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Pronto Male? Qui Molfetta, per carità rispondeteci
Dall'agenzia di viaggio alla disperata ricerca di notizie dei molfettesi in vacanza alle Maldive
15 gennaio 2005
Nella tragedia legata al maremoto che ha sconvolto l'oriente del mondo, protagoniste – anche loro – della macchina che si è messa in moto subito dopo che si era scatenato l'inferno, sono state le numerosissime agenzie di viaggi attraverso le quali migliaia di turisti, assieme ai quali vi erano anche molfettesi, avevano raggiunto quello che, per tutti, era un luogo da sogno. L'informazione, si sa, esige dettagli e, oltre a ciò che si può ascoltare dalla viva voce dei sopravvissuti, abbiamo scelto di sentire anche la testimonianza di chi, appunto, aveva organizzato quel “maledetto” viaggio e che ha dovuto anche pensare a come reagire e a cosa fare nell'immediato: un'azione che non fosse di intralcio ma che servisse, quantomeno a chi, a Molfetta, si era improvvisamente trovato a chiedersi se, dei propri cari, vi era notizia. Antonio Caputo, della “Caputo Viaggi”, ci ha raccontato quello che hanno vissuto, in agenzia, a partire da domenica 26 dicembre. Tra i loro clienti, la famiglia Mitolo (che ci ha raccontato l'esperienza in esclusiva) che soggiornava in uno degli atolli delle isole Maldive. Per loro (vedi l'articolo accanto) ci sono stati momenti di paura, am sono sopravvissuti. Vediamo come è stata vissuta la tragedia dall'interno dell'agenzia di viaggi. Domenica 26 dicembre, dunque, Santo Stefano. La notizia è immediatamente rimbalzata grazie ai media sconvolgendo, inutile ricordarlo, le festività natalizie. Antonio Caputo e suo genero sono immediatamente corsi in agenzia cercando di mettersi in contatto con l'operatore attraverso il quale avevano organizzato in viaggio: le ricerche erano già cominciate ma, date le particolari condizioni dei luoghi interessati, necessariamente erano nel caos e procedevano a rilento. In agenzia però, avevano anche il numero del telefono cellulare del capofamiglia: ovviamente era impossibile prendere la linea, ma nulla vietava, tramite e-mail, di lasciare un messaggio nella speranza che il telefono potesse in qualche modo riceverlo. E così è stato: il 27 dicembre in agenzia hanno ricevuto la risposta. Il padre aveva riportato delle ferite e la situazione era piuttosto precaria, ma erano vivi e si stavano già attivando per riuscire a rientrare il prima possibile. Trovandosi su di un atollo, era difficile raggiungere Male, la capitale, sede anche dell'aeroporto delle isole: hanno dovuto aspettare la disponibilità di una barca che, non senza difficoltà, è riuscita a portarli finalmente in aeroporto. Da questo momento, pare che l'assistenza del Governo italiano sia stata perfetta: grazie ad un'organizzazione veloce il 29 erano a Roma e il ministero si era preoccupato anche che tutti i turisti raggiungessero non solo la capitale, ma la propria… casa. Dunque l'odissea si è conclusa proprio all'aeroporto di Bari-Palese.
Dopo il racconto della loro esperienza però, il padre della famiglia protagonista, come tante, di questo immane disastro, ha detto di non poter dimenticare (nonostante quello che hanno vissuto) di aver visto dei posti unici: nemmeno le parole potrebbero descrivere quello che, secondo lui, è davvero un paradiso terrestre. A questo, Antonio Caputo ci ha chiesto di aggiungere una sua considerazione, l'opinione di chi, lavorando da anni a stretto contatto con queste realtà geografiche ha anche una certa esperienza: gli aiuti economici, certo, serviranno alle popolazioni dei quasi 10 Paesi interessati, decimate e prive praticamente di tutto, quantomeno a risollevarsi, ma è il turismo la loro unica risorsa e la speranza di potersi riprendere dall'inferno vissuto è legata, paradossalmente, proprio alla sua ripresa. Certo, è grottesco pensare alle spiagge bianche con le palme che toccano l'acqua ora che in quei posti non vi è altro che fango detriti e morte ma, è l'economia che fa vivere i Paesi e, la loro, è totalmente fondata sul turismo. Ed è inutile fare del facile moralismo: quelle spiagge, devono tornate al più presto ad essere quel sogno che erano. Prima.
Francesca Lunanova
francesca.lunanova@quindici-molfetta.it
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