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Presentato dal direttore artistico Sara Allegretta e dal presidente Marcello Carabellese Appunti di storia
15 marzo 2023

I RACCOGLITORI DI ERBA CORALLINA La farmacopea antica per la preparazione dei medicinali si avvaleva di numerose piante adatte a ricavare mediante semplici metodi: infusioni, ebollizioni, macerazione, distillazione, ecc. per preparare: estratti, sciroppi, unguenti, pomate, cataplasmi, ecc. su richiesta del medico curante. L’attrezzatura del farmacista consisteva di un alambico per la distillazione, diverse provette di vetro di diverse forme di cui alcune con scala di divisione, vasi di terracotta di diverse forme e capacità, bilancia di precisione, piccolo fornello per riscaldare, mortaio, ecc. Anticamente i farmacisti si chiamavano aromatari o speziali. I primi aromatari conosciuti a Molfetta risalgono al XV sec. Si segnalano: Giacomo de Barulo 1431, Angelillo de Nesta 1479, Giovanni Spina 1484, Berardino di Monte S. Angelo 1491, Marco Antonio Caccavo di Tramunto 1500. E risale al 1565 una prima lista di medicinali forniti a Serio figlio di Adriano de Gammarella: olio rosato, olio iperico, pino difensino, zuccaro fino e rosato, polveris ermo dastulis floriseris, polveris lupini. Gli apprendisti speziali si recavano a Napoli per imparare l’arte; infatti, Gaetano de Rossi dal 1742 al 1745 era a Napoli nella speziaria del Gesù Nuovo a imparare l’arte dello speziale. Questo preambolo di notizie facilita la comprensione delle informazioni che vengono date in seguito: nel 1741, molti viaticali (carrettieri) che si recavano alla fiera di Potenza affermarono che: Antonio Rana per la sua solita industria porta con sè a vendere l’erba corallina che serve per medicina contro i vermi e nasce dentro il mare, che lui stesso colle sue proprie mani la raccoglie l’asciuga e la porta a vendere, la vende facilmente. E nel 1772, Francesco lo Tragno di Gravina raccoglieva erbe semplici per gli speziali. Ancora a metà del XIX sec. a Molfetta sulla riva si raccoglieva l’erba corallina (Corallina officinalis); questa usanza è confermata da Vincenzo Amato, classe 1942, che si recava spesso a raccoglierla tra la Seconda e la Terza Cala per poi essiccarla e spedirla a Pescara. I PICCOLI PESCATORI Esisteva ed esiste ancora la classe dei pescatori con barchette a remi identificati come l parenzuli o varcheceddare. E’ una classe di marinai che con piccole barche a 2 remi o a 4 remi pescano sotto costa. Il loro pescato in totale nella giornata non oltrepassava mai i 50 kg. Su questo pescato una volta si pagava il dazio al consumo. Per ovviare a questo onere giornaliero nel 1904 fu stipulato un contratto annuale per la riscossione tra il Comune di Molfetta nella persona del Sindaco pro tempore avv. Francesco Picca e Pantaleo Amato fu Onofrio rappresentante dei marinai di barchette che prendeva l’appalto per il dazio annuale della vendita del pesce fresco, anguille, escluse le seppie per £. 1600, in base alla tariffa di £. 12 a quintale. L’importo delle 1600 lire poi era diviso in capo alle 41 barchette in uso. Nel 1907 la Direzione del Dazio per quantificare meglio il pescato giornaliero delle barchette, dal 8 settembre fino all’8 dicembre redasse un calendario della pesca. Ecco quanto dispose la Direzione del Dazio: Nell’intento prosimo di fornire di dati statistici all’Amministrazione daziaria circa la quantità del pesce fresco di scoglio, l’ufficio stabilì un controllo, che è stato esatto e continuo dall’alba sino alle 9 a. m. di ogni giorno, per periodo di un mese, in un’epoca non veramente di pesca intensiva ed abbondante che è quella che va da maggio a tutto agosto. A causa della deficienza di personale adatto e per l’esigenza del servizio in genere, il controllo non si potè mantenere per tutta la giornata, ed in conseguenza sfuggì il pesce alla spicciolata, come quello di canna e di rosacchio, nonché i polipi, che vengono al mercato ad ora tardi e nel pomeriggio. In apposito registro sonvi trascritte partitamente le introduzioni fatte da ciascuno dei capi-barchette, e dallo stesso rilevasi essere minime le partite superanti i 50 chilogrammi. Come si vede, la quantità accertata se fusse daziata avrebbe dato un introito di £. 1.315,08; laddove in abbonamento di £. 250. Su 92 Appunti di storia Antichi mestieri: il raccoglitore di erba corallina e i pescatori a piedi giorni, 13 giorni furono di maltempo. I PESCATORI A PIEDI LUNGO LA COSTA Una volta si andava pescando lungo la costa con la canna da fermo, con la cardellina e col rezzaglio o rosacchio spostandosi lungo la costa. Il rosacchio è una rete da lancio circolare, sulla cui circonferenza sono applicati i piombi; una volta in acqua la circonferenza appesantita chiudendosi imprigiona i pesci. Una fune passante da un foro al centro della rete e legata alla circonferenza chiude la rete impedendo ai pesci catturati di uscire. La cardellina è una piccola rete legata a due assi di legno che immersa nel fondo di circa mezzo metro si catturavano piccoli pesci e salipici. Si andava anche alla cattura dei polipi di scoglio. Una volta anche questa categoria di pescatori se vendeva il magro pescato era soggetti al pagamento del dazio al consumo nella misura di un grana a rotolo e con l’avvento della lira a 10 centesimi al kg. Nel 1906 erano censiti 23 pescatori a piedi che pagavano una media di 4 lire annue di dazio ciascuno; diamo i loro nominativi: Amato Lorenzo, Mauro e Giovanni fu Giuseppe, Amato Sergio e Giuseppe fu Mauro, Amato Giovanni fu Pietro, Amato Mauro fu Pantaleo, i fratelli Sergio e Giulio Andreula, i fratelli Onofrio, Mauro, Domenico e Giuseppe Adesso fu Biagio, Crismale Vincenzo, i fratelli Matteo e Mauro de Ceglia, de Virgilio Antonio, de Candia Angelo, Lazzizera Pietro, Sciancalepore Pantaleo fu Saverio, Ventura Giovanni. La categoria dei pescatori a piedi è andata man mano estinguendosi, i pochi testimoni hanno fornito un ampio ragguaglio nella preparazione della Mostra: La costa dei varcheceddàre, tenutasi alla Sala dei Templari, Ottobre-Novembre 2021 a cura dell’Archeoclub Giuseppe Maria Giovene, Sezione di Molfetta e del relativo catalogo citato nella bibliografia. ————— Bibliografia: Archivio Diocesano Molfetta, Fondo Curia Vescovile, carte varie, cart. 102, 204, e 238; Biblioteca Comunale Molfetta, don Giovanni Muti, Manoscritto famiglie molfettesi, famiglie Caccavo, Cavalletti, Coppolecchia Nesta, (per questo voluminoso manoscritto vedi C. Pappagallo, Il manoscritto del notaio Muti, in Studi Molfettesi, a cura di M. I. de Santis, n. 1 maggio-agosto 1996, p. 93); Archivio Comunale Molfetta, categoria 3, vol. 23bis, categoria 17, vol. 63; Archivio Stato Bari, Sezione di Trani, notaio Paolo Rotondo, vol. 751; notaio Pantaleo Massari, vol. 2107; per la rete la cardellina vedi: G. de Marco Il pescatore con la cardellina, in L’altra Molfetta, 1992, n. 9; presentazione del catalogo della Mostra: La costa dei varcheceddàre, a cura dell’Archeoclub Giuseppe Maria Giovene, Sezione di Molfetta, 03-02-2023, p. 13-14-15. © Riproduzione riservata

Autore: Corrado Pappagallo
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