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Pansini-Legnami, l'ing. Parisi si difende: l'intervento è del tutto legittimo Il capo del settore territorio del Comune risponde alle osservazioni degli abitanti del quartiere che chiedevano nell'area dell'ex opificio più verde pubblico, parcheggi e maggiore vivibilità
15 maggio 2005

Cinque pagine fitte di argomentazioni e riferimenti alla normativa urbanistica: così il capo settore Territorio del Comune di Molfetta, ing. Giuseppe Parisi, risponde alle osservazioni depositate dagli abitanti del quartiere di Levante lo scorso febbraio, a proposito del Piano di Comparto B2.2, ovvero all'intervento progettato nella cosiddetta area “Pansini-Legnami”. Carenza di verde pubblico, inadeguatezza della viabilità e grave insufficienza dei servizi (specie di parcheggi): queste le principali questioni sollevate dai residenti. In particolare, i cittadini firmatari delle osservazioni, avevano contestato ai pianificatori il fatto di non aver considerato la possibilità di “recuperare senza sostituire alcuni dei volumi [da ritenersi] elementi di tipizzazione del paesaggio urbano”: nelle parole dei residenti si coglieva, naturalmente, il riferimento agli storici capannoni di via Baccarini e al loro intrinseco valore architettonico, oltre che urbano-paesistico. Al contrario, i progettisti - sempre secondo gli abitanti - avrebbero realizzato “soltanto un esercizio di progettazione interna al lotto, esercizio finalizzato al massimo sfruttamento della rendita fondiaria privata”. Risultato: una “grande quantità di volumi”, a grosso scapito della vivibilità di un brano storico e peraltro centralissimo della città. Quanto alla presenza di verde, si faceva presente che la quantità di spazio destinata a questo scopo era tale da potersi ritenere pari a un'aiuola spartitraffico: Parisi ovviamente respinge tale interpretazione, riconoscendo che lo spazio previsto “adeguatamente piantumato e attrezzato, consente una sufficiente separazione del traffico veicolare e, quindi [sic!], una reale fruizione come area verde”. Sulla viabilità, i cittadini ritenevano che la conservazione di una viabilità per niente cospicua nelle dimensioni e, in ispecie, nella capienza dei parcheggi andasse incontro a pesanti situazioni di criticità alla popolazione residente (presente e futura): nella risposta a tale questione, Parisi non esita ad affermare che le “dimensioni delle sedi viarie sono conformi alle Nta [Norme tecniche di attuazione, ndr] o addirittura sovradimensionate rispetto alle prescrizioni stesse”. Vi sono infine una serie di quesiti sui previsti standard dedicati ai servizi (verde pubblico compreso). I residenti, a tale proposito, si erano concentrati su due punti. In primis, si era fatto notare che “considerati i precari equilibri urbanistici del quartiere […] - in quella zona è del tutto evidente l'assenza di verde e di parcheggi pubblici - non appare assolutamente opportuno stralciare gli insediamenti di via Binetti dalla pianificazione del comparto”. In sostanza, i progettisti non hanno computato, nella pianificazione dell'intero comparto, gli edifici già presenti, limitandosi a considerare quelli da costruirsi in futuro nell'area di Pansini-Legnami: inutile dire che, in questo modo, si è potuta stralciare dal piano di comparto una consistente quota di area destinata a servizi. Parisi replica che, attenendosi alle norme vigenti, le aree già edificato “possono essere escluse”. E' così, ma non è affatto detto che sempre e comunque la possibilità debba tradursi in cogente necessità. V'è da dire, inoltre, che una simile operazione (lo stralcio del già costruito) sarebbe dovuto passare per un'opportuna attività di informazione dei residenti, in diritto di dare o meno il proprio assenso a un simile intervento. Del resto l'ingegnere ammette che esiste un “deficit di standard della zona in questione”, aggiungendo che tale problema “viene affrontato e risolto”, reperendo “tutti gli standards pregressi nelle diverse aree della città (zona A-B-C)”. Cioè altrove, rispetto all'area di cui si sta parlando. Sempre in relazione agli standard, il secondo punto sollevato dai firmatari riguardava la principale tipizzazione dell'area (di carattere commerciale e direzionale, e non di tipo residenziale), in vista della quale l'estensione delle superfici destinate a verde e parcheggi sarebbe dovuta essere assai superiore rispetto a quanto computato dai progettisti. Parisi replica che l'insediamento può considerarsi “al più misto”, giacché sulla base di articolati calcoli di volumetrie, la destinazione a terziario risulta essere pari al 45,5% del totale. Pare, in conclusione, che Parisi non arrivi certo a smontare la “tesi” complessiva (si direbbe “politica”) dei firmatari, ma, da tecnico, si limiti a rispondere punto per punto ad osservazioni e rilievi, sostanzialmente difendendo la legittimità dell'intervento: l'ingegnere - come si è visto - riferisce di norme e commi, in base ai quali il piano, così come previsto, o, meglio, le singole componenti del piano possono ritenersi conformi alle leggi vigenti in materia di urbanistica. Come dire che l' 'idea' di fare dell'area Pansini-Legnami un coacervo di volumi residenziali e soprattutto commerciali, non potrebbe mai essere oppugnata in sede giudiziaria. Se ai residenti quest' 'idea' non piace - pare dire tra le righe Parisi - che rivolgano le loro missive ad altro destinatario. Tiziana Ragno tiziana.ragno@quindici-molfetta.it
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