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Piano Strade dalle basole alle zanelle le spiegazioni della dirigenza
15 ottobre 2012

Strade smontate e rimontate come i pezzi della lego. Ferite nella loro secolare verginità. Come una violenza gratuita, lo sradicamento delle basole a via Madonna dei Martiri e Piazza Margherita di Savoia (Cappuccini): l’intervento più invasivo del Piano Strade che ha scatenato polemiche e contestazioni da parte dei molfettesi. «L’opportunità di rimuovere le vecchie basole per rifare la fondazione stradale e la pavimentazione con binder e tappetino, deriva dal fatto che quel tratto di strada (via Madonna dei Martiri, ndr), sollecitato da mezzi articolati pesanti per il trasporto di merci, era caratterizzato da un’accentuata discontinuità del manto viario - ha spiegato a Quindici l’ing. Enzo Balducci, dirigente del Settore Lavori Pubblici -. Ripristinare la pavimentazione in basole avrebbe comportato un costo superiore al budget a disposizione». Differente la situazione a Piazza Cappuccini, soggetta alle sollecitazioni di sole autovetture e autobus, dove il Comune ha asportato le basole dell’avvallamento all’incrocio tra via Roma, Corso Margherita e via Edoardo Germano (come già Quindici ha documentato). Sarebbe stato più appropriato, invece, eliminare l’asfalto e eseguire una manutenzione del basolato, ripristinando le basole rotte e rimettendo in quota quelle sconnesse. Ma i costi dei lavori e della manodopera sono stati un muro finanziario insormontabile, anche se il desiderio dell’ing. Balducci sarebbe stato il mantenimento del manto basolato e non la sua tragica asportazione. Il resto è cronaca recente. Lo svellimento del basolato è stato, perciò, un’opportunità progettuale già inclusa nel progetto esecutivo, che non dovrebbe comportare varianti future. Tra l’altro, il Comune avrebbe potuto anche richiedere alla Sovrintendenza un parere indicativo su questi lavori che hanno interessato delle zone lottizzate tra il ‘700 e ‘800 (a quanto pare, per i lavori svolti su via Respa e nel centro antico mancherebbe l’autorizzazione della Sovrintendenza). «Non si tratta di un intervento di recupero che avrebbe richiesto un eventuale parere della Sovrintendenza, anche perché sono zone già compromesse dall’asfalto - ha replicato Balducci -. Diverso sarebbe stato per interventi tipo quello fatto su via Respa dove si è intervenuti sulla pavimentazione in basole con il riposizionamento di nuovi elementi». Del resto, non si sa quanto via Madonna dei Martiri e l’incrocio a Piazza Cappuccini, privati delle basole sette-ottocentesche, resisteranno alle sollecitazioni di tir e mezzi pesanti. «Nessun cedimento futuro» per Balducci per l’omogeneità conferita al fondo stradale che sarà rifinito con binder e tappetino: «la fondazione stradale, composta da conci di pietra di varie dimensioni e pezzature minori per colmare i vuoti, è stata rullata e compattata per renderla monolitica». Sentenza ai posteri, ma è stato curioso che, dopo le recenti precipitazioni, l’angolo tra via Madonna dei Martiri e via san Carlo (proprio di fronte alla fontana) sia stato riaperto e, a quanto pare, rafforzato con massi di pietra più grossi rispetto a quelli già collocati tempo prima. BASOLE, A QUALE PREZZO? Il «caso basole» ha anche un suo lato oscuro, già sollevato da Quindici nel numero di luglio-agosto: i possibili appetiti del mercato nero potrebbero essere stati dirottati su Molfetta, se negli ultimi anni non sono mancati in Puglia interventi che hanno favorito il proliferare dei profitti illeciti. Ad esempio, a San Vito dei Normanni le basole sono scomparse dai depositi comunali. A Bitonto, nei pressi della Porta Baresana, per alcuni lavori di cablatura pare siano svanite le basole rimosse. Stessa situazione a Mola di Bari con il furto di basole, chianche e pavimenti da una villa ottocentesca. L’elenco sarebbe infinito. Insomma, questo sistema potrebbe essere già approdato a Molfetta. Quasi 3mila le basole (circa 300 bancali) depositate a cielo aperto al PalaPanunio: per ora senza una destinazione precisa. Anche se l’ing. Balducci ha ipotizzato un loro possibile uso per la manutenzione straordinaria della banchina di Molfetta, in molti tratti rovinata da basole rotte e sconnesse. Alcuni suppongono che le chianche siano riutilizzate per i lavori a Cala sant’Andrea. Ma il controllo costante su basole e bancali sarà di difficile esecuzione, come ha confermato a Quindici un preoccupato Balducci. Ad esempio, destinati 3/4 bancali (30/40 basole) per un’opera pubblica, chi controllerà la reale quantità dei bancali usciti dal deposito e l’uso effettivo delle basole? Potrebbe anche accadere che i bancali scompaiano a insaputa delle dirigenza. Non si esclude che il Comune di Molfetta possa anche vedere le basole estirpate per far cassa, ma sempre nel rispetto della normativa vigente. Questa eventuale destinazione, anche se estremamente infelice e anti-storica, potrebbe pur essere deglutita con immense e dolorose contrazioni intestinali, al contrario di una vendita sotto banco, che favorirebbe il singolo e non la comunità. ZANELLE E “AGGIUNTE” Altri sono stati i nei tumorali di questo Piano Strade. In primis, i lavori su via Piave, strada stranamente aggiunta a giugno (secondo indiscrezioni, per un’imposizione esterna al Comune stesso), nonostante le pessime condizioni delle altre parallele. Peraltro, solo a settembre il Comune ha rimpolpato il Piano Strade con alcune arterie del quadrilatero commerciale compromesse e caratterizzate da una serie di cedimenti (anche in questo caso, non dovrebbero spuntare come funghi varianti in corso d’opera). «Le condizioni di via Piave erano le peggiori, ma vedremo anche di aggiungere le altre parallele, accertate le loro condizioni - ha chiarito Balducci -. La priorità data a via Piave è servita a verificare l’esecuzione dei lavori e adottare nuovi accorgimenti per evitare ulteriori e successivi cedimenti, proprio perché contraddistinta da una serie di sconnessioni e avvallamenti». Dunque, via Piave è stata una priorità, rispetto ad altre strade che versavano (e versano ancora) in peggiori condizioni. E considerarla una “cavia” a giugno, dopo la conclusione dei lavori su via Bisceglie a maggio e l’inizio contestuale di altri su Corso Fornari e via san Francesco d’Assisi, appare una pessima giustificazione. Infine, i canali di deflusso delle acque meteoriche a lato della strada (zanelle), a volte coperti ex abrupto soprattutto lungo le strade parallele al Corso Umberto. «Laddove le zanelle erano state coperte con l’asfalto, sono rimaste tali e viceversa - ha sottolineato Balducci -. Anche in questo caso, avremmo potuto eliminare l’asfalto, ma gli oneri economici sarebbero aumentati perché sulle strade interessate dai lavori i tratti coperti erano maggiori rispetto a quelli scoperti». Situazione molto simile a via Roma, dove ingenti sono stati i disagi per cittadini, autovetture e biciclette durante la collocazione delle zanelle (lavori balbettanti e protratti per troppo tempo). Senza dimenticare l’obbrobrio di via Bisceglie: conclusi i lavori, è stato eseguito un nuovo scavo (con una nuova fastidiosa toppa) che, ha concluso un rammaricato Balducci, è stato determinato da una perdita nelle tubazioni sottostanti. ©

Autore: Marcello la Forgia
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