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Pulo: lavori quasi ultimati, ora si pensa alla gestione Apertura in via eccezionale e visita guidata al sito archeologico
15 maggio 2003

Eccezionale apertura del Pulo di Molfetta il 10 maggio scorso, nell'ambito della “Quinta settimana per la cultura”, promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici Puglia – Taranto. E' stato possibile visitare il sito cantierizzato e gli scavi in corso sulla nitriera borbonica (nelle foto), lavori in fase di completamento A ricevere i visitatori il vice presidente della Provincia con delega alla Cultura, Ennio Triggiani, (presente anche il consigliere provinciale Gianni Mastropierro, l'assessore comunale Panunzio e i consiglieri Nino Sallustio e Maria Sasso), che ha sottolineato l'impegno della Provincia per il recupero del Pulo, un sito di grande interesse storico, archeologico, politico-militare e religioso che ben presto sarà restituito alla cittadinanza. I lavori di sistemazione, per un importo complessivo di circa 2mila euro attinti da fondi europei, hanno riguardato il ripristino e la messa in sicurezza dei sentieri di visita, lo studio faunistico e botanico, e gli scavi per il recupero di un sito industriale, ben conservato e costituito da tre strutture per la fabbricazione di polvere da sparo, realizzato nel 1783 durante il regno borbonico di Federico IV e rimasto in produzione per un ventennio. A tutto ciò bisogna aggiungere l'acquisto da parte della Provincia di un terreno, all'imbocco della strada che dalla provinciale porta al Pulo, da adibire a parcheggio. I lavori di recupero e gli scavi sono stati diretti dal Sovrintendente dei Beni Archeologici la dott.ssa Francesca Radina insieme ad uno staff scientifico di alto livello costituito dagli archeologi Iole Caramuta, Mariella Cioce e Italo Muntoni, il geologo Michele Maggiore, il botanico Antonio Barnardoni, gli architetti Giovanna Balacco, Nicola Martinelli e Daniela Sallustro. Durante la visita lo staff scientifico, ognuno per la propria competenza, ha illustrato le particolarità archeologiche, le varietà faunistiche e botaniche, le testimonianza architettoniche. Oltre a questi aspetti i visitatori si sono goduti i suggestivi paesaggi delle pareti stratificate e delle grotte, i profumi e la freschezza della vegetazione arricchita da cartelli di identificazione. A sorvegliare su tutto e tutti anche due falchetti che ogni tanto svolazzavano sul cielo della dolina. Di particolare interesse gli scavi nel “fondo Azzollini” ai margini del Pulo. I lavori hanno portato alla luce un primo modulo di un'opera muraria risalente e circa 8mila anni fa, a doppia filare di mt. 2 di larghezza, per uno sviluppo complessivo di 70 metri, probabilmente finalizzata a recingere una parte dell'abitato destinato all'allevamento. Durante la visita spesso la dott.ssa Radina ha sottolineato come gli archeologi, dopo aver riportato alla luce testimonianze archeologiche e reperti, sono pervasi da un certo senso dei colpa. “Fin quando le cose rimangono sotto terra, sono ben conservate, quando poi vengono riportate alla luce, inevitabilmente iniziano a degradarsi. E' necessaria quindi massima cautela, attenzione ed efficace custodia da parte delle istituzioni”. Il discorso riguarda ora il futuro: come gestire e rendere usufruibile in sicurezza per il pubblico, un bene che non appartiene solo ai molfettesi. Per il consigliere provinciale della “Margherita” Gianni Mastropierro un'ipotesi potrebbe essere la costituzione da parte della Provincia, Comune e Sovrintendenza di una Istituzione e come soggetto gestore per la manutenzione del verde, pulizia, controllo delle strutture e tutte le attività collaterali possibili, dai servizi alle visite guidate. “E' fondamentale che tutto sia collegato al recupero funzionale della struttura dell'ex Lazzaretto, destinato a museo archeologico e quindi casa di tutti i reperti ritrovati nel Pulo. Inoltre, con il completo recupero, il Pulo andrà ad arricchire gli itinerari delle “Strade dell'olio e del vino” e il circuito storico e turistico Normanno – Greco”. Ci auguriamo che quanto prima Comune e Provincia affrontino questa questione in un'ottica di sana cooperazione, come deve essere tra tutte le istituzioni senza stucchevoli e dannose contrapposizioni. Francesco del Rosso
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