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Peppino Panunzio nuovo segretario dei Ds Il congresso del partito in un momento difficile. Recupero morale e bando agli individualismi.
15 giugno 2000

di Giulio Calvani Protagonisti dello scenario politico locale, nell’ultimo mese, sono stati senza alcun dubbio i Democratici di Sinistra i quali hanno celebrato il loro primo congresso cittadino nei giorni 9-10 e 11 giugno. Un congresso ritenuto da tutti di fondamentale importanza perché si poneva due obiettivi principali: in primo luogo quello di superare, attraverso il dibattito, una lunga e delicata fase transitoria durante la quale il partito è stato sostenuto da un direttivo, composto da tre elementi, che ha alacremente lavorato per poter giungere finalmente a questo chiarimento interno, ma anche quello di rinnovare le cariche politiche sezionali, allo scopo di porre termine a tale situazione anomala che ormai si protraeva da tempo. No alle candidature imposte dall’alto E’ stato preliminarmente sottolineato nella relazione introduttiva letta da Peppino Panunzio (eletto al termine dei lavori congressuali segretario del partito) che tale congresso veniva svolto con grande ritardo dovuto alle difficoltà interne e che vi sarebbero potute essere ulteriori perdite di tempo se non vi fosse stata la ferma volontà del gruppo dirigente di celebrarlo, dal momento che, così come è stato sostenuto, “il ritardo di un congresso significa anche ritardo di democrazia, ritardo di capacità di darsi un gruppo dirigente, ritardo, quindi, di iniziativa politica e di rapporti con la società”. Una relazione introduttiva molto apprezzata sia per il coraggio di alcune considerazioni profondamente critiche sulla situazione delicata che attraversa il partito (“i Ds non possono più consentirsi una assenza di iniziativa sul territorio, un’assenza di vita sociale collegata alla città ed alle sue espressioni individuali e associative”) sia per un linguaggio che riusciva ad essere in contrapposizione a quello “tecnico verboso e criptico” utilizzato nelle organizzazioni partitiche e, troppo spesso, anche all’interno degli stessi Ds, così come evidenziato dal neo-segretario Panunzio. Ma una relazione anche molto attenta alle prospettive future ed al ruolo che i Ds dovranno ricoprire in vista delle prossime scadenze, già all’orizzonte: in questo senso è emersa la volontà di ricercare per le vicine elezioni politiche candidature che siano espressione del territorio e profondamente radicate in esso, questo attraverso contatti ed incontri da attivare in tempo utile, con tutte le forze della coalizione in uno spirito pratico e costruttivo che porti ad individuare soluzioni autorevoli e condivise, onde evitare gli errori che in passato portarono alla “imposizione dall’alto” di Claudio Fava e Ayala. Positivo giudizio sull’amministrazione Minervini Non potevano mancare, come era ovvio attendersi, considerazioni relative all’esperienza amministrativa degli ultimi anni ed alle difficoltà che la compagine di governo locale ha dovuto affrontare: scontato il giudizio positivo espresso sull’azione dell’Amministrazione Minervini in particolar modo in relazione a quanto fatto e progettato per favorire lo sviluppo produttivo ed occupazionale della nostra città; tuttavia è stata evidenziata una serie di sintomi (insofferenza diffusa di consiglieri comunali nel mantenere fede all’impegno assunto nei confronti della alleanza e del programma amministrativo; “transumanze” dalla maggioranza all’opposizione; richieste sempre più pressanti di visibilità) che denotano in maniera evidente la conclusione di una fase politica e la necessità di un rilancio della coalizione in termini di “tensione ideale, politica e programmatica” volta ad allargare il consenso sociale ed elettorale di partenza. Fare questo, è stato sostenuto in quell’assise, non significa lasciarsi ingabbiare dalla logica della “continuità ad ogni costo” rinunciando magari ai principi della correttezza amministrativa, o tanto meno arrendersi alla necessità di adeguare a livello locale l’alleanza che sostiene il governo nazionale del centro-sinistra, laddove manchi una convinta condivisione degli obiettivi o un comune modo di intendere la politica. In questo senso è stata sottolineata, nella relazione introduttiva, la necessità di ridefinire un percorso di elaborazione programmatica che coinvolga non solo le rappresentanze politiche tradizionali (partiti e movimenti) ma anche i concreti attuatori dello sviluppo, attraverso un “Patto per lo sviluppo” sottoscritto tra politica e soggetti economici (imprenditori, ceti professionali e commercianti) al fine di creare un quadro normativo idoneo (nei tempi e nei modi) a valorizzare le potenzialità che il nostro territorio esprime. Rilanciare il contatto con la base Il dibattito che è seguito ha evidenziato in primo luogo un elemento comune in tutti gli interventi e cioè la necessità di rilanciare l’azione politica del partito all’interno del tessuto sociale della nostra città, riprendendo così il contatto con i quartieri, con il ceto popolare, con l’associazionismo, con i sindacati, visto che tutto questo durante il travagliato periodo che ha condotto al fine alla celebrazione del congresso, si era decisamente perso, determinando non solo una perdita in termini di mero consenso elettorale, ma anche e soprattutto una incapacità di formulare progetti credibili di elaborazione politica. Più d’uno, ma in particolare il consigliere Samarelli ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di dotarsi di una classe dirigente, interna al partito, che sia in grado di discutere in termini di prospettive, dal momento che solo partendo da essa i Ds possono recuperare il loro fondamentale ruolo, all’interno della coalizione, di punto di riferimento per gli alleati, funzione evidentemente smarrita a livello locale. Nessuno si è negato le difficoltà di attrarre consenso elettorale, e su questo punto si è sottolineata l’esigenza di allargare l’area di riferimento rivolgendosi con più attenzione alla “società delle professioni e della produzione”, tentando al contempo di recuperare il radicamento (in una certa misura perso) presso i ceti popolari. Coalizione di centro-sinistra in difficoltà Per quanto concerne i rapporti con la coalizione, dal dibattito è emersa la consapevolezza che la situazione politica locale è molto delicata e che la sommatoria dei partiti del centro-sinistra è decisamente perdente, sia dal punto di vista eminentemente numerico (l’insieme dei partiti di governo della città, stando ai dati delle Regionali, arriva a superare di poco il 30%, mentre solo con l’aggiunta delle altre forze politiche che a livello nazionale si identificano nel centro-sinistra supera il 50%) sia politico, così come le difficoltà che questa Amministrazione ha dovuto affrontare stanno a testimoniare; al contrario il congresso ha indicato la necessità di “creare le condizioni per costruire un’alleanza politico- sociale che vada oltre la mera sommatoria dei partiti del centrosinistra, coinvolgendo le forze sociali, le associazioni, il volontariato ed i soggetti che si riconoscono nei valori fondamentali della sinistra, in primo luogo la solidarietà”. Crisi di identità La sensazione che si è tratta è stata quella di un partito cosciente delle enormi difficoltà che attraversa, forse anche in preda ad una crisi di identità di difficile definizione, ma che vive in maniera estremamente dignitosa questa sua condizione e che cerca al suo interno, attraverso le potenzialità anche umane che esprime, la strada per poterne uscire. D’altro canto ci è toccato constatare che sebbene all’interno dei Ds convivano anime profondamente diverse e sensibilità spesso agli antipodi, esse solo in parte ed in misura minima si sono confrontate in quell’assise ed in questo senso può dirsi (riprendendo le parole di Sandro Fiore) che “il congresso ha in parte mancato uno degli obiettivi che si poneva” cioè quello di un chiarimento interno tra le diverse “correnti” dal momento che né coloro che fanno riferimento all’area cristiano-sociale (il consigliere Paparella ha addotto generiche ragioni di salute a giustificazione della sua assenza) né coloro che si identificano nell’area laburista hanno partecipato al dibattito, sebbene più volte si sia auspicato un confronto in questo senso. Il “convitato di pietra” Così come è da dirsi che il congresso ha visto protagonista, suo malgrado, un “convitato di pietra” e cioè quel Tommaso Minervini che, sebbene non sia mai stato nominato neanche una volta durante i tre giorni di discussione, quasi fosse un fantasma da esorcizzare, puntualmente ritornava attraverso le allusioni o i riferimenti impliciti di molti (nel documento politico finale approvato all’unanimità si sottolinea la “assoluta necessità di un recupero morale interno al partito, come impegno a rappresentare la linea politica senza individualismi, frazionismi e trasformismi deleteri”), a testimonianza del fatto che lo strappo compiuto dall’ex capogruppo consiliare dei Ds costituisce una lacerazione profonda e non del tutto sanata, le cui motivazioni dovranno essere ancora comprese a fondo, ma in ogni caso ha rappresentato il punto culminante di quella grave crisi del partito che questo congresso ha inteso fortemente superare, ponendo le basi per un suo necessario rilancio. Chi è Giuseppe Panunzio Giuseppe Panunzio, nuovo segretario dei Ds, ha 50 anni, è laureato in Giurisprudenza, coniugato, ha 3 figli. E’ stato segretario comunale e attualmente è dirigente del Comune di Giovinazzo. Fin da giovane si è impegnato a Molfetta in attività di volontariato in campo sociale e culturale. Ha preso parte al “Percorso”, del quale è stato, per un periodo, uno dei coordinatori. Iscritto ai “Democratici di sinistra”, è stato uno dei coordinatori dell’unità di base di Molfetta nella fase immediatamente precedente il congresso che lo ha eletto segretario.
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