Lo slogan della Giunta di centrodestra in carica è: città più pulita, più sicura, più tecnologica. Niente di più accattivante, se alle parole seguissero i fatti. La città pulita: che bel proposito! Tutti vorremmo che l'ambiente in cui viviamo fosse pulito e civilmente organizzato; per ottenere ciò, non basta solo imprecare sulle colpe degli altri e deprecare coloro che, secondo noi, non fanno quello per cui sono pagati. Ci riferiamo evidentemente alle disfunzioni che notiamo nella raccolta dei rifiuti. C'è un problema a monte (a modo suo, messo in rilievo dal sindaco Antonio Azzollini durante una conferenza stampa) e cioè la scarsa o punta attitudine di noi Utenti ad “aiutare”, con i nostri comportamenti, coloro che accusiamo di negligenza. CITTADINI ZOZZONI Quante volte si vede che piovono sulla pubblica via, fazzoletti di carta, involucri vari e di pacchetti di sigarette, rilasciati da passanti e automobilisti ambosessi; quante volte vediamo, ed è il colmo, sacchetti di rifiuti domestici depositati… accanto al cassonetto, massaie che spazzano e sversano il tutto in strada, a volte “colpendo” perfino l'ignaro passante; bambini con genitori al seguito, (e meno bambini), che scartano il dolcetto o altro e lasciano cadere per terra l'involucro. Il genitore? Imperterrito, non si sogna neppure lontanamente di far capire ai pargoli che così non si deve fare. In casa certamente tale comportamento viene, eccome, censurato! Tutti pensiamo che tanto c'è qualcuno che prima o poi raccoglierà e smaltirà il tutto, alla faccia del decoro cittadino! No signori! Al netto dell'infingardaggine di alcuni di quelli che dovrebbero provvedere per compito “istituzionale” ed a volte non lo fanno, alla pulizia delle strade, siamo noi che dobbiamo, ripeto dobbiamo cambiare le nostre abitudini. L'argomento è stato dibattuto niente po' po' di meno che dal sindaco, fiancheggiato dalle massime Autorità cittadine preposte alla gestione della raccolta dei rifiuti, sono state fatte delle “reprimenda”, si sono presi solenni impegni, invocando la cooperazione di tutti per migliorare la situazione: qualcosina si è vista. Speriamo che duri. CITTÀ PIÚ SICURA? La città più sicura: questa accezione può sottintendere molti significati: Sicurezza sociale, strettamente legata alla presenza disgraziata di individui di pochi scrupoli, che attentano alla sicurezza ed incolumità dei Cittadini. Per questo sono presenti le Forze dell'ordine che, con risultati non sempre commisurati alle necessità, tentano di fornire una sorta di “ombrello” istituzionale. Vi è da annoverare anche una sicurezza più spiccia, e cioè legata all'ambiente nel quale viviamo ed operiamo. Un fattore di grave insicurezza è costituito dallo stato dell'ambiente, con particolare riferimento allo stato delle strade cittadine. Perfino il primo Cittadino, in campagna elettorale aveva riconosciuto che lo stato nel quale versano le vie di Molfetta è a dir poco abominevole, ma… NON CI SONO SOLDI!, dice. Ne sanno qualcosa le nostre scarpe, i nostri piedi, le nostre articolazioni, le parti basse dei rari ciclisti, e perché no, anche le sospensioni dei nostri veicoli. Sicurezza intellettuale. Sicurezza del diritto. Sicurezza del e sul lavoro. Su questi ultimi punti preferiamo glissare non avendo specifiche conoscenze. Approfondiremo invece il fattore sicurezza in riferimento allo stato delle nostre strade (quasi tutte). Le immagini mostrano alcuni punti della nostra città, in cui lo stato del piano viabile è a dir poco ignobile. Attenzione, sto parlando non di zone in periferia ma di zone centrali, nelle quali il traffico, in tutti i sensi, è molto sostenuto. Ricordo, qualche anno