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Quali scelte urbanistiche per Molfetta: Legambiente presenta le sue idee per la città dei prossimi anni Iniziativa di Legambiente che prosegue il confronto con la città e con le forze politiche, sul tema della cementificazione del territorio, proseguita dall'ultima Giunta Comunale, nonostante la storica sentenza del Tribunale Superiore dello Acque, che ha condannato il Comune di Molfetta al rispetto delle prescrizioni dell'Autorità di Bacino
15 gennaio 2013

MOLFETTA - Venerdì 18 Gennaio, dalle 18.30 presso la sala Turtur nel centro storico di Molfetta, il circolo Legambiente presenterà i suoi orientamenti che dovrebbero essere posti alla base della redazione del futuro Piano Urbanistico Generale. Questa iniziativa prosegue il confronto che Legambiente ha avviato con la città già dopo la storica sentenza del Tribunale Superiore della Acque che, lo scorso anno, ha condannato il Comune di Molfetta al rispetto delle prescrizioni indicate dalla Autorità di Bacino in tutti i documenti urbanistici cittadini.

Dopo quella sentenza, invece, l’ultima Giunta Comunale ha proseguito le sue scelte urbanistiche di cementificazione del territorio attraverso l’emanazione, tra l’altro, di un nuovo piano dell’agro, delle adozioni del “maxi comparto” e del comparto 18 consentendo, in quest’ultimo caso, la prematura eliminazione  della vegetazione esistente in quei luoghi.

“Le scelte urbanistiche di Legambiente” afferma il presidente del circolo Cosimo R. Sallustio  “tengono conto, oltre che dalle prescrizioni dell’Autorità di Bacino, anche dei dati oggettivi del territorio, dell’economia e della popolazione di Molfetta; l’obiettivo, per noi, sarà quello di evitare la riproposizione delle errate previsioni espansionistiche dei due precedenti Piani Regolatori e lasciare il posto a scelte che riportino in agenda il blocco del consumo di suolo,  il miglioramento della qualità della vita, interventi di riqualificazione del centro abitato  e la realizzazione di servizi necessari ai cittadini ma a, tutt’oggi, assenti in molte zone della città”. 

Legambiente, anche in vista delle prossime elezioni comunali, chiede ai partiti, ai movimenti ed ai candidati sindaci un confronto chiaro su queste opzioni di governo del territorio alternative alle scelte sino ad ora adottate da chi ha governato la città.

Legambiente invita tutti i cittadini al dibattito pubblico e a consultare il documento integrale sul sito: www.legambientemolfetta.it

 

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La città e il suo territorio negli ultimi decenni sono diventati la scena di una dissipazione collettiva di risorse pubbliche e private. L'idea dello sviluppo rimane così tenacemente perseguito perché è spacciato, al pari delle auto e delle relative infrastrutture viarie, come pilastro della modernità e non come produzione di entropia. Conoscenza e partecipazione richiedono non solo trasparenza e capacità di ascolto (per dialogare, per poter partecipare) impongono di considerare l'urbano, la ex città, quale “bene pubblico”, appartenente alla collettività. Come dovrebbero essere l'acqua, l'aria e la terra (e in particolare l'energia). Bene, in quanto pubblico, non monetizzabile. Non appartenente all'economia del libero mercato. La ricerca di soluzioni concrete, realizzabili se e in quanto partecipate, diventa occasione per tentare di limitare il disastro territoriale traducibile in un'accentuata disgregazione sociale e in un totale annullamento dei rapporti di convivenza civile. Crescente processo di atomizzazione della società, sviluppo dell'urbanizzato e del motorizzato individuale, mono cultura del mattone e del cemento, mentre la popolazione invecchia e diminuisce, possono coincidere con la fine della polis e della civitas. I marciapiedi ingombri di automobili, le aiuole inselvatichite, i cumuli di immondizia, l'asfaltatura dei lastricati di pietra, lo squallore dell'arredo standardizzato, soprattutto la privatizzazione dei luoghi pubblici, accentuano ostilità e senso di estraneità, ispirano comportamenti violenti. Nel corso degli ultimi diecimila anni l'eredità biologica dell'uomo non è sostanzialmente cambiata. Però, attraverso l'evoluzione culturale, è radicalmente mutato l'ambiente sociale e naturale. Si è prodotto, così, un mondo in cui chi lo abita non è (o lo è sempre meno) predisposto biologicamente. (Un "condensato" di: Docente Progettazione e riqualificazione urbana e territoriale, IUAV, Venezia)
AMBIENTE? QUALE FUTURO? - Nell'epoca attuale l'uomo ha il potere di incidere irreversibilmente sull'ordine naturale e, forse, persino quello di decidere il futuro della prosecuzione della vita sulla Terra. Oggi, l'uomo, grazie agli enormi progressi della tecnologia, si sente e spesso è in grado di influire pesantemente sul destino del pianeta Terra. La grande sfida dei prossimi anni sarà riuscire a controllare questo enorme potere, mettendolo a disposizione per il benessere di tutti, nel rispetto dell'ordine della natura. Le ricerche realizzate nell'ambito dell'IGBP (International Geosphere-Biosphere Programme) hanno puntualizzato che in poche generazioni l'umanità ha consumato le riserve di combustibile fossile generate in centinaia di milioni di anni, avvicinatosi alla soglia dell'esaurimento; la concentrazione nell'atmosfera di diversi gas che incrementano l'effetto serra naturale, in particolare l'anidride carbonica e il metano, è aumentata pericolosamente, innescando rapidi cambiamenti climatici; circa il 50% della superficie terrestre è stato modificato direttamente dall'intervento umano, con significative ricadute sulla ricchezza della vita sulla Terra (biodiversità), riguardo al ciclo dei nutrienti, alla struttura del suolo e al clima; la quantità di azoto fissato sinteticamente dalle attività agricole attraverso i fertilizzanti chimici è oggi superiore a quella fissata naturalmente negli ecosistemi terrestri nel ciclo naturale di questo elemento; più della metà della quantità globale di acqua dolce accessibile è utilizzata direttamente o indirettamente dalla nostra specie e le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo in moltissime aree del pianeta (dalla Cina agli Stati Uniti, dall'India all'Iran); gli ecosistemi marini e costieri si stanno drammaticamente alterando. Sono stati distrutti il 50% degli ambienti di mangrovie e il 50% delle zone umide; circa il 22% delle zone marine di pesca sono state ipersfruttate o esaurite e il 44% è al limite dell'esaurimento; i tassi di estinzione delle forme di vita sono notevolmente aumentati sia negli ecosistemi marini sia in quelli terrestri. Siamo nel mezzo di un grande evento di perdita della biodiversità, provocato, per la prima volta nella storia della vita sulla Terra, dalle attività di una singola specie vivente: la nostra.
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