Paola Natalicchio a “Quindici”: vogliamo una Molfetta per bene con una scelta di pulizia, contro il mercimonio dei voti
Intervista alla canditata sindaca del centrosinistra
Dopo aver annunciato la candidatura di Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice, a sindaco di Molfetta per Pd e Sel e aver pubblicato la prima intervista, Quindici torna a sentire quali sono le prime iniziative in programma della campagna elettorale per le elezioni amministrative. Come sta andando questo inizio di campagna elettorale? «Abbiamo cominciato da meno di una settimana e le nostre prime iniziative sono accompagnate da un entusiasmo senza precedenti. Nella prima assemblea al comitato di Corso Umberto 105, il 27 febbraio scorso, organizzata con un passaparola in 24 ore, eravamo oltre 150 persone. Anche l’iniziativa con il movimento delle donne firmatarie del manifesto “Vorrei” è stato un successo in termini di partecipazione, incontro e confronto. Girando per la città c’è un’energia buona che inizia a vibrare nell’aria. C’è molta voglia di cambiamento. Le persone sono stanche del degrado, della cementificazione incondizionata, dei parchi pubblici chiusi, di un’amministrazione megalomane che si è occupata solo di una grande opera devastante e si è dimenticata per anni dei veri bisogni della città». Davvero pensate di vincere? La coalizione finora costruita (Pd, Sel e movimento delle donne) basterà? «Io penso che la chiarezza paghi. La nostra proposta politica è senza ombre e dunque spero senza complicazioni. Abbiamo i due principali partiti del centrosinistra, Pd e Sel, che hanno lanciato e sostenuto questa scommessa. E abbiamo un movimento, quello delle donne firmatarie del manifesto “Vorrei”, che ha aderito a questo percorso. A questi soggetti si affiancheranno liste civiche in formazione, tra cui una che si sta costruendo attorno al sostegno alla mia candidatura. Stiamo sperimentando un patto civico tra partiti e movimenti, che porti al superamento dei vecchi schemi e delle campagne elettorali avvelenate dal mercimonio dei buoni benzina e dei conteggi fatti con la calcolatrice in mano. Questo è una novità assoluta in città. Minoritari? E’ un aggettivo sbagliato. Noi vogliamo costruire una coalizione che sia larga, larghissima ma che sia seria. Che possa garantire un’alternativa vera, limpida di governo. Che possa segnare una discontinuità forte con le precedenti amministrazioni guidate dal senatore Azzollini e anche discontinuità con alcune pratiche basate su trasformismo e opacità ancora molto diffuse in città. Molfetta premierà questa scelta di pulizia. La premierà anche nei numeri, ne sono certa. La Molfetta perbene, dei lavoratori che non devono dire grazie a nessuno, delle esperienze, dei talenti nascosti non è una tribù da riserva indiana. Siamo la maggioranza della città». Rifondazione ci sarà o no? «Per anni Rifondazione ha chiesto la costruzione di uno schema di coalizione esattamente identico a quello che abbiamo messo in piedi. Eppure apprendo con amarezza che questo oggi non basta. Il comizio di ieri a Corso Umberto ha mostrato dei segnali di chiusura di Rifondazione al nostro progetto, di cui davvero non capisco le ragioni. Ho chiesto a Rifondazione un incontro in settimana per capire se davvero ci fossero punti di assoluta diversità tra i nostri programmi, tra le nostre idee di città. Mi è stato negato. Insistono nel dire che la mia candidatura non è nata dal basso, quando mi sono sottoposta con trasparenza alle assemblee congiunte di Pd e Sel e gli stessi partiti hanno votato democraticamente al loro interno la mia candidatura, condividendola con gli iscritti e non certo imponendola dall’alto. Questa chiusura di Rifondazione arriva in un momento in cui, dopo anni, l’unità a sinistra è possibile. Per me è incomprensibile e spero in un ripensamento. Se Rifondazione decidesse davvero di stare fuori da questo progetto si assumerebbe una grande responsabilità. Incomprensibile per me e sicuramente anche per un pezzo del loro elettorato. Un progetto comune per Molfetta è ancora possibile. Non buttiamo all’aria un’occasione