fa, partecipai ad una “convention” della allora Casa delle Libertà presso un cinema cittadino. All'epoca “regnava” Tommaso Minervini, e sul palco, insieme a lui erano presenti l'attuale sindaco Antonio Azzollini (allora semplicemente senatore, e credo neanche presidente di commissione) e l'on. Francesco Amoruso, con contorno di notabili vari. Fra i vari interventi di Minervini, ricordiamo uno sulle strade di Molfetta, che ci colpì particolarmente: lamentava e stigmatizzava l'abitudine delle imprese chiamate per appalto ad eseguire lavori nelle vie cittadine (tubazioni di fogna, acqua, cablaggi elettrici, creazione di scarichi, ecc) che, iniziavano i lavori, magari poco dopo che la via era stata risistemata. Al termine dei lavori, i “rappezzi” nel vero senso della parola, non si discostavano gran che dallo scavo fatto. Egli sosteneva che quest'andazzo doveva terminare, auspicando una migliore programmazione degli interventi, e soprattutto che i “rappezzi” fossero fatti con adeguata attenzione: i presenti sul palco annuivano convinti. STRADE, MOLFETTA COME BEIRUT Sfortunatamente non credo che questa pia intenzione sia mai stata messa in pratica, tant'è che le vie cittadine sembrano – come altre volte le abbiamo definite – quasi vie di Beirut (stupenda città dei tempi andati) o di Belfast, sotto le bombe, al tempo della guerra civile. Perché? Che cosa ci vuole a far sì che una determinata impresa appaltante sia obbligata, non a “sputare” un po' di asfalto magari sullo scavo bagnato dalla pioggia, mal consolidato e mal compattato, per la fretta di terminare e fatturare, ma ad eseguire il lavoro, in modo che il fondo stradale sia riportato, almeno alle condizioni pre-esistenti? Le immagini forniscono, pur nella loro piattezza un'eloquente visione dello stato in cui versano le strade oggetto di interventi manutentivi e non. Poi, c'è la chicca del piazzale antistante il mercato del pesce, dove, sui due lati dello spiazzo che dovrebbe dare adito al mercato stesso, campeggiano due segnali di “pericolo generico” con tanto di cartello sotto, che recita: area sdrucciolevole e basole sconnesse. Cartello evidentemente lì piazzato, allo scopo di dare un minimo di “mutande di latta” all'amministrazione comunale che finora, ci risulta abbia sborsato non pochi soldi per risarcimenti danni fisici a persone che sono letteralmente scivolate sulle basole sdrucciolevoli. Che cosa vuol dire?, Occorre fare attenzione! va bene, stiamo attenti, ma se malgrado ciò, anche per lo slalom fra auto e furgoni in sosta, che si è costretti a fare per accedere al mercato, dovessimo scivolare, significa forse che l'amministrazione se ne laverà le mani e non ne sarà responsabile?. Non siamo esperti di diritto, ma crediamo che in ogni caso l'amministrazione comunale sia responsabile dell'incolumità dei cittadini, ancorché per l'esistenza di pericoli pur segnalati, perché è tenuta adeliminare tutte le potenziali trappole che minano la sicurezza pubblica. Poi ci sono le “basole sconnesse”: quelle basole, sono nate sconnesse e in certi casi si corre il rischio di procurarsi, senza volere, se se ne calpesta qualcuna, una maleodorante doccia al rovescio, oltre la possibilità concreta di prendersi una storta ad una caviglia, se non peggio. SCIVOLI PER DISABILI: UNA VERA INDECENZA Un'altra criticità è quella degli scivoli per diversamente abili. Questa sì è un'indecenza sociale veramente enorme. Ma qualcuno di noi – cosiddetti normo abili (esiste il termine?) - ha la più pallida idea di quello che vuol dire non avere la facoltà di VIVERE normalmente, cioè come noi siamo abituati a fare?. Si dirà: gli scivoli ci sono! Bene, prendiamone in esame qualcuno, se