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Puglia d'arte e d'artisti
15 settembre 2014

Anche quest’anno ha avuto luogo con successo la manifestazione “Puglia d’arte e d’artisti”, che, dal 19 al 30 agosto, presso la Sala dei Templari, ha condotto il visitatore in “un viaggio tra le genti di Puglia e i suoi saperi”, con la curatela della pittrice e Maestra d’arte Daniela Calfapietro. La partecipazione di pubblico e d’artisti è stata, come ogni anno, elevata e ha veduto rappresentare i principali ambiti delle arti. Fine della rassegna è la testimonianza della straordinarietà della terra di Puglia, unitamente all’impegno civile, coniugato ospitando “Save the Children”, e alla critica alla globalizzazione, nell’esaltazione delle univocità territoriali. Il percorso si apre con un ospite, Alessandro Provenzano, romano, che ci catapulta nella dimensione evocativa del Monte Soratte, tra memorie oraziane, energia e leggende soffuse di magia. Il Soratte diviene immagine psichica, forma sotterranea che prolifera, come una fantasia germinata e geminata dall’inconscio. Lo scorcio dell’uscita dalla Grotta delle Viole, realizzato da Daniela Calfapietro, molto attenta all’elemento geologico, biologico e atmosferico, ci rinvia forse al mito platonico. La luce al di fuori del cunicolo è quella che ci coglierà alla fine del percorso tra memorie e scenari della nostra terra? L’itinerario prosegue con i gioielli scultura in pietra bianca di Ostuni e oro zecchino di Carmen Perilla, un viaggio prezioso nell’epoca di Federico II e Bianca Lancia, all’insegna di un’eleganza lineare e raffinata. La cerva d’oro della Calfapietro punta poi al mito, con annessi federiciani per l’interesse venatorio e il gusto del trompe l’oeil nel finto broccato. Emerge lo spazio destrutturato di Umberto Colapinto. La città di mare e la teoria di barche intorno al porto son frammentate in modo tale da percepirne l’immagine mentale, per poi ricomporne quella sensibile in una visione originale ed evocativa. Laura Piccininni si muove in una dimensione tra il fiabesco e l’ironico, con la volontà di suggerire il superamento delle barriere tra l’uomo e ciò che lo circonda, nel raggiungimento della circolarità. Gregorio Sgarra ritorna sul motivo della maternità, suggerito in modo originale anche dalla Madre Terra della Piccininni, donandoci una splendida icona della Madonna della tenerezza e un Arcangelo Michele di sapore bizantino. Con Daniela Pagliaro la donna assurge a protagonista dello spazio. Generazioni femminili si stagliano con sguardo interrogativo in scenari che rammentano gli spazi murgiani. Francesca Caggianelli con le sue ceramiche illustra un proverbio popolare, che tuttavia funge piuttosto da pretesto per la delineazione di una squisita scena borghigiana, su cui lo sguardo dell’artista si sofferma con bonomia e affetto. Mariangela Ruccia rievoca ancora l’archetipo della Madre Terra, attraverso figure femminili intermediarie tra l’umano e il divino, e nel bellissimo Genius loci raggiunge vette d’ispirata maestria. Anche la curatrice della mostra si cimenta con una Venere nascente tra suggestioni Wedgwood ed elladiche memorie. Con Pietro Giulio Pantaleo ci spostiamo nell’ambito dell’installazione, con un’opera concepita quale work in progress e integrabile dall’interazione con il pubblico, che potrà muoversi secondo propri percorsi. Antonella Buttari con le sue radici si conferma interprete sensibile e singolare della pugliesità, dallo sguardo non privo di delicata ironia. Tiziana Sala rievoca, in termini maestosi, lo spirito di Castel del Monte e l’aleggiare sui castelli federiciani dell’aura del grande imperatore. Raffaella Spadavecchia espone, invece, acquerelli che indugiano con attitudine sognante su borghi e città pugliesi, tra i quali spicca un notturno lunare della Città Bianca, di particolare suggestione. Sabrina Vendola offre un interessante binomio tra modellato e creazione di complementi d’arredo, tra lampade e sculture che plasmano le forme della memoria alla ricerca di punti di convergenza o di fuga. Imponente la creazione di Art Tiffany di Maria Santa Colamonaco, che carpisce il “linguaggio della luce” e lo restituisce, reinventando i materiali di partenza, in un fiabesco e fascinoso uccello di fuoco. All’esposizione