così preziosa per il futuro di questa città». E’ vero che ci sono stati contatti tra lei e Bepi Maralfa? Alcune voci dicono che la lista “Linea Diritta” potrebbe sostenere la sua candidatura. «Bepi è una persona seria, è diventato in questi mesi un punto di riferimento assoluto in città sui temi della trasparenza e della legalità. Ha attorno a sé un gruppo di ragazzi preparati e perbene. Se decidesse di mantenere la sua candidatura a sindaco avrebbe tutto il mio rispetto. Sarebbe difficile considerarlo davvero ‘un avversario’. Però molte persone in questi giorni mi dicono: ‘perché non vi mettete insieme’? E’ una domanda lecita. Spero che sapremo rispondere adeguatamente. La città chiede due cose: cambiamento radicale e unità del centrosinistra». Venerdì 8 marzo la sua candidatura è stata lanciata ufficialmente. Perché la scelta della ricorrenza della Festa della donna? «Abbiamo deciso un titolo per l’iniziativa, che coincide con la festa della donna. Si chiamerà ‘Signora Molfetta’. Abbiamo festeggiato la mia candidatura, certo, ma soprattutto il ritorno all’idea collettiva di tornare a trattare la nostra città rispettandola, recuperando un progetto alto, nobile di cambiamento, che veda al centro il rispetto dell’ambiente, del territorio, del patrimonio culturale e archeologico. Una città in cui il Comune torni a essere la cabina di regia da cui generare opportunità per i nostri 6.400 disoccupati e per le centinaia di precari, per il settore commercio in affanno. Una città in cui nelle periferie arrivino i servizi e in centro ritorni la vita. L’8 marzo è stata la festa della nuova Molfetta che vogliamo costruire. Hanno parlato alcuni soggetti di riferimento della città che hanno scelto di sostenere la mia candidatura, abbiamo mostrato i video della nostra campagna curati dai talenti della cooperativa “Camera a Sud” e abbiamo presentato il nostro programma, con momenti anche di musica e teatro. Ripartendo da un quartiere, la Madonna dei Martiri, a cui la giunta del sindaco-senatore Antonio Azzollini ha mangiato il mare e il cielo, con lo scempio inutile del nuovo porto, dall’impatto ambientale devastante. Avete provato a guardare il panorama dalla basilica della Madonna dei Martiri? Un cumulo di detriti, un groviglio di gru, uno specchio d’acqua che è ormai una palude maleodorante. In quel quartiere, però, il bello resiste nei suoi beni culturali che vanno riaperti e ripopolati di persone e di progetti. Ecco perché siamo ripartiti dall’Ospedaletto dei Crociati. Riempiamolo, animiamolo, rilanciamolo. Dobbiamo riprenderci la città pezzo dopo pezzo». Come immaginate di far avvicinare i molfettesi al vostro progetto? «Sono giorni in cui stiamo cominciando a organizzare il comitato di Corso Umberto 105 e tutti possono unirsi a noi, passando dal comitato e lasciando la loro disponibilità. Il Comitato è nella vecchia sede della coalizione “Molfetta Bene Comune”, ma ne stiamo facendo uno spazio completamente nuovo, assolutamente aperto a tutti e che sia anche distante dalla fisionomia della tradizionale “sezione di partito”. Sarà un laboratorio pulsante e costante. Un posto vivo, dove moltiplicheremo le iniziative, che animeremo con concerti, incontri, letture teatrali. La Molfetta nuova che vogliamo costruire si potrà vedere a occhio nudo anche dalle piccole cose: una raggiera per le bici, una zona per il parcheggio dei passeggini e un piccolo spazio ludoteca per le mamme con i bambini che vogliono darci una mano, un angolo per la raccolta differenziata. Abbiamo anche chiesto a una serie di artisti molfettesi di regalarci un loro quadro con dedica, una piccola opera da esibire nel comitato, con l’intenzione di creare una “parete dei talenti”. Chiunque abbia idee o voglia mettersi a disposizione può usare la mail molfettaconpaola@gmail.com. E chi non può partecipare fisicamente perché lavora o ha poco tempo, può cercarci su Facebook e Twitter. Cittadinanza attiva, partecipazione, creatività: il risveglio delle nostre energie migliori deve iniziare da questi tre mesi di campagna elettorale. Sarà la nostra rivoluzione disarmata e gentile».