “Una vita violenta” (1959): durante un acquazzone il protagonista Tommaso salva una prostituta, rimasta sul tetto della sua baracca, gettandosi nel lago che si era formato. Questo gesto altruista gli costerà la vita, poiché in seguito a tale episodio morirà di tubercolosi. Pasolini è affascinato dalla cultura millenaria dell’ospitalità e dell’accoglienza della gente semplice e genuina. Al temine della “performance” il pubblico ha applaudito a lungo e calorosamente. La prof.ssa de Marco ha presentato gli alunni del Liceo Classico “Sylos” di Terlizzi accompagnati dal prof. Altamura e dalla prof.ssa Iacobellis che hanno curato la mostra su Pasolini esposta nella medesima libreria. Un’alunna ha espresso ai presenti i temi che ciascuna delle 5 studentesse coinvolte ha trattato in questa mostra, fatta di foto e stralci di opere dello stesso Pasolini: i giovani, il consumismo, le borgate e la rivisitazione della tragedia classica.