ha partecipato anche MissMayd Jewels di Mari Diolini, brand nato dalla competenza dell’artista nel disegn del gioiello e nella gemmologia. Gemme dai colori mediterranei, ambasciatrici del made in Italy a New York, Parigi e Londra. Per l’allestimento, la Diolini ha optato per l’esaltazione di forme geometriche precise e pulite, scegliendo pietre preziose che riproponessero i colori tipici del paesaggio pugliese e mantenendo fedeltà alla propria tendenza a rivisitare forme del passato con tocchi futuristici. Con Cisky siamo proiettati nel linguaggio della grafica, attraverso la reinterpretazione, piuttosto originale, di una delle icone del patrimonio tradizionale barese, un San Nicola benedicente e cruccioso al contempo. Franco Valente indaga il mistero della femminilità; i suoi volti delicati e solcati dal tempo sembrano alludere al mito dell’Alma Mater, tra nostalgia, ieratica quiete e magia del legno. Maria Bonaduce incanta coi suoi acquerelli su carta rosaspina, elevando pregevoli ‘inni’ alle spiagge del Salento e alla bellezza di una Molfetta vista dal faro. Lo skyline dello nostra cittadina si staglia in tutto il suo fascino, nel contrasto tra luminescenze petrose e l’intenso blu mare. Anche Michelangelo de Virgilio, con le sue sculture in acciaio, tributa omaggi alla nostra città (e alla muraglia), che, nel suo immaginario di artista, demiurgo della materia, si erge a caput mundi. Gianluca de Bartolo ci offre invece un insolito scorcio della città di Bari, con il Margherita fotografato dal mare in un giorno di nebbia, in uno scenario brumoso ben diverso dalle assolate mattinate del capoluogo di regione. Ruggiero de Virgilio punta sulla luce, che a risaltare sia il “penetrar del sole nella nostra vita” o siano le condizioni atmosferiche di una sospesa rappresentazione del porto prima della tempesta. Maria Teresa Gadaleta dà vita a uno stimolante connubio con Mauro Germinario, recuperandone gli scatti e facendo interagire legno e carta fotografica, con esiti dal fascino rétro. Germinario, poi, offre un possente carrubo, che troneggia come un gigante buono nel paesaggio di Puglia. Altre sue opere hanno per scenario la città di Giovinazzo, recuperando memorie della marineria (le reti) o, poeticamente, osservando il profilo della Cattedrale dalla specola, altamente inusuale, di una pozza d’acqua piovana. Differenti eppure non privi di interessanti analogie gli itinerari creativi di Michele Loconsole e di sua figlia Biancamaria. Il primo si volge al paesaggio come agli scenari cittadini e, soprattutto in questi ultimi, ammiccando anche al tema dello still life, raggiunge esiti felici. La giovane artista, invece, realizza una realistica veduta di San Pietro in Bevagna, evidenziando buona padronanza dei mezzi espressivi. Con Anna Mazza uno sguardo femminile si posa con sensibilità e solidità sulle campagne pugliesi; altrove l’artista, con il pretesto della figura umana, investiga l’interazione tra le luci. Buona la resa di un ulivo secolare, con un soggetto non facile, che poteva rasentare l’oleografia, da parte di Katya Abbrescia. Stefania Spaccavento designer, invece, si abbandona a un divertissement dal sapore naif e pregno d’ironia sulle processioni di Puglia. Interessante la sperimentazione di Vincenzo Corcelli, che, con le sue reti metalliche dipinte su più piani, consacrate alla figura umana o ai “diagram modulator of heads”, conduce lo spettatore a interagire con stimolanti modulazioni da cogliersi e interpretarsi secondo molteplici dimensioni. A conclusione del percorso, un olio su cartoncino di Mauro Spaccavento ci induce ancora a indugiare sullo skyline di una Molfetta bellissima nelle sue luci. Giuseppe Sciancalepore traccia, invece, un omaggio alla Puglia dal sapore vignettistico. Su sfondo giallo, il simbolo della Cinquecento e i grappoli d’uva ci ricordano, con ilare letizia, la piacevolezza del viaggio in una terra d’arte e d’artisti. Viaggio che ammalia e seduce, secondo un percorso architettato con cura e acribia, nel rispetto della tradizione come nello slancio verso le sperimentazioni contemporanee, nel rispecchiamento delle molteplici tendenze artistiche pugliesi.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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