Recupero Password
Puglia, riordino delle Province. La secessione da Bari e un assetto tutto da decifrare
16 ottobre 2012

BARI - Ora tocca alla Regione Puglia. Questa mattina il Consiglio regionale potrebbe affrontare la spinosa questione del riordino delle Province, dopo i tavoli di concertazione, i consigli Comunali e le discussioni molto politiche e poco tecnico-legislative sulla creazione della Città metropolitana di Bari.
Di fronte al diniego dei maggiori Comuni del Barese (tra cui Molfetta) le operazioni di negoziato politico non hanno avuto nessun risultato. La stessa giunta Vendola non ha ancora elaborato un vero e proprio atto d’indirizzo (anche in attesa dei Comuni che non si sono ancora espressi), nonostante entro il 24 ottobre un provvedimento dovrà essere comunque inviato al Governo nazionale, ultimo titolare della riforma.
Secondo indiscrezioni, l’atto d’indirizzo regionale dovrebbe prevedere l’annessione della Provincia BAT alla Provincia di Foggia, mentre quelle di Brindisi e Taranto potrebbero essere unite in un unico ente di secondo livello oppure annesse alla Provincia di Lecce, realizzando il progetto del cosiddetto «Grande Salento» (protocollo d’intesa nato nel 2006 tra le tre province pugliesi del Sud, con scopi socio-economici e commerciali, ma finalizzato alla creazione di una vero e proprio ente istituzionale).
 
IL CONO D’OMBRA
Cono d’ombra sulla Città metropolitana di Bari. La giunta Vendola potrebbe rimettere la decisione finale al Governo nazionale, a fronte di quella che oggi ha assunto i contorni di una vera e propria «secessione» da Bari, resa possibile dal comma 2 dell’art. 18 del Decreto Legge n.95/12 («Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia contestualmente soppressa ai sensi del comma 1, fermo restando il potere di iniziativa dei Comuni ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione»).
L’atto d’indirizzo ratificato a maggioranza dal Consiglio comunale di Molfetta non è stato l’unico contro l’adesione alla Città metropolitana di Bari: a Molfetta (centrodestra) si aggiungono, ad esempio, Bitonto (centrosinistra), Ruvo di Puglia (centrosinistra), Corato (centrodestra, il cui sindaco è anche presidente regionale dell’Anci), Altamura (centrodestra), altri Comuni dell’alta Murgia (che hanno addirittura minacciato il passaggio alla Basilicata).
Insomma, tutte realtà economiche e socio-culturali in competizione con quella barese ormai da decenni. Invece, l’adesione di Fasano alla Città metropolitana nasce dall’appartenenza storica del Comune al territorio barese fino a quando un provvedimento fascista la strappò a Bari per consegnarla a Brindisi. Il Comune di Canosa ha, invece, chiesto al Governo di definire una circoscrizione territoriale comprendente i Comuni della BAT e quelli della Provincia di Bari non aderenti all’istituenda Città metropolitana (in caso di adesione forzata, dovrà essere subito indetto un tavolo di concertazione per redigere lo statuto metropolitano).
Altri Comuni, come Gravina di Puglia, hanno aderito o deciso di aderire alla Città metropolitana solo per evitare la Provincia di Foggia. Altri ancora hanno creato una specie di unione fittizia: ad esempio, i Comuni della Valle dell’Itria (Alberobello, Cisternino, Locorotondo e Martina Franca) sono propensi a restare uniti nella Città metropolitana di Bari o nella edificanda provincia del Salento o di Taranto-Brindisi.
 