non tutti. La foto mostra uno scivolo esistente in viale Pio XI: per noi, normo abili, è necessario fare attenzione nel superarlo, perché subito dopo lo scivolo, la strada è sconnessa e gibbosa. Gli scivoli di corso Umberto e di quasi tutte le strade poi sono sempre ostruiti da veicoli in sosta temporanea, magari per permettere al proprietario di andare a comprare un pacchetto di sigarette, fare un acquisto, consumare un drink, chiacchierare con il conoscente e via dicendo. Ovviamente non ci passa neppure per la testa di voler limitare la libertà altrui, ma cerchiamo di essere liberi non limitando la libertà altrui: di questi cittadini diversamente abili. SENSI UNICI SENZA SENSO Vie del centro storico (in altre parole l'intrico di strade e traverse di via S. Vincenzo e via M. degli Angeli. Crediamo che i sensi unici, in quei budelli, qualche anima buona li abbia istituiti, forse in epoche remote; sono altrettanto sicuro che alcuni disgraziati individui si sono presi la briga di “invertirli”, se non “abrogarli”, tale che si assiste all'assurdo che via V. Emanuele (larga via lato sud Villa comunale) è a senso unico, mentre in quelle strette strade dove, checché se ne pensi, il traffico è molto sostenuto e costituito da persone con un senso civico molto particolare, si svolge a doppio senso, con l'aggravante che non si sa chi è sul senso giusto di marcia – da cui derivano discussioni con gente non proprio… accomodante. I SEMAFORI INUTILI Quello dei semafori è un argomento può essere inquadrato nel “capitolo” città più tecnologica. Il traffico della nostra città, al pari di quello della maggior parte delle altre, è quanto mai congestionato (sembra quasi che vi sia un veicolo pro-capite), con motorini e moto arroganti e rumorosi, che pretendono strada, per il solo fatto di esistere. Pedoni in attraversamento che corrono il rischio di essere “spalmati” perché pochi hanno la sensibilità di dare loro precedenza nell'attraversamento; auto puzzolenti ed inquinanti che attraversano le vie, e… semafori! Non so quanti impianti semaforici vi siano in città; qualcuno riesce a dirmi, perché una buona parte di essi è sempre lampeggiante, anche in zone ad alto tasso di traffico, lasciando il compito di districarsi agli automobilisti, fra i quali si instaura una specie di selezione Darwiniana: chi ce l'ha più duro, passa! A proposito di semafori lampeggianti, o meglio, mai entrati in funzione, singolare è quello recentemente strombazzato e installato in via S.Domenico angolo via S. Rocco e sulla Banchina S. Domenico. Adesso forse è svelato il mistero della sua non funzionalità (se non ricordo male, era stato istituito per “regolamentare” il traffico da e per il porto commerciale e per la costruenda Capitaneria!): forse la costruzione della nuova Capitaneria era già in odore di blocco, al momento della installazione pertanto – nostra… “speculazione” - si è forse pensato di fare efficienza economica già da allora, tenendolo spento? E il traffico da e per l'attuale porto commerciale, come si regolamenta? Di tecnologico, a Molfetta, non è che ne veda molto di più. Le telecamere installate dalla (esecrata da questa amministrazione) Giunta Tommaso Minervini, però, sempre di centrodestra, non si sa se funzionino e se sì, che uso si fa delle registrazioni, visto che ai semafori i buontemponi, a rischio di scatenare incidenti, continuano a passare col rosso, con grave pericolo per tutti. Non si potrebbero, magari, utilizzare i filmati per sanzionare tali comportamenti, visto che è impossibile avere la presenza di un vigile all'incrocio semaforizzato (che, magari ci fosse, sarebbe anche ridondante).
Autore: Tommaso Gaudio