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Politecnico di Bari, assemblea di studenti giovani squadristi all'attacco
02 ottobre 2010

BARI - Giovedi 30 settembre 2010, al Politecnico di Bari, una delle più importanti istituzioni culturali e scientifiche del Mezzogiorno, si sono radunati circa trenta ragazzi che con megafoni e fischietti, e fumogeno poi, neanche fossero allo stadio, hanno duramente contestato il Rettore Nicola Costantino, reo di aver aumentato arbitrariamente le tasse universitarie del 50% circa agli studenti fuori corso, per l’anno accademico che sta per iniziare.    
Il Rettore, per i ragazzi dell’Associazione “Azione Universitaria del Politecnico”, sembra essere l’unico colpevole del dissesto qualitativo e della carenza di servizi che incidono non poco sulla qualità della vita delle migliaia di studenti che ogni giorno popolano la prestigiosa Istituzione.    
E visti, o meglio, sentiti, i cori da stadio, possibile che non ne sia stato dedicato alcuno al Ministro Gelmini? Si, possibile. Il Ministro Gelmini, la stessa che parla della “meritocrazia” come dello strumento migliore per salvaguardare gli studenti più preparati salvo poi dare Lei l’esempio peggiore con una laurea conseguita in modo “assai facile”, la stessa che, come rivela in questi giorni una preziosa inchiesta de L’Espresso, eroga quasi 90 milioni di euro all’anno per sovvenzionare le Università private e non statali (alla sola Lum di Casamassima, per fare un esempio concreto, vengono assegnati 723 mila euro circa all’anno), ha tagliato, per i prossimi anni, diversi milioni di euro, per un Politecnico di Bari che dovrebbe invece essere tutelato e rinvigorito con ulteriori fon di, vist o alcuni notevoli risultati conseguiti, negli anni scorsi, nell’ambito della Ricerca.    
Possibile che non si sia capito che, nella vicenda dei “tagli”, che certamente non ha lui desiderato e quantificato, il Rettore Costantino è solo una vittima, costretto ad aumentare le tasse ai “fuori corso”, per non mandare in default il Politecnico? Come voltare pagina immediatamente e non assecondare ancora queste farneticanti e becere strumentalizzazioni politiche che rischiano di fare solo “male” all’Università, a cui dovremmo tutti invece guardare con “affetto” e grande senso di responsabilità, sperando che torni ad essere luogo di formazione culturale e sociale contro l’idea ricorrente di squallido “esamificio”?    
Non consentendo alla “Politica”, nel senso più “moderno” del termine, viste anche le quotidiane illusioni e delusioni che crea, di entrare nelle Università stabilendo i criteri e i principi attraverso i quali l’Istituzione deve progredire ed evolversi, ma consentendo alla popolazione studentesca di autodeterminarsi in sinergia e in cooperazione con i Rettori, affinché insieme si possano concertare soluzioni efficaci ed idonee volte ad abbattere gli sprechi e ad avere una istruzione sempre migliore e di qualità. Dando, cosi, di fatto, ragione a Gandhi che diceva: “Siate voi il cambiamento che volete veder avvenire nel mondo”

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