BITONTO, LA PROPOSTA
La vicenda è stata naturalmente macchiata dai toni politici accesi (e in alcuni casi, anche oggetto di varie speculazioni), ma tutti i Comuni che hanno deliberato di non aderire alla Città metropolitana (istituzionalmente diversa dall’«Area vasta metropolitana») hanno innescato il procedimento ex art. 133 della Costituzione per creare una nuova Provincia e indurre il Governo a un provvedimento correttivo (un caso nazionale, ma per Venezia ci sarebbero problemi simili a Bari).
Proprio la scorsa settimana il presidente regionale dell’ANCI, Luigi Perrone (sindaco di Corato), e il presidente della Provincia BAT, Francesco Ventola, hanno incontrato a Roma il Ministro per l’Amministrazione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, per presentare la proposta di riorganizzazione pensata dal sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, condivisa da molti colleghi dell’hinterland.
In pratica, i Comuni con territorio contiguo a quello di Bari hanno la possibilità di scegliere se aderire o meno alla Città Metropolitana: tutti quelli che, però, decideranno di non aderire potrebbero formare un’unica grande provincia Bari-Bat da Monopoli fino ad Andria. Le risorse della Provincia di Bari sarebbero, poi, distribuite alle macroaree di Comuni (almeno cinque), individuate nel momento della costituzione. Anzi, se Taranto, Brindisi e Lecce formassero il «Grande Salento» con la soppressione di due province, questa possibilità potrebbe concretizzarsi (anche se Lecce favorirebbe la creazione di un triplo “polo” barese).
In questo modo, esclusa la Città metropolitana di Bari, si tornerebbe ai 3 giustizierati federiciani (Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto), poi rimodulati all’inizio dell’Ottocento dai borboni.
È evidente che la discussione precipitosa di questi giorni sta prescindendo da una profonda riflessione sui sistemi territoriali e sulla necessità di pianificazione sovracomunale e infraregionale di servizi (sanità, trasporti, gestione dei rifiuti, ecc.). Le stesse «Aree vaste» pugliesi, protagoniste della programmazione di specifici assi di spesa cofinanziati dall’UE, sono intersecate su più Province (ad esempio, la «Valle d’Itria» comprende Comuni delle Province di Bari, di Brindisi e di Taranto) e l’area metropolitana di Bari non ha mai saputo ben definire i suoi confini (a questa si erano opposti già i Comuni della fossa premurgiana e quelli dell’estremo sud della provincia).
Insomma, una situazione indefinita e volubile. Forse sarebbe stato meglio abolire completamente le Province.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""





Passaggio interessante dell'articolo: "Invece, l'adesione di Fasano alla Città metropolitana nasce dall'appartenenza storica del Comune al territorio barese fino a quando un provvedimento fascista la strappò a Bari per consegnarla a Brindisi. Il Comune di Canosa ha, invece, chiesto al Governo di definire una circoscrizione territoriale comprendente i Comuni della BAT e quelli della Provincia di Bari non aderenti all'istituenda Città metropolitana (in caso di adesione forzata, dovrà essere subito indetto un tavolo di concertazione per redigere lo statuto metropolitano). Altri Comuni, come Gravina di Puglia, hanno aderito o deciso di aderire alla Città metropolitana solo per evitare la Provincia di Foggia. Altri ancora hanno creato una specie di unione fittizia: ad esempio, i Comuni della Valle dell'Itria (Alberobello, Cisternino, Locorotondo e Martina Franca) sono propensi a restare uniti nella Città metropolitana di Bari o nella edificanda provincia del Salento o di Taranto-Brindisi". Finalmente la verità (se non mi credete, controllate in internet): qualcuno ci aveva fatto credere che i comuni di Fasano, Canosa, Cisternino e compagnia bella avessero deciso di aderire alla città metropolitana per gli stessi motivi che ci sono stati propinati in una serie di conferenze e comunicati (un'ondata mediatica inconsueta, se si pensa al Piano Casa, provvedimento più devastante per il terriorio di Molfetta, su cui però nessuno ha detto niente, se non una misera discussione in consiglio). Credo che questo articolo sia l'unico a dare ai cittadini una chiara idea di cosa sta accadendo in Puglia, visto che fino ad oggi abbiamo assistito a un mero battibeccarsi tra grandi madames. L'autore non si smentisce. Ma vorrei che politici e politicanti (e non solo loro) ci dicessero il vero, senza distorcere la realtà a proprio uso e consumo: da ogni parte, nessuno escluso.


Con molta pacatezza, anche per non urtare l'estrema suscettibilità di chi non ha ancora compreso che in Italia e quindi anche a Molfetta, esiste la libertà di stampa e che, fare cronaca, è cosa un po' diversa dal fare politica, dico che l'errore fondamentale che è stato commesso, nella trattazione di questo argomento, è stato quello di averlo considerato analogo a tanti altri, quali ad es. il piano dell'agro, le lame, il c.d. piano casa ecc. Questo non è certamente argomento che possa essere condizionato dalle logiche di opposizione o maggioranza, questo è argomento che interessa tutta la comunità indipendentemente dalle preferenze politiche di ognuno dei suoi cittadini. Questa cosa non è stata affatto compresa, non si è compreso infatti che l'adesione alla "città metropolitana" (non quindi, "l'area metropolitana" che è cosa ben diversa), avrebbe potuto indurre, anche chi di centrodestra non è, azzoliniano neppure, a rigettare proprio a livello psicologico la cosa. Questo a prescindere da ogni valutazione tecnico-giuridica e politica delle norme. L'implicazione psicologica, è stata del tutto "oscurata" dalle diatribe, tra maggioranza e opposizione. Eppure, v'è da dire, che su molti argomenti che meritavano sul serio una opposizione - mi si lasci passare il termine - FRONTALE, alcune forze del centrosinistra, non si sono certo prodigate, in manifestazioni e filippiche - molte ore di consiglio comunale, con prolusioni lunghissime e noiosissime tra l'altro sui massimi sistemi... - come è stato fatto invece su questa questione. In molti - e il sottoscritto è tra quei molti, pur avendo avversione assoluta, politicamente parlando, nei confronti della politica azzoliniana - non hanno accolto di buon grado il fatto che Molfetta, dall'oggi al domani, potesse, con un semplice tratto di penna, con un pezzo di carta deliberato, diventare "città metropolitana di Bari". L'avversione, è già nella terminologia, "città" non è la stessa cosa che "area" e se il legislatore ha adoperato due termini diversi ci deve pur essere un motivo. Leggendo le norme questo motivo traspare con massima evidenza. Da questo punto di vista, questa volta, forse più di altre volte, lo dico con estrema pacatezza, il Sindaco, ha saputo interpretare, attenzione, non quello che pensava la sua maggioranza - è revocabile in dubbio il fatto che il centrodestra sia anche un pensatoio che va oltre la sua persona - ma ciò che pensavano di questa cosa, molti molfettesi, che azzoliniani non sono, ma neppure "ultras" - come certi politici dell'opposizione e, chissà com'è... - della "città metropolitana di Bari". Adesso le forze di opposizione, possono certamente continuare a cavalcare l'idea della "città metropolitana" - il masochismo di certi esponenti politici, forse inconsapevole, assume veramente contorni ridicoli, oltre che incredibili ed inconcepibili - ma si da il caso, che oltre a non aver compreso che qui la politica c'entra poco o quasi niente, le ragioni per non aderire ad un simile confusionario progetto, erano innanzitutto identitarie. I molfettesi hanno una loro precisa identità, una comunità quale poteva essere quella della "città metropolitana", prima ancora che fondarsi sul diritto, deve trovare le ragioni della propria esistenza, nel sentirsi parte integrante di un sentire comune, quel sentire comune che, tra i baresi e i molfettesi, ad oggi non c'è. Diciamolo chiaro e tondo! E non è certo un caso isolato. Problema analogo hanno avuto molte comunità (Altamura, Terlizzi, Bitonto, Ruvo di Puglia... la lista è lunghissima)... Ben vengano quindi articoli come questo, di pura cronaca, su quello che sta avvenendo realmente. Derubricare l'argomento a follia azzoliniana, è stato veramente un errore grossolano... Le follie, sono ben altre, e l'opposizione non ha sempre mostrato sempre - volontariamente o involontariamente - lo stesso occhio vigile...